CGIL, Non avete nulla da festeggiare o celebrare: vi invito all'imbarazzo

24 Marzo 2022 09:00 Savino Balzano

Il 23 marzo 2002 il Segretario Generale della CGIL Cofferati portava in piazza tre milioni di persone al Circo Massimo e salvava l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
A mio avviso l'ultimo grande momento del movimento sindacale italiano. Non c'era solo la CGIL: tante erano le realtà presenti per combattere lo scellerato proposito di chi credeva fosse giusto archiviare il diritto alla reintegra in caso di licenziamento illegittimo.
Berlusconi dovette cedere.
Ora, alcuni la raccontano diversamente: c'è chi sostiene che a convincere il Cavaliere fu un accordo sulla Legge Biagi del 2003, che tra le tante schifezze introduceva lo staff leasing, il lavoro interinale a tempo indeterminato. Personalmente penso che il punto resti tutto sommato irrilevante. Irrilevante perché a prescindere da quale sia stata la leva della vittoria, tre milioni di persone per strada non li cancelli e, difatti, vent'anni dopo ne stiamo a parlare.
Oggi ho letto tanti post celebrativi di quella giornata e francamente mi paiono una beffa, una vera e propria presa in giro. Si, perché molto peggio di quanto Berlusconi volesse fare poi dopo è stato realizzato: dal governo Monti nel 2012 (ministro Fornero) e dal governo Renzi nel 2015 (ministro Poletti).
A uomini e donne minori è stato consentito di stracciarlo quel diritto e se oggi un giudice accerta che un licenziamento è illegittimo tu non hai gli strumenti per ridare il lavoro alla persona. E succede, credetemi, spessissimo: tragedie a cui dobbiamo per maledetta forza di cose assistere impotenti e ricolmi di rabbia, accanto a persone che è impossibile consolare. Drammi familiari che si fatica a immaginare.
Hanno legalizzato il furto del lavoro, il furto del pane. E il furto della democrazia perché l'Italia dovrebbe essere una Repubblica democratica fondata proprio sul lavoro.
Dov'era il sindacato? Il grande sindacato cosa faceva? Era rappresentato da persone come la Camusso e come la Furlan, che definì l'articolo 18 una discussione del secolo scorso, in coro con una "sindacalista" come la Bellanova.
Fu Renzi dopotutto a dire che volerlo proteggere significava pretendere di infilare il gettone telefonico dell'Iphone: cercavano di instillarci un senso di inadeguatezza, facendoci sentire vecchi, superati, derelitti.
Ed eccolo il mondo moderno che ci avete lasciato, il vostro progressismo è dispiegato dinanzi ai nostri occhi in tutto il suo orrore: e la gente perde il lavoro e non può riaverlo. E, prima di perderlo, tace e muore di silenzio per paura di essere cacciata senza diritto di ritorno.
Non avete nulla da festeggiare o celebrare: vi invito all'imbarazzo, dinanzi al contrasto tra ciò che eravate e potevate e ciò che siete e fate. E vi invito a fare ammenda, se nutrite ancora un minimo di dignità.
*
Ho scritto “Contro lo smart working”, Editori Laterza 2021 (
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858144442) e “Pretendi il lavoro! L'alienazione ai tempi degli algoritmi”, GOG Edizioni 2019 (
https://www.gogedizioni.it/prodotto/pretendi-il-lavoro/)

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