Maria Rita Gismondo: "L’ipotesi più probabile è che diventi, come gli altri quattro coronavirus conosciuti, l’agente eziologico del comune raffreddore”

09 Dicembre 2021 18:00 Damiano Mazzotti

Maria Rita Gismondo è l’autrice di un saggio autobiografico scorrevole e illuminante, che risulta subito coinvolgente a partire dall’introduzione. Il titolo è quasi ermetico: “Ombre allo specchio. Bioterrorismo, infodemia e il futuro dopo la crisi" (La nave di Teseo, 2020, 205 pagine, euro 17).

I successi scientifici degli ultimi anni ci hanno fatto dimenticare che nessuno di noi è al riparo di dagli eventi sgradevoli o dannosi per la salute. La vita è fatta di gioie, ma anche di dolori, più o meno gravi e passeggeri. E le nostre paure dovrebbero essere gestite meglio a livello istituzionale. Maria Rita Gismondo è la funzionaria di una nostra istituzione sanitaria che ha realizzato uno dei primi laboratori mondiali a livello di massima biosicurezza (biosafety level 4). Oggi i laboratori sono una sessantina ma all’epoca erano solo una decina (era anche l’unica direttrice donna, oggi ci sono tre donne). I direttori di questi laboratori sono nella maggior parte dei casi dei militari (generali e colonnelli). La professoressa Gismondo dirige un team di 40 persone (otto sono uomini). Un ricercatore precario del suo team ha isolato il virus subito dopo l’Istituto Spallanzani di Roma. Nel 2003 il team del Sacco ideò e brevettò un test rapido per l’identificazione del virus della SARS.

La presenza televisiva di un vero professionista è sempre un’arma a doppio taglio. Una persona può essere interrotta prima di chiarire una certa posizione e può essere strumentalizzata. In molti casi i tempi televisivi sono troppo brevi, ed è quasi impossibile promuovere la vera scienza senza il giusto tempo a disposizione. Un esempio di questo problema emerge quando si discute il tema dell’immunità (p. 54). In realtà esistono varie forme di immunità e di test, e “l’utilità di questi test è relativa e tutta da definire… sarebbe molto pericoloso sostenere il contrario perché non abbiamo evidenze scientifiche su un’eventuale immunità, né sulla sua durata, dopo il primo contagio”. Si tratta quasi sempre “di un dato del momento, che potrebbe cambiare di lì a pochi giorni”. Oltretutto uno studio sudcoreano sembra aver dimostrato che “91 pazienti guariti e negativizzati siano nuovamente diventati positivi” (p. 58). Molti ex pazienti non avranno problemi, ma qualcuno probabilmente si riammalerà, in maniera leggera o meno grave di prima.

Comunque le ricerche scientifiche non sono tutte convergenti in modo chiaro sull’origine totalmente cinese del virus. Per qualcuno il virus ha “fatto il salto di specie molto tempo prima dell’inizio dell’epidemia nella città cinese di Wuhan e [sembra] che sia, quindi, in circolazione tra gli esseri umani da anni. Questo scenario è stato suggerito da un team internazionale coordinato dallo Scripps Research Institute” (www.scripps.edu/covid-19; www.scripps.edu/about/leadership, ha una sede in California e una in Florida, p. 48 e 71). In realtà esiste un ceppo di virus uguale che circola in Italia, Germania e Messico. E un altro ceppo che circola in Cina e in Australia (p. 60). A livello intuitivo sembra che il baricentro dell’epidemia primordiale ruoti intorno a un viaggiatore Made in Usa o a un lavoratore di uno Stato economicamente attivo come la California (questo è quello che penso io); oppure qualcuno di uno Stato vicino al Messico (https://www.utmb.edu/gnl).

Sicuramente all’inizio di ottobre del 2019 si sono svolti i Giochi mondiali militari a Wuahn, e “proprio poche settimane dopo sono cominciate ad apparire a Wuhan strane polmoniti” (p. 72). Ma le strane polmoniti si erano già verificate molto prima negli Stati Uniti, come ammesso da Robert Redfield, direttore del CDC di Atlanta (https://www.cdc.gov). Naturalmente la Germania (https://www.bfr.bund.de/en/department_biological_safety-9888.html), la Cina e l’Australia sono nazioni meglio preparate ad affrontare l’epidemia a livello culturale, sanitario e politico (compreso l’avere dei servizi di intelligence seri). Purtroppo le conoscenze scientifiche sono sempre state applicate da qualcuno “anche per fini malevoli, e le scienze della vita non fanno eccezione” (p. 95).

Per filosofeggiare a livello pratico, si può affermare che se le valutazioni e le indicazioni sanitarie non sono coerenti, qualcuno ha inserito qualche falsità all’inizio o alla fine di una narrazione. In ogni caso la dichiarazione di pandemia del 12 marzo 2020 ha permesso al direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di avere dei poteri maggiori rispetto alla semplice situazione di epidemia. In effetti la definizione di pandemia non serve a molto, dato che oggi è una valutazione geografica che non prende in esame l’effettiva gravità della malattia virale.

Inoltre tutti i risultati relativi alla trasmissibilità del nuovo Coronavirus dovrebbero essere interpretati con molta prudenza, poiché “sono stati ottenuti in vitro, in condizioni statiche” (p. 51). Quindi la dimostrata sopravvivenza del Coronavirus per 72 ore sulla superfici di acciaio e plastica, o la sopravvivenza del virus nell’aria per 3 ore, fa riferimento alle condizioni di laboratorio. Negli ambienti aperti cambia tutto. In effetti sembrano non esistere molti studi sugli ambienti aperti. Anzi, alcuni virologi sembrano suggerire che il contatto con poche particelle di virus all’aperto possa consentire una gradita vaccinazione naturale (non faccio nomi poiché l’argomento è scottante e qualcuno ha glissato sulle prime dichiarazioni). Questa forma di vaccinazione naturale spiegherebbe la misteriosa comparsa e poi scomparsa di molte epidemie nel corso della storia (quasi tutte le epidemie studiate sono durate al massimo due anni; fonte: professor Giorgio Palù).

Del resto è risaputo “che, purtroppo, contro altri virus a RNA (come i coronavirus, ma di famiglia differente) ancora non abbiamo vaccini, dopo annunci e smentite che si susseguono da più di trent’anni. Non riuscire a trovare il vaccino [efficace] è un’ipotesi che non può essere scartata” (p. 63). Quindi questa riflessione è fondamentale per capire che la scienza progredisce attraverso le ipotesi e le politiche sanitarie serie devono avere per forza più opzione di scelta. Chi impone qualcosa vuol dire che ci vuole guadagnare qualcosa. Sono molti i medici che ritengono più utile puntare sugli anticorpi: www.italiani.it/una-speranza-per-vincere-il-covid-19-l-anticorpo-47d11.

L’infodemia è l’eccesso di informazioni collegate a un fenomeno virale e i responsabili dei vari media dovrebbe essere più disciplinati, più realisti e meno allarmisti. Purtroppo l’allarmismo attira l’attenzione dei telespettatori e fa vendere più copie, però crea il panico personale e sociale. Ma “Affidare a qualcuno, seppur autorevole, il compito di selezionare le informazioni espone a rischi ancor più grandi di quelli dovuti all’inevitabile diffusione di notizie e dati falsi. La libertà di stampa, anche nel settore scientifico, non è negoziabile” (p. 124, per ottenere molte informazioni sul virus dalla stampa alternativa: https://coronablues.org/it; https://coronablues.org/it/podcasts-it).

In sintesi possiamo affermare che “forse il virus ci abbandonerà, o forse circolerà ancora nella nostra specie, comparendo di tanto in tanto [molto probabilmente con effetti meno gravi]. L’ipotesi più probabile è che diventi, come gli altri quattro coronavirus conosciuti, l’agente eziologico del comune raffreddore” (p. 38). Siamo inseriti nell’ecosistema Terra, quindi molti altri virus ci accompagneranno per il resto delle nostre vite. Si troveranno delle terapie e dei sistemi diagnostici migliori di quelli di oggi. Però come mai nessuno si preoccupa delle migliaia di bambini che muoiono ogni giorno nel mondo per la gastroenterite? Come mai nessuno si preoccupa dei morti giornalieri per infarti e per tumori? Che fine hanno fatto le vecchie diagnosi di polmonite batterica e virale? Molte persone malate sono state trascurate, si sono aggravate, sono morte. Oggi le cure non sono uguali per tutti. In realtà la vera crisi sanitaria riguarda i troppi tagli di risorse al sistema sanitario nazionale.

Maria Rita Gismondo è nata nel 1954 a Catania. Ha una laurea in Scienze biologiche e una laurea in Medicina e Chirurgia. Oggi insegna all’Università di Milano e dirige il laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze presso l’Ospedale Sacco (www.asst-fbf-sacco.it). Ha pubblicato 270 lavori su riviste internazionali e nazionali. Per altri approfondimenti virologici: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/linfluenza-non-banale-ma-quelli-forniti-dal-governo-rimangono-numeri-fuo; https://www.epicentro.iss.it (epidemiologia).

Nota cinese e globalistaI cinesi hanno fornito più dati rispetto ai tempi della SARS. Ma “i dubbi sulla reale collaborazione e sui dati forniti dal governo restano molti anche adesso” (p. 29). Il 30 giugno 2018, “nell’arco di 24 ore, si è raggiunto il record e i cieli del nostro pianeta sono stati solcati da duecentomila velivoli” (p. 129). L’intreccio caotico dei viaggiatori non è un’opinione. Il Coronavirus sembra “sia giunto in Italia più volte, con ceppi differenti e circolasse nel nostro paese da ben prima del caso diagnosticato il 21 febbraio (al Sacco), il primo non importato” (p. 162).

Nota sull’inquinamento – La correlazione tra l’incidenza dei virus respiratori e l’inquinamento è stata più volte dimostrata e la correlazione vale anche per il morbillo, per il virus dell’aviaria, il virus respiratorio sinciziale e altre infezioni (www.medicoebambino.com/?id=IPS9910_10.html). Inoltre la Pianura padana è la seconda regione europea per gli alti livelli di inquinamento, preceduta solo da alcune aree della Polonia. A quanto pare le polveri sottili veicolano il virus e danneggiano i polmoni (studi sul Covid-19 e l’inquinamento: http://www.simaonlus.it, p. 52). D’altra parte nelle statistiche cinesi degli ammalati, “il 52 per degli uomini è composto da forti fumatori, rispetto al 3 per cento delle donne (p. 56). Altri due fattori di rischio sono il diabete e l’obesità (quindi in un certo senso anche l’inquinamento da eccessi alimentari).

Nota milanese – Per fortuna anche la Prof.ssa Manuela Nebuloni dell’Ospedale Sacco di Milano ha effettuato 30 autopsie: https://m.facebook.com/MarioCalabresiOfficial/posts/224589298932296; https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/coronavirus-protocollo-viecca-1.5257897 (il Prof. Viecca); www.ilmessaggero.it/fotogallery/salute/covid_19_foto_virus_sacco_2_aprile_2020-5148779.html. Purtroppo troppi giornalisti e troppi politici “spesso rappresentano solo le loro personali necessità (p. 130).

Nota personale – Nella vita è sempre meglio ascoltare il parere di almeno due o tre professionisti per valutare bene le cose: http://www.networksecondoparere.it/prof_beniamino_palmieri.php.

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