"Come spartani alle Termopili". La grottesca celebrazione dei nazisti Azov de il Secolo d'Italia

15 Aprile 2022 12:00 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Come se non bastassero i programmi televisivi volti a celebrare il coraggio dei combattenti nazisti di Azov, arriva anche il quotidiano di riferimento di Fratelli d’Italia che, in occasione della campagna dell’ennesima di propaganda del regime di Kiev, celebra con il titolo “Come spartani alle Termopili: tra Mariupol e gli invasori solo gli irriducibili del battaglione Azov”, la follia sanguinaria dei combattenti addestrati dalla Nato e mandati a occupare la città russofona di Mariupol.

Non una parola su come i soldati di Azov si siano macchiati di crimini indicibili sulla popolazione, usandola come scudo umano nel conflitto contro le milizie DPR e l’esercito russo. Non una parola sulle torture perpetrate a civili e soldati nemici catturati, tra cui quella scoperta dai reporter indipendenti a fine marzo, quando ispezionando una scuola in cui si erano asserragliati i nazisti di azov, scoprirono il cadavere di una donna, torturata e poi sfregiata con una svastica sull’addome.

Per il Secolo d’Italia i nazisti di azov sono invece eroi da celebrare perché “gli uomini del battaglione Azov non sanno arrendersi. Anche a costo di morire dopo aver combattuto corpo a corpo, strada per strada.”

Un altro esempio di come il giornalismo italiano non conosca vergogna, ma soprattutto nessuna imparzialità nell’analisi del conflitto in corso in Ucraina.

Purtroppo la stampa italiana è la cassa di risonanza della propaganda di Kiev. Questa funzione ha fatto perdere qualsiasi credibilità residua ai mezzi di informazione italici che spesso hanno rilanciato notizie rivelatesi del tutto infondate. Basterà ricordare le figuracce sistematiche con l’ospedale pediatrico di Mariupol e il teatro di Mariupol, con Bucha e Kramatosk, tanto per citare i casi più eclatanti.

Ormai assistiamo ad un sistema autarchico tra stampa e forze politiche, tutte follemente schierate con il regime di Kiev e votate alla distruzione dell’economia italiana. Se rischiamo di ritrovarci in un conflitto aperto contro la Russia, lo dobbiamo proprio a stampa e politica che, nonostante non siano riuscite a convincere la stragrande maggioranza degli italiani della necessità di fornire armi a Kiev, continuano imperterrite a rilanciare bufale sui “massacri dei russi”, per giustificare il peggioramento delle condizioni di vita, l’aumento del costo dei beni di prima necessità e forse anche l’invio di truppe italiche a sostegno del folle Zelensky, per portare a termine il sacrificio del popolo ucraino a sostegno delle esigenze strategiche della Nato.

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