Bundesbank: l'embargo sul gas russo costerebbe alla Germania 180 miliardi di euro

22 Aprile 2022 16:34 La Redazione de l'AntiDiplomatico

La Germania, al pari della Francia, nicchia riguardo al blocco totale delle importazioni di gas dalla Russia. Il motivo è presto detto: lo stop costerebbe ben 180 miliardi di euro al Paese. L'embargo intaccherebbe inoltre il prodotto interno lordo del 5% nel 2022, innescando un'impennata dei prezzi dell'energia e una delle maggiori recessioni degli ultimi decenni. Già adesso, senza embargo totale, l’inflazione ha raggiunto cifre che non si vedevano dagli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale.

Come evidenzia il Financial Times, la tima della banca centrale è molto più cupa di quella degli economisti accademici ed è probabile che inneschi un acceso dibattito su quanto sia attrezzata la maggiore potenza economica dell'eurozona a farcela senza il gas russo.

Il governo ucraino, i politici europei e gli accademici hanno affermato che le vendite di gas, petrolio e carbone a ovest hanno stabilizzato l'economia russa e hanno contribuito a finanziare la macchina da guerra del presidente Vladimir Putin. L'UE vieterà le importazioni di carbone russo da agosto, ma le importazioni di gas russo continueranno.

Il cancelliere tedesco Scholz invece ritiene che l'embargo sul gas dell'UE non porrebbe fine alla guerra in Ucraina, ribadendo così la sua riluttanza a fornire armi pesanti al regime di Kiev per il timore di un'escalation nucleare.

Sostanzialmente sulla stessa linea vi è anche il presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha avvertito che l'Europa dovrà affrontare conseguenze il prossimo inverno se non avrà il gas russo.

Il leader francese ha osservato che l'Europa non vedrà le conseguenze di un possibile embargo sulle risorse energetiche russe nella primavera e nell'estate di quest'anno, dal momento che le riserve negli stoccaggi di gas sono state integrate. "Ma il prossimo inverno le sentiremo se non ci sarà più gas russo". Macron aveva già affermato in precedenza che al momento l'embargo totale sul gas russo non è in discussione.

Prima della guerra in Ucraina, la Russia rappresentava il 55% di tutte le importazioni di gas tedesco, secondo le cifre del governo tedesco. Più di un terzo di quel gas è consumato dal settore manifatturiero. Nell'industria chimica, il gas è necessario non solo per generare elettricità e calore, ma anche per fare prodotti chimici derivati dagli idrocarburi.

Secondo la legge tedesca, gli utenti industriali sarebbero tagliati fuori dalle forniture di gas per primi se la fornitura dovesse essere inferiore alla domanda, mentre le famiglie che lo usano per il riscaldamento e la produzione di acqua calda riceverebbero un trattamento preferenziale. Il mese scorso il governo tedesco ha fatto i primi passi formali verso il razionamento del gas.

Nella sua simulazione, la Bundesbank ha ipotizzato che i consumatori industriali non possano sostituire il gas russo con fonti di energia alternative per tre trimestri di seguito. In un tale scenario, l'inflazione - che, al 7,3%, è già ai massimi dopo la riunificazione - salirebbe di altri 1,5 punti percentuali quest'anno, esacerbando la minaccia di stagflazione, dove forti pressioni sui prezzi sono accoppiate a una crescita debole.

Il colpo del 5% alla crescita spingerebbe l'economia tedesca in una delle più grandi recessioni post-crisi finanziaria, poiché il PIL complessivo si ridurrebbe del 2%. Le ultime previsioni della Banca Centrale Europea, fatte a marzo, stimavano una crescita del 3%. L'economia tedesca si è ridotta del 5,7% nel 2009 e del 4,6% nel 2020.

La Bundesbank ha avvertito che le sue stime sono soggette a un grado molto alto di incertezza, perché non è chiaro se i modelli macro standard siano in grado di catturare tutti gli effetti a catena che potrebbero essere innescati da un'interruzione senza precedenti delle forniture energetiche.

L'amministratore delegato di BASF, Martin Brudermüller, ha affermato che uno stop improvviso delle consegne di gas russo potrebbe distruggere "l'intera economia" della Germania e potrebbe innescare la peggiore crisi economica dal 1945.

Prima dell’operazione militare speciale in Ucraina, la Russia rappresentava il 55% di tutte le importazioni di gas tedesco, secondo le cifre fornite dal governo tedesco. Più di un terzo di quel gas è consumato dal settore manifatturiero. Nell'industria chimica, il gas è necessario non solo per generare elettricità e calore, ma anche per fare prodotti chimici derivati dagli idrocarburi.

Secondo la legge tedesca, gli utenti industriali sarebbero tagliati fuori dalle forniture di gas per primi se la fornitura dovesse essere inferiore alla domanda, mentre le famiglie che lo usano per il riscaldamento e la produzione di acqua calda riceverebbero un trattamento preferenziale. Il mese scorso il governo tedesco ha fatto i primi passi formali verso il razionamento del gas.

Nella sua simulazione, la Bundesbank ha ipotizzato che i consumatori industriali non possano sostituire il gas russo con fonti di energia alternative per tre trimestri di seguito. In un tale scenario, l'inflazione - che adesso, al 7,3%, è già ai massimi dopo la riunificazione - salirebbe di altri 1,5 punti percentuali quest'anno, esacerbando la minaccia di stagflazione, dove forti pressioni sui prezzi sono accoppiate a una crescita debole.

Siffatta situazione spingerebbe l'economia tedesca in una delle più grandi recessioni post-crisi finanziaria, poiché il PIL complessivo si ridurrebbe del 2%. Le ultime previsioni della Banca Centrale Europea, fatte a marzo, stimavano una crescita del 3%. L'economia tedesca si è ridotta del 5,7% nel 2009 e del 4,6% nel 2020.

La Bundesbank ha avvertito che le sue stime sono soggette a un grado molto alto di incertezza, perché non è chiaro se i modelli macro standard siano in grado di catturare tutti gli effetti a catena che potrebbero essere innescati da un'interruzione senza precedenti delle forniture energetiche.

Tra gli oppositori all’embargo totale sul gas russo troviamo le associazioni imprenditoriali e i sindacati tedeschi. Affermano che una tale decisione porterebbe alla chiusura delle fabbriche e alla perdita di posti di lavoro.

Rainer Dulger, presidente della Confederation of German Employers' Associations (BDA), e Reiner Hoffmann, presidente della German Trade Union Confederation (DGB), hanno rilasciato una dichiarazione congiunta il 18 aprile mentre i leader dell'Unione Europea valutano possibili nuove sanzioni energetiche contro la Russia per la sua operazione militare in Ucraina.

"Un embargo sul gas comporterebbe un calo di produzione, chiusure, un'ulteriore de-industrializzazione e la perdita a lungo termine di posti di lavoro in Germania”.

Dulger e Hoffmann hanno affermato di temere che nell'attuale dibattito sull'embargo non venga prestata sufficiente attenzione per assicurarsi che le sanzioni siano mirate e prevengano danni alle economie che attuano le sanzioni.

I due hanno affermato che le attuali proposte danneggerebbero l'economia tedesca e i livelli di occupazione più di quanto danneggerebbero la Russia stessa.

Le 27 nazioni dell'UE ottengono circa il 40% del loro gas naturale dalla Russia e circa il 25% del loro petrolio. Secondo gli analisti energetici, il gas naturale sarebbe la cosa più difficile da eliminare, dal momento che la maggior parte arriva tramite gasdotti dalla Russia e le forniture di gas liquefatto, che possono essere consegnate via nave, sono limitate a causa della forte domanda mondiale.

La Germania, uno dei principali importatori di gas e petrolio russi, ha finora resistito a un embargo totale e immediato.

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