Gen. Bertolini al Fatto Quotidiano: "La Nato non può parlare a nome dell'Ucraina"

10 Maggio 2022 09:00 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Come l'AntiDiplomatico abbiamo avuto il privilegio di intervistare il Generale Fabio Mini all'inizio dell'operazione russa in Ucraina e come scrivemmo allora l'unica voce razionale che è emersa sin dal principio è di coloro che sapevano dove l'isteria di politici e media asserviti alla Nato ci avrebbe portati. Nel giorno in cui Draghi si reca a Wasghington a ricevere gli ultimi ordini da parti di un Biden che ha appena firmato lo stesso decreto con cui gli Stati Uniti sono entrati nella seconda guerra mondiale, sul Fatto Quotidiano il Generale Bartolini offre la disamina più lucida che potrete trovare.

Risponendo ad una domanda sulla Crimea: "C’è un problema: Stoltenberg non può parlare a nome di Zelensky. Lui è segretario generale della Nato, che è un’organizzazione sovranazionale e dunque già non potrebbe parlare per conto di singoli Paese. Qui poi c’è il piccolo particolare che l’Ucraina non fa parte della Nato. Non è certo Stoltenberg che può imporre le condizioni."

E ancora: "L’Europa è scomparsa, la sua voce non emerge mai se non per confermare quello che dice la Nato. E la Nato dice quello che dicono gli Stati Uniti. Non esiste alcuna politica estera europea e non mi meraviglia, visti i precedenti. Ricordiamoci cosa accadde con la guerra in Libia, quando alcuni Paesi, come l’Italia, subirono il conflitto e altri, come la Francia, ne trassero vantaggio."

Infine: "A me sembra che di pace non parli nessuno. Non ne parla Biden, non ne parla Johnson, non ne parlano i governanti d’Europa. L’unico che si espone è Papa Francesco. Forse hanno tutti la sindrome dello studentello di fronte al professore. Siccome in America non parlano di pace, allora non prendono iniziativa neanche i nostri leader."

Oggi Draghi si reca a Wahington a prendere gli ultimi ordini. Anche i partiti (come Lega e Cinque stelle) che oggi sembrano avere posizioni meno interventiste a parole, nei fatti il 31 marzo scorso hanno votato una delega in bianco di armi al regime di Kiev che di fatto hanno reso l'Italia co-belligerante. Il 22 aprile Di Maio e Guerini hanno firmato un nuovo decreto per nuove armi (secretate) al regime di Kiev. Chi conosceva quello che sarebbe accaduto sul campo, i generali, avevano avvisato dal principio dove ci stava portando la peggior classe politica della storia repubblicana.

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