Di interesse quanto riporta ancora il WP: “Per quanto riguarda l’Ucraina, la guerra di logoramento porterà frustrazione all’interno del paese e susciterà ‘critiche’ su come viene condotta la guerra, ‘rendendo più probabili dei cambiamenti di leadership’ […]. Non è chiaro se il cambio di leadership predetto dal documento si riferisca all’ambito politico o militare”. Possibile, secondo il WP, un redde rationem tra il premier e il capo di Stato Maggiore Valery Zaluzhny, “che alcuni a Kiev considerano una minaccia politica” (leggi Zelensky).

Ovviamente il proseguimento del conflitto porterà Kiev a riversare altri giovani ucraini al fronte, continua il giornale americano, e la Russia a intensificare il suo ingaggio. Il Wp conclude con le parole di Heather Conley, presidente del German Marshall Fund, la quale concordava con “l’affermazione dell’intelligence statunitense secondo cui i negoziati inizieranno solo dopo che una parte sarà ‘esaurita’, una prospettiva che appare lontana”.

Siamo così di fronte a un mattatoio a ciclo continuo del quale non si vede la fine. Una prospettiva ottima per chi vuole che tale conflitto continui a dipanarsi al modo di una guerra per procura contro la Russia fino all’ultimo ucraino (come da esplicito tweet del senatore Lindsey Graham), ma che non può essere accettata.

Da questo punto di vista la guerra ucraina vede un altro conflitto parallelo, altrettanto importante di quello che si gioca sul campo di battaglia. Quello tra i costruttori di pace e i costruttori di guerre infinite, i quali stanno facendo di tutto perché i primi non raggiungano i loro obiettivi, sia togliendo loro, in vari modi, spazi di tribuna e di manovra, sia continuando a propalare narrative fuorvianti, atte ad alimentare una guerra che può tracimare in direzioni imprevedibili quanto disastrose per il mondo intero.