"E’ tutto falsificato, ci tengono in ostaggio". Nuova (kafkiana) persecuzione di Kiev ai fratelli Kononovich



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico


La persecuzione giudiziaria dei fratelli Kononovich assume sempre più una dimensione kafkiana. Per l’ennesima volta la loro udienza è stata rinviata. Questa volta non si è presentato nessuno: né il giudice, né il pubblico ministero, né il cancelliere. In aula c’erano solo loro, Mikhail e Aleksandr.

“Oggi c'è stata un'altra udienza in tribunale sul nostro caso inventato. Questa volta non solo non è venuto il pubblico ministero, ma nemmeno il giudice e il segretario del tribunale. Per farla breve, nessuno è venuto tranne noi. Udienza rinviata! Una donna è uscita dall'ufficio e ha detto "sarete informati quando si terrà la prossima sessione del tribunale", scrivono i Kononovich in una nota inviata ai giornalisti giovedì sera.

Loro si dichiarano prigionieri politici poiché arrestati a Kiev oltre un anno fa per essere comunisti e antifascisti. I pm ucraini brancolano nel buio, non hanno lo straccio di una prova della loro colpevolezza. Per questo le autorità stanno trascinando il processo all’infinito, pur di non rilasciare i due fratelli, che attualmente vivono nel limbo della semi-libertà, con i conti bloccati e sotto minaccia costante delle aggressioni di nazionalisti. Ne è convinto Mikhail Kononovich:

“Trascinano il caso perché non esiste nessun caso. E’ tutto inventato e falsificato, ci tengono in ostaggio e ci prendono in giro”.

Nonostante siano trascorsi i sei mesi previsti dalla legge per la misura cautelare degli arresti domiciliari a cui sono sottoposti, la giustizia si è intoppata. Il giudice ha abbandonato il caso dopo un anno, probabilmente perché “rendendosi conto che non eravamo colpevoli di nulla e che era costretto a prendere una decisione per condannarci, si è dato alla fuga”, ipotizza Mikhail.

Con il nuovo giudice il procedimento deve iniziare da capo, ma la procura non ha nemmeno riformulato l’accusa. Per questa ragione, secondo i fratelli, le udienze si tengono solo per disporre la proroga delle misure cautelari, altrimenti le sessioni vengono rinviate ad libitum per l’assenza del pm.

Giovedì “avrebbe dovuto leggere l'atto d'accusa, in modo che il caso andasse ulteriormente in esame, ma non l’ha fatto perché in realtà non c'è alcun caso penale contro di noi e tutti capiscono che non siamo colpevoli di nulla”, afferma Michail. Teme che la procura stia temporeggiando per costruire le prove e montare un caso che definisce del tutto finto.

“E’ evidente che il potere attraverso il tribunale, sta preparando per noi un verdetto di colpevolezza”, aveva dichiarato lo scorso aprile Aleksandr, commentando l’estensione della misura cautelativa. “A tal fine – aggiunge - il ministero della Giustizia ha disegnato un nostro ritratto psicologico in cui veniamo descritti come inclini alla violenza e pericolosi per la società”, pur non avendo mai commesso alcun crimine.

La storia di Mikhail e Aleksandr Kononovich, perseguitati da oltre un anno per ragioni politiche ed etniche, è tristemente nota. I due fratelli di origine bielorussa sono due esponenti di spicco del Komsomol, la giovanile del Partito Comunista Ucraino (KPU), messo definitivamente fuorilegge il 7 luglio 2022 e condannato alla confisca dei beni.

Sono accusati di tentata sovversione del potere statale e cospirazione, articolo 109 parte 1 e 2 del codice penale ucraino. La pena richiesta dal pubblico ministero è 10 anni di carcere in regime severo. Questo perché a fine febbraio 2022 avevano organizzato una manifestazione per la pace davanti all’ambasciata USA a Kiev.

Il 2 marzo successivo, dopo un blitz in casa, sono stati portati nei sotterranei dei servizi di sicurezza ucraini (SBU), dove sono stati torturati e vessati per quattro giorni, fino al 6 marzo 2022, giorno della formalizzazione dell’arresto. Quindi sono stati tradotti al centro di detenzione preventiva di Kiev, dove sono rimasti per otto mesi. Fino alla prima udienza di giugno 2022 non si aveva nessuna loro notizia, erano semplicemente scomparsi. A fine ottobre hanno ottenuto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, da febbraio sono in regime di semilibertà.

Come loro, diversi esponenti della sinistra e giornalisti dissidenti sono stati perseguitati nella prima ondata di arresti, una vera e propria caccia alle streghe con cui il governo di Zelensky ha tolto di mezzo oppositori come Aleksandr Matiushenko dell’organizzazione di sinistra Livytsia, Vladimir Ivanov, attivista antifascista di Zaporozhije, Vasily Volga, ex leader dell’Unione delle forze di sinistra, e giornalisti dissidenti come Yuriy Tkachev e Yury Dudkiny.

Questi arresti hanno preceduto la messa al bando dei partiti di sinistra e di opposizione, oltre 15 a partire dal 20 marzo 2022. I raid contro membri del KPU o di altre organizzazioni non si sono fermati. Gli stessi Kononovich hanno denunciato la persecuzione dei loro compagni di partito e la retata contro i membri del Partito Comunista dell’URSS.

In base a quanto riferiscono sono circa 300 i comunisti ucraini in prigione, più di 100 membri del partito sono stati uccisi, più di 5.000 sono fuggiti dall'Ucraina, più di 3.000 vivono in clandestinità. Più di 7.000 comunisti hanno subito aggressioni o persecuzioni per la loro attività politica antifascista.

La persecuzione dei comunisti in Ucraina tuttavia è un fenomeno slegato dalla guerra. Il KPU era già stato bersaglio dei raid dei gruppi neonazisti già durante l’Euromaidan e nel 2015 era stata bandita la sua attività politica. Gli stessi Kononovich avevano subito delle aggressioni nel 2016 e negli anni successivi a causa della loro attività politica. La stessa Corte Europea dei diritti umani aveva riconosciuto le persecuzioni politiche in Ucraina e condannato lo Stato a risarcire l’ex deputata comunista Alla Aleksandrovskaya, detenuta illegalmente per diversi mesi.

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