John Pilger: "Il vero populismo e il vero radicalismo e' quello del capitalismo monetario"


John Pilger è una straordinaria voce libera ed indipendente nel panorama giornalistico occidentale e non a caso in Italia è pressoché sconosciuto ai più.

Vincitore di vari premi internazionali di giornalismo e di riconoscimenti nei Festival più prestigiosi per i suoi documentari (qui una sua biografia), il giornalista australiano è recentemente tornato negli Stati Uniti per seguire da vicino la campagna presidenziale del paese. Come AntiDiplomatico abbiamo già avuto il privilegio di potergli rivolgere alcune domande sulla politica internazionale. Torniamo a contattarlo dopo la sua straordinaria intervista a Assange, in cui il “prigioniero politico”, così si autodefinisce, ha commentato in questo modo le ultime e-mail rilevate dalla sua organizzazione, Wikileaks: "Clinton e ISIS sono finanziati dagli stessi soldi”.

Sulla vittoria di Trump e la dichiarazione di molti analisti che sia oggi Angela Merkel “il leader del mondo libero”, Pilger non ha ha dubbi: “Si tratta di schemi legati alla guerra fredda. Gli Stati Uniti non sono il 'leader' di nulla se non dell'estremismo. E lo stesso vale per la Germania, che rimane uno stato vassallo, che non ha una politica estera indipendente”.

Però queste affermazioni oggi vengono bollate come "populismo" dalla "stampa bene" o marchiate con il termine “radical” da quella anglosassone. “E' radicale come affermazione? Non penso proprio. Il radicalismo è quello del capitalismo monetario che ha iniziato oltre 20 anni fa con Bill Clinton la sua agenda e da allora ha consolidato il suo potere. Quello che è nuovo è il rigetto delle popolazioni, dei cittadini comuni in tutto il mondo”. Provate a leggere la straordinaria affermazione del NO alla modifica della Costituzione - definito non a caso dal Washington Post, il giornale del Pentagono e di Amazon, come “rivolta popolare” - con queste parole di Pilger.

Brexit, Trump e ora elezioni in paesi chiave europei come Francia, Germania e Italia. Il mondo inizia forse un nuovo percorso. Ma per, quel che riguarda il neo presidente statunitense, Pilger è molto cauto, soprattutto in relazione alla possibile e annunciata distensione con la Russia. “E' difficile fare previsioni sulla sua politica estera. Sta mettendo su una squadra di estremisti. Potrebbe per questo rimangiarsi alcune delle cose dette in campagna elettorale”.

Tra pochi giorni, infine, si concluderà il secondo mandato di Obama. E sugli otto anni del presidente del “cambiamento”, il giudizio di Pilger è severissimo. “Obama è stato uno dei presidenti più violenti. Ha condotto sette guerre, sostenuto le industrie belliche, protetto criminali di guerra e torturatori, perseguitato informatori e tradito ogni speranza che molte persone avevano riservato con lui”. Sul futuro degli Stati Uniti post Obama, comunque, il giornalista australiano non ha molte speranze: “Trump continuerà la globalizzazione, perché le corporazioni statunitensi lo pretendono”. Che il No del 4 dicembre non sia stato solo un NO a Renzi, ma anche (e soprattutto) un risveglio delle coscienze contro le élite e contro i ricatti di mercati e oligarchie finanziarie varie trova confronto nel pensiero di questo grande giornalista. La via intrapresa il 5 dicembre è quella giusta.

Alessandro Bianchi

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