Giuseppe Zambon: vi spiego perché la mia casa editrice è accusata di "antisemitismo"

Alimentata da pubblicazioni come il “Rapporto sull’antisemitismo in Italia nel 2016” - che segnala (seppure tra i siti “cospirazionisti” e “quindi”, antisemiti) anche L'Antidiplomatico - dilaga la caccia a coloro che osano criticare la politica dello Stato di Israele. E che sono “quindi” antisemiti. Una caccia alle streghe che sta colpendo anche intellettuali ebrei, come l'editore Giuseppe Zambon “reo” di aver pubblicato libri come quello di James Petras “Usa: padroni o servi del sionismo?”


Intervista all'AntiDiplomatico

Perché tanto livore contro questo libro?

Perché affronta un argomento talmente scabroso da essere stato rimosso come un tabù: il potere raggiunto negli USA dalla lobby pro israeliana. Lobby che oggi controlla gran parte dei mezzi d'informazione (e, quindi, l'opinione pubblica) e i gangli del meccanismo elettorale. Con il risultato che oggi – incredibile a dirsi - nel parlamento statunitense ci sono più sionisti che in quello israeliano. Con l’altrettanto paradossale risultato che oggi gli USA in Medioriente conducono, spesso, politiche e guerre in contrasto con quelli che dovrebbe essere i suoi primari interessi imperiali.

Eppure questo asservimento era stato evidenziato pure da un libro edito, in Italia, da Mondadori: "La Israel lobby e la politica estera americana" di John J. Mearsheimer e Stephen M. Walt.

Si, ma quello che non viene perdonato a James Petras che, oltre ad essere un prestigioso accademico è un attivista politico (ha collaborato con il governo Allende e insieme a Garcia Màrquez con il Tribunale Russel sui crimini commessi in America Latina, oggi è impegnato nel Movimento dei Senza Terra in Brasile) è la sua analisi di classe sul potere di questa lobby; analisi ben lontana dalla difesa degli interessi delle borghesie dei Paesi alleati degli USA schiacciati oggi dalla lobby sionista.

Un altro libro per il quale la Casa editrice Zambon sta rischiando la gogna è “Sionismo il vero nemico degli Ebrei” di Alan Hart

Si. Nonostante l’imponente documentazione dei tre voluminosi tomi del libro provenga da fonti certamente non definibili come “antisemite”. Un libro che, credo, dovrebbe essere letto da tutti coloro – gli ebrei in primo luogo – che sono, giustamente, preoccupati dal riemergere di una lettura degli eventi mondiali basata su un presunto “complotto ebraico”. Una sciagurata moda culturale incapace di capire che il sionismo – lungi dall’essere il “prodotto” di una qualche indole di “razza” – è una creatura dell’imperialismo. Non a caso per Theodor Herzl “…la fratellanza fra i popoli non è poi nemmeno un bel sogno in quanto il nemico è necessario per mettere alla prova la personalità umana.”

E di riflesso questo progressivo coincidere tra sionismo ed ebraismo sta dilagando anche nella comunità ebraica italiana, che pure, in passato, aveva espresso posizioni molto coraggiose.

Essendo il nostro Paese una colonia dell’Impero USA, era, forse, inevitabile la quasi totale irreggimentazione degli ebrei italiani con il peggiore oltranzismo sionista e USA. E, a proposito d'irreggimentazioni, in Germania succede che l'intero arco delle fonti d'informazione non solo condanna il nazismo ma sostiene oggi il sionismo e criminalizza i gruppi BDS, ma giunge a impedire per disposizioni amministrative, la concessione di sale a conferenzieri antisionisti (spesso ebrei e talvolta persino israeliani come ha dovuto recentemente sperimentare a Monaco di Baviera Ilan Pappe). Evidentemente anche in Germania il Grande Fratello ha fatto un “buon lavoro”. Tutto ciò mi sembra “notevole” se penso a quando, in visita nella Germania degli anni '60, introducevo con cautela nella discussione con i miei occasionali interlocutori il tema “Auschwitz” ricevendo dai più come risposta la domanda-accusa: "Ma lei è comunista?"

Francesco Santoianni

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