Venezuela, parla un osservatore spagnolo: «Il risultato è inappellabile. Sono otto milioni di persone»

«Il risultato è inappellabile. Sono otto milioni di persone. Una partecipazione del 42%, nonostante l’opposizione non abbia partecipato al voto, è molto», queste le parole di Vicent Garcés al quotidiano eldiario.es. Ex eurodeputato spagnolo appartenente al PSOE, appena rientrato dal Venezuela, dove ha fatto parte del gruppo di circa 30 osservatori internazionali invitati dal Consiglio Nazionale Elettorale venezuelano per verificare la correttezza delle procedure elettorali per l’elezione dell’Assemblea Nazionale Costituente convocata in base alla Costituzione da Nicolas Maduro.

Riguardo alle presunte manipolazioni dei risultati denunciate dalla società Starmatic, che fornisce le apparecchiature per il voto elettronico, Garcés afferma che vi è stata «un’assoluta limpidezza» nelle operazioni. Aggiungendo che già in altre occasioni «l’opposizione ha denunciato brogli, ma quando i risultati gli hanno dato la vittoria due anni fa li hanno accettati».

L’esponente del partito socialista spagnolo ha inoltre raccontato ciò che ha visto a Caracas: «Nella giornata delle votazioni abbiamo visitato molti collegi elettorali nelle zone popolari di Caracas e tutti votavano con tranquillità. Tuttavia, nelle zone dove vive la destra, la borghesia e la gente più ricca, avevano bloccato molte strade e si sono verificati attentati contro le sedi elettorali. Per questo il Consiglio Nazionale Elettorale ha deciso di spostare alcuni seggi presso uno stadio (Poliedro) affinché le persone potessero recarsi a votare. Il risultato è inappellabile. Sono otto milioni di persone. Una partecipazione del 42%, nonostante l’opposizione non abbia partecipato al voto, è molto».

«Il conflitto esiste - ha poi spiegato Garcés - perché c’è un’insurrezione dell’oligarchia. Ha trascorso 18 anni esclusa dal potere ed ha perso molti privilegi. Vuole riconquistare il potere ad ogni costo».

In Venezuela c’è una forte «polarizzazione sociale esacerbata negli ultimi tempi, da quando l’opposizione utilizza l’Assemblea Nazionale come un ariete contro il presidente Maduro. Il paese è molto radicalizzato. Le forze del governo sono un po’ sulla difensiva di fronte alla radicalizzazione violenta della destra, dell’oligarchia, spalleggiate dagli Stati Uniti. L’obiettivo della CIA e di Trump era di non arrivare alle elezioni del giorno 30. Sono state utilizzate molte forme di violenza nel paese. Una violenza che era sconosciuta, con forti scontri e anche attacchi terroristici».

Altro caso caldo è quello riguardanti i presunti prigionieri politici. In merito, l’osservatore spagnolo precisa: «Li definisce così la stampa internazionale. Quello che dice il sistema giudiziario venezuelano è che i detenuti, anche quelli ancora in attesa di giudizio, non lo sono per ragioni politiche, ma per aver organizzato e promosso sommosse, ordinato attacchi violenti». Come nel caso di Lopez e Ledezma, a cui due tribunali di controllo di Caracas hanno disposto l’annullamento della detenzione domiciliare per averne violato i termini, invitando i loro seguaci a compiere azioni violente per boicottare le elezioni per l’Assemblea Costituente.

Infine, Garcés si è detto «assolutamente in disaccordo» con Felipe González, vecchio leader del PSOE spagnolo schieratosi dalla parte dei solisti e dell’oligarchia venezuelana. Mentre sostiene l’altro esponente socialista spagnolo «José Luis Rodríguez Zapatero che ha chiesto dialogo per giungere a soluzioni politiche». Ma «chi non vuole il dialogo è l’opposizione, molto radicalizzata, così come gli Stati Uniti che vogliono recuperare la propria egemonia in tutto il continente. Il golpe istituzionale contro Dilma Rousseff in Brasile è stato l’ultimo anello di una catena, che in precedenza aveva colpito Honduras e Paraguay, contro quei governi che cercavano l’integrazione dell’America Latina».

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