Il diritto internazionale non conta più niente: "La formula Arria" contro il Venezuela bolivariano



Intervista a Geraldina Colotti, giornalista e saggista esperta di America Latina



L'Unione Europea ancora una volta si accoda ai diktat degli Stati. Un primo commento sulle sanzioni al Venezuela decise oggi...

Sì, l'Europa dei forti dà un'altra dimostrazione di subalternità agli Stati Uniti. Trump aveva deciso di sanzionare altri 10 funzionari del governo bolivariano. La Ue decide ora di preparare le condizioni ad misure ad personam qualora “si rendessero necessarie” e intanto dispone un embargo sulle armi e sui sistemi di controllo legati alla “repressione”. Se si calcola che a spingere più di tutti è stata la Spagna del “democratico” Rajoy, a cui piace spaccare le teste ai catalani, si capisce quale morale possano avere questi personaggi e per quali fini. Da una parte, leader indipendenti che rispettano il mandato popolare. Dall'altra, cagnolini da cruscotto dei poteri forti. Se passa il progetto di legge presentato al Congresso Usa da due deputati repubblicani, gli Stati uniti potranno imporre sanzioni finanziarie ai paesi che non sostengono le politiche nordamericane all'Onu. Il presidente Usa potrà derogarle qualora nei paesi ribelli avvenga un cambiamento di governo: come quello che si vorrebbe imporre al Venezuela, stringendogli attorno al collo un cappio di sanzioni per spingerlo al default. Per questo, mentre Maduro sta ristrutturando il debito estero con Russia e Cina, planano i fondi avvoltoio. Come avvenne nell'Argentina di Cristina Kirchner, che allora pronunciò un orgoglioso discorso all'Onu. Ma, da allora, sono cambiati gli equilibri, dentro e fuori l'America latina. In Argentina Macri ha vinto proprio con l'appoggio dei fondi avvoltoi, con cui ha nuovamente indebitato il paese per generazioni. E a protestare per la grottesca dichiarazione dell'ambasciatrice Usa, secondo la quale il Venezuela sarebbe una minaccia diretta per la pace e la sicurezza mondiale, resta quasi solo il presidente boliviano Evo Morales.



Parallelamente, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per volere del rappresentante Usa, discute della questione “diritti umani in Venezuela”. Un'azione coordinata?

Indubbiamente. Basta riflettere su questo episodio. Julio Borges e Luis Florido, due personaggi di opposizione molto ascoltati sia negli Usa che in Europa hanno chiesto ufficialmente che questa riunione (a cui ha partecipato l'Italia) e quella della Ue fossero rimandate a dopo mercoledì. Il 15, infatti, è previsto l'accordo tra opposizione e governo, che verrà firmato nella Repubblica dominicana. Ma gli è stato risposto di no. Sul principale giornale di opposizione, El Nacional, a spiegare come sono andate le cose è un insidioso personaggio che risponde al nome di Diego Arria. Un diplomatico di lungo corso, uomo di fiducia delle grandi istituzioni internazionali. All'epoca del Plan Condor e dei dittatori latinoamericani a guida Cia, essendo amico di Pinochet, Arria (nella foto, ndr) aveva fatto liberare Orlando Letelier, che però verrà ucciso dagli agenti del Condor qualche tempo dopo a Washington. Quando si è presentato alle primarie della Mud per essere candidato alla presidenza, ha preso solo l'1%. Adesso però accusa i suoi colleghi di opposizione di “non essere rappresentativi” e si vanta di essere stato fra quelli che hanno fatto fallire la proposta di Borges e Florido. Arria è l'inventore della “formula Arria” al Consiglio di sicurezza dell'Onu, messa in campo nel '92 per la Bosnia. Una formula che prevede di includere nelle consultazioni informali dell'Onu personalità e associazioni della “società civile”. In questo caso un meccanismo per aggirare gli intoppi internazionali quando non si confanno al volere degli Usa. Così, per la prima volta alla riunione ha potuto partecipare Luis Almagro, Segretario Generale dell'Osa, che non sa più cosa inventarsi per sovvertire le istituzioni bolivariane sostituendole con altre più gradite a Washington. In questo modo, si è voluto dire che, prima e sopra la riunione di domani tra governo bolivariano e opposizione, ci sono le decisioni della “formula Arria”. Al di là delle immediate implicazioni concrete della riunione del Consiglio di Sicurezza Onu, siamo in presenza di un fatto internazionale inedito che potrebbe fare scuola. Un test, si potrebbe dire, giacché con il Venezuela, come per altri versi con l'Africa, si sta sperimentando di tutto. Un laboratorio di guerra che implica molte articolazioni. Nel Manuale 3-24 del Pentagono viene spiegato chiaramente come una delle strategie principali degli Usa per mantenere il controllo “in ogni angolo del mondo” in cui vi siano interessi nordamericani, sia quella della lotta ideologica nel campo dell'informazione, definita “battaglia della narrazione”. Ossia: costruire una determinata versione, che prescinda dalla realtà dei fatti, è molto più importante del fatto stesso. Col Venezuela si è arrivati a creare un racconto univoco, si è formata un'opinione pubblica generalizzata a livello internazionale che rende improrogabile l'intervento della cosiddetta comunità internazionale: ovviamente un intervento “umanitario” per liberare il popolo dalla sofferenza e instaurare la “democrazia”. Come in Iraq, in Afghanistan, in Siria, in Libia, nello Yemen... E, infatti, l'illegittimo Tribunal Supremo de Justicia venezuelano, impostato all'estero da Almagro con il supporto della ex Procuratrice generale Luisa Ortega, ha dato virtuale formalità all'apertura “di un canale umanitario” per il Venezuela...



L'Italia, solitamente zerbino delle decisioni di Bruxelles e Washington, ha avuto un ruolo da protagonista in questa grave ingerenza contro il paese dell'America Latina. Come valuta il ruolo del governo Gentiloni?

La subalternità dei governi italiani a Washington e ai potentati economici che ne rappresentano gli interessi, è nota. Le politiche economiche che strangolano i settori popolari vanno in senso opposto a quelle messe in atto da Maduro nel Venezuela bolivariano. Sono interessi e orizzonti opposti. In questo caso, Federica Mogherini ha ceduto alle insistenze della Spagna. Nella riunione degli ambasciatori c'è stata unanimità. E' evidentemente venuta meno anche l'opposizione di Grecia e Portogallo. Forse per evitare un inasprimento peggiore, data la presenza del mediatore Zapatero? In ogni caso, per Rajoy la questione del Venezuela è un argomento di politica interna. E, in buona sostanza, lo è anche per l'Italia. Che succederebbe ai governi delle grandi banche se chi produce la ricchezza e chi ne è escluso decidesse che è arrivato il momento di presentargli il conto?



Prevede una nuova ondata golpista per fomentare un intervento esterno con il pretesto delle “sanzioni europee”?

Quella golpista, in Venezuela, è purtroppo un'opzione sempre presente. Gli Stati Uniti spendono ogni anno fiumi di dollari per finanziare organismi apparentemente dediti ai “diritti umani”. Il Venezuela è ricchissimo di risorse e ha una funzione geo-strategica determinante nel continente. La sua collocazione nell'area di influenza di Russia e Cina è un altro serio motivo di disturbo all'egemonia degli Stati Uniti. Con il ritorno di governi neoliberisti in Argentina e Brasile, sono aumentate le basi militari nordamericane: quelle visibili e quelle occulte, che hanno il compito di destabilizzare i governi non graditi. Non bisogna, però, sottovalutare le tante operazioni intelligenti messe a segno dal Venezuela bolivariano a livello internazionale. La principale ha preso avvio dalla presidenza del Movimento dei paesi non allineati (Mnoal), la seconda istituzione per grandezza dopo l'Onu, che Maduro dirige. Da lì si è riusciti a far ridurre la produzione di barili di petrolio e un conseguente rialzo del prezzo. Finora, sono andati a vuoto tutti i principali attacchi sferrati dall'arco dei paesi neoliberisti a livello internazionale. Per questo, ora, si sta accelerando il blocco economico-finanziario e stanno planando i fondi avvoltoio. Tuttavia, per adesso, l'opposizione venezuelana appare frantumata. Dopo centinaia di appelli al dialogo, rivolti da Maduro alla Mud, finalmente domani dovrebbe arrivare un impegno concreto. Anche per questo, Washington ha inaugurato la “formula Arria”.

Alessandro Bianchi

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