Sul golpe in Honduras parla Geraldo Torres, direttore internazionale dell'Alleanza di opposizione contro la dittatura


di Geraldina Colotti*



Gerardo Torres è il direttore internazionale dell'Alleanza di opposizione contro la dittatura dell'Honduras. Negli anni scorsi ha lavorato come giornalista per l'edizione inglese di Telesur. In questi giorni, è tornato a Caracas come accompagnante internazionale per le elezioni comunali che si svolgono oggi.


Come nasce l'Alleanza e con quali obiettivi?

La Alianza de Oposición de Honduras è una coalizione di partiti che nasce ufficialmente il 21 maggio del 2017 con l'apporto principale del Partido Libertad y Refundación (LIBRE), frutto della resistenza popolare al golpe contro Manuel Zelaya del 2009, e del Partido Innovación y Unidad (PINU), di ispirazione socialdemocratica. Poi si è aggiunto il Partido Anticorrupción (PAC), creato da Salvador Nasralla, vittima di un colpo di mano politico all'interno della sua formazione. Si tratta di un'ampia e inclusiva piattaforma di opposizione, coordinata dall'ex presidente Manuel Zelaya. Si propone di interpretare la domanda di giustizia che sale dal popolo e dalla lotta collettiva per una vita degna in Honduras e che è una necessità storica. Il 21 maggio è stata scelta la formula presidenziale candidata per queste elezioni: Salvador Nasralla come presidente e Xiomara Castro, di Libre, come prima vicepresidente. Come secondo e terza vicepresidente, il rappresentante del PINU, Guillermo Valle e l'imprenditrice Belinda Martínez. In quell'occasione è stato votato e firmato il documento denominato “Acuerdo de la Alianza de Oposición contra la dictadura”. All'Alleanza partecipano anche il Fronte nazionale di resistenza al colpo di stato, il Movimento degli indignati, nato nel 2015 contro la corruzione, il movimento sociale Anti-JOH, che ha chiesto la rinuncia dell'ex presidente Juan Orlando Hernandez per corruzione e legami col narcotraffico, e la Piattaforma antifrode, che racchiude movimenti sociale e sindacati non legati ai partiti che poi hanno deciso di unirsi a Nasralla. Il Partito Libre rappresenta però la forza più consistente.


Nel 2013, il partito Libre ha candidato Xiomara Castro, che ha riconosciuto i risultati e la vittoria di Hernandez, nonostante le numerose denunce di frodi. Perché in queste presidenziali si è presentato in coalizione e ha deciso di contestare i risultati? Cosa è cambiato?

Nel 2013, Libre aveva vinto, ma la capacità di organizzare frodi da parte del Partito Nazionale è stata e resta grande: voti falsi, un milione di persone morte o fuori dal paese abilitate a votare, voto multiple. Allora abbiamo protestato e hanno mandato i soldati. Si sono imposti con la forza. Dal golpe del 2009 a oggi abbiamo avuto già 200 morti. Siamo il paese degli ambientalisti ammazzati com'è accaduto a Bertha Caceres, delle multinazionali e dei latifondisti che imperversano. Manca un'autorità legittima che presti ascolto. Con una piattaforma più ampia che unisca tutti – dice allora il presidente Zelaya – sarà più difficile imporre le frodi. E così è stato. In difesa dell'Alleanza e dei risultati, manipolati apertamente e a dispetto della logica dopo un black out, è sceso anche il Partito Liberale. Molti iscritti del Partito Liberale hanno dato il voto a Nasralla per liberarci di questo regime autoritario. Dopo 11 morti, dopo gli arresti e i feriti, la polizia ha rifiutato di sparare sui manifestanti per difendere un corrotto. Le Forze Armate da sole non possono controllare tutto il paese... Le forze conservatrici stanno aspettando ordini da Washington, ma la partita è aperta.


E adesso, a che punto stanno le cose?

L'Alleanza ha denunciato l'autorità elettorale, il TSE, che sta ricontando i voti senza la nostra partecipazione. Persino l'Osa ha dovuto riconoscere, seppur timidamente, le evidenti irregolarità. Per il controllo dei risultati, noi chiediamo la presenza di molteplici organismi indipendenti. Se Hernandez ha vinto, lo riconosceremo, altrimenti chiediamo che vengano ripetute le elezioni.


Roy Daza, responsabile Esteri del PSUV è stato respinto alla frontiera con l'Honduras dopo le elezioni e gli scontri mentre cercava di recarsi nel paese. Cosa può fare il Venezuela a livello internazionale?

Il Venezuela sta dando lezioni di democrazia anche in queste elezioni comunali. Il sostegno alle forze popolari è stato costante dopo il colpo di stato del 2009 e noi siamo grati della solidarietà e del sostegno a dispetto della propaganda delgoverno honduregno secondo il quale il Venezuela sta inviando agenti sotto copertura e via discorrendo. Vogliamo che il Venezuela faccia parte della commissione internazionale di osservatori. Tuttavia, è chiaro che il popolo honduregno sta andando avanti da solo, e cerca un proprio cammino.

*Intervista pubblicata su Facebook e riproposta su gentile concessione dell'Autrice

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