Venezuela: Nosliw Rodríguez, una giovane deputata contro il fascismo "guaidosista"



“Chavez era un genio della comunicazione, ci siamo formati alla sua scuola”, dice sorridendo la deputata venezuelana Nosliw Rodríguez, eletta al Parlamento per lo stato di Cojedes e anche all’Assemblea Nazionale Costituente. E’ stata eletta per la prima volta a 26 anni, ora ne ha 31. La incontriamo al Congresso internazionale della gioventù e degli studenti, che ha appena chiuso i battenti a Caracas e che ha riunito giovani provenienti da ogni parte del mondo. Nosliw, che fa parte della direzione nazionale della Gioventù del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), all’ANC sta partecipando alla Commissione di dialogo con quella parte dell’opposizione che ha scelto la via istituzionale e non quella destabilizzante. Come primo passo seguito all’accordo in sei punti realizzato con questo gruppo di partiti, i deputati del PSUV hanno deciso di reintegrare i banchi del Parlamento, considerato “in ribellione” per aver avallato l’elezione di tre deputati, ignorando il giudizio del Tribunal Supremo de Justicia.

A che punto stanno le cose con l’opposizione dopo il vostro rientro in Parlamento?

Uno dei punti dell’accordo realizzato prevede il rinnovamento del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE). Siamo tornati all’Assemblea Nazionale per provare a risolvere la situazione di “ribellione” in cui si trova il parlamento, affinché vengano riconosciuti i poteri dello Stato. Il primo passo è quello di farlo uscire dalla situazione di illegalità, mettendo fuori dal Parlamento i tre deputati che hanno assunto l’incarico benché non lo meritassero. Per questo, occorre un accordo quanto più ampio possibile con l’opposizione. Ci sono settori e gruppi politici appartenenti per esempio a Accion Democratica, ma anche a Primero Justicia che si sono seduti a discutere con noi. Il risultato si è visto con la Commissione preliminare messa in campo per decidere come rinnovare il Consejo Nacional Electoral (CNE), in vista delle prossime elezioni parlamentari. Nel 2020 finisce il mandato dei parlamentari eletti nel 2015 e, il 5 gennaio 2021, vi sarà una nuova Assemblea Nazionale.

Quali sono gli ostacoli e cosa succederebbe se non si arrivasse a un accordo in Parlamento?

In caso di mancato accordo, la costituzione prevede che sia il Tribunal Supremo de Justicia a decidere in merito al rinnovo del nuovo CNE. L’ostacolo principale è costituito da un settore molto radicale e violento dell’opposizione, capitanato da Juan Guaidó, che non accetta il dialogo e risponde ad agenti esterni. Nel 2020 scade anche il periodo di Guaidó alla presidenza dell’AN. Speriamo eleggano qualcuno di più equilibrato, che pensi al bene del paese e capisca che i problemi che abbiamo, prevalentemente dovuti al blocco economico-finanziario degli Stati Uniti, dobbiamo risolverli tra venezuelani. Da quando siamo rientrati in parlamento, i tentativi di censurarci sono stati sistematici. Ci tolgono violentemente la parola com’è successo a me, violando il diritto di espressione di tutti quei cittadini che, nello Stato di Cojedes - dove il PSUV ha ottenuto tre deputati su 4 – mi hanno eletto. Questo Parlamento non è servito al paese. Il settore “guaidosista”, che non riconosce le istituzioni – perché in nessun articolo è contemplata l’”autoproclamazione” – ha i suoi interessi nel mantenere una situazione di illegalità. In questo modo possono rubarsi le risorse del paese all’estero. Hanno appena votato un cospicuo fondo di cui possono disporre senza controllo. Attraverso di loro, l’imperialismo cerca di comprare le coscienze perché il Venezuela, come lo è stato con Bolivar 200 anni fa, è un esempio per tutti i popoli che vogliono liberarsi dal capitalismo, in America Latina e non solo. Questo Congresso dei giovani ne è stata una ulteriore dimostrazione.

Nel solco di quanto deciso nel Foro de Sao Paolo, adesso si sta organizzando il Congresso internazionale della Comunicazione con lo slogan: “Adesso parlano i popoli”. Come trattano questo tema i giovani e le giovani del PSUV?

Per contrastare l’azione dei grandi monopoli mediatici, che supportano la guerra contro il socialismo bolivariano e contro i popoli che non si inginocchiano all’imperialismo, ci restano le reti sociali. Sappiamo che sono anch’essi strumenti manipolabili, ma che possono essere usati per trasmettere in tempo reale un messaggio diverso a tutto il mondo. Lo abbiamo visto con il golpe in Bolivia, con la repressione in Ecuador, in Colombia… Con le reti sociali si riesce a rompere il silenzio imposto dalle grandi catene della comunicazione. I giovani sono molto creativi, il popolo è molto creativo, le donne sono molto creative. La comunicazione solidale è importante per le donne, la cui forza è oggi visibile dall’Argentina all’Europa e si è manifestata anche durante la marcia contro la violenza di genere. La nostra è una rivoluzione femminista, senza libertà delle donne non può esserci libertà di tutte e tutti. Dobbiamo però essere vigilanti, perché il corpo delle donne è oggi territorio in disputa delle idee reazionarie che tornano attraverso le religioni conservatrici, come vediamo in Brasile, in Bolivia. La diffusione di contenuti femministi è fondamentale nella battaglia delle idee. La lotta contro il patriarcato è fondamentale nella lotta contro il capitalismo e contro l’imperialismo. Da tutti i congressi che si sono svolti, è emersa la proposta di una grande piattaforma della comunicazione internazionale che articoli, a vari livelli, le diverse forme di opposizione all’imperialismo. Oltreché un convinto femminista, Chavez è stato un grande e audace comunicatore, ci ha insegnato che tutti possiamo esserlo: per unire le lotte e le idee.

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