Venezuela. “Nel nuovo Parlamento, unità nazionale contro la guerra economica”. Intervista al deputato Hermann Escarrá

19 Febbraio 2021 22:27 Geraldina Colotti

Sulle aspettative suscitate dal nuovo parlamento venezuelano, sia sul piano interno che su quello internazionale, abbiamo conversato con il professor Hermann Escarrá, deputato e costituzionalista, a capo della Commissione Speciale per la Difesa dell’Essequibo

Come procede l’attività nel nuovo parlamento?

Va molto bene. Nella persona di Jorge Rodriguez abbiamo un gran presidente che, non solo ha elevato la cultura, il discorso, il protocollo parlamentare, ma anche la gestione di carattere legislativo nell’organizzazione delle distinte commissioni. Uno degli aspetti positivi è dato dall’incorporazione dell’opposizione democratica. Ovviamente, c’è molto dibattito com’è ovvio in un parlamento, ma alla fine emerge un forte sentimento di unità quando si tratta di obiettivi che riguardano l’intera nazione. Sono state già nominate 17 commissioni ordinarie, che vanno dalla politica estera, all’economia, alla politica interna, e tre speciali che includono la commissione per la verità, deputata a investigare fatti di corruzione, quella per la ricerca del dialogo e l’unità nazionale, e quella che riguarda i diritti sovrani nell’Essequibo, che ho l’onore di presiedere. Un’attività intensa. A breve verrà presentato il piano legislativo di tutte le commissioni relativo alle necessità del popolo venezuelano, alle esigenze istituzionali e a tutto quel che riguarda la governance, come dicono ora, ovvero la democrazia nel segno dello stato costituzionale di diritto.

Quali sono i principali ostacoli e quali sono stati i principali risultati già raggiunti?

In un parlamento dove c’è un sentimento di unità nazionale, a partire dalle differenze e nel rispetto dello statuto di garanzia dell’opposizione, così come dello sviluppo della forza bolivariana rivoluzionaria, maggioritaria in questa Assemblea Nazionale, potremmo dire che sono pochi gli ostacoli, fermo restando quelli imposti dalla guerra economica dal carattere multiforme e diffuso, oltreché dalle misure coercitive unilaterali che tanto danno hanno fatto alla nostra economia e alla società. Abbiamo già ottenuto risultati importanti, accordi unitari tra forze bolivariane e opposizione, l’accordo nella composizione delle commissioni, che rispecchiano la giusta proporzione di eletti tra le forze bolivariane e l’opposizione. La grande legittimità del parlamento si rispecchia nei sondaggi, che mostrano anche l’aspettativa che esiste nel paese. Intanto, sono stati nominate in modo congiunto i comitati per le candidature elettorali che andranno a definire la composizione del nuovo Consejo Nacional Electoral con la partecipazione anche della società civile in vista delle elezioni dei governatori e dei sindaci e del potere legislativo regionale.

La commissione finanze ha detto che presto vi saranno novità per il recupero del salario e dell’economia. Su quali linee concrete si sta muovendo il Parlamento?

C’è un dibattito sul concetto di salario integrale, ma oltre al concetto che è chiaramente definito nella costituzione, si discute sulle diverse possibilità di migliorare la situazione economica delle venezuelane e dei venezuelani. C’è chi propone di vincolare il salario al dollaro, chi alla scala mobile, chi al salario integrale. Non dimentichiamo che si è approvata la legge contro il bloqueo che sta favorendo gli investimenti internazionali, permettendo così una maggior liquidità, il miglioramento della qualità di vita dei lavoratori e lavoratrici, quella dei servizi pubblici e dell’occupazione. È un indirizzo che coinvolge tutto il parlamento, non solo la commissione Finanza e economia, tutta l’Assemblea Nazionale è impegnata nello sforzo per migliorare la qualità di vita della popolazione e superare quella che, in base alla teoria del conflitto, si definisce guerra diffusa, multiforme, assedio interno ed esterno da parte dell’imperialismo.

Alcune multinazionali statunitensi hanno annunciato che riprenderanno le trivellazioni nell’Essequibo. A che punto stanno le cose?

Sarebbe una violazione del Trattato di Ginevra, firmato dalla Gran Bretagna, dall’allora nascente stato cooperativo della Guyana e dal Venezuela. Il trattato proibisce qualunque tipo di esplorazione o perforazione nelle acque in disputa dell’Essequibo. Si tratta, quindi, di una provocazione, un’offesa alla nostra sovranità nazionale. Penso che dovremmo chiedere alla Corte Internazionale di Giustizia misure cautelative di protezione del Trattato, firmato sulla base del diritto internazionale pubblico. Con l’appoggio dell’Assemblea nazionale e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dovremmo chiedere misure cautelari per revocare queste concessioni e far cessare le trivellazioni, diversamente non solo si viola il Trattato di Ginevra, ma persino la recente sentenza della Corte internazionale, che si è attribuita in modo illegittimo giurisdizione e competenza nella materia. Noi speriamo in una soluzione basata sul dialogo e sull’intesa come sempre ha dichiarato il presidente Maduro, in linea con l’accordo di Ginevra e soddisfacente per entrambe le parti, e non diretta dagli interessi delle corporazioni internazionali portatori di conflitto e non di soluzioni.

Come valuti il Rapporto preliminare della relatrice speciale dell’Onu, Alena Douhan? Che possibilità ci sono che Biden e l’Unione europea ne tengano conto?

È un rapporto soddisfacente che genera molto rispetto perché mostra l’enorme danno inflitto dalle misure coercitive unilaterali al paese, al popolo venezuelano, soprattutto in alcune aree molto sensibili, e indica la necessità che le sanzioni siano eliminate nel minor tempo possibile. Se Biden e l’Unione Europea ne terranno conto, ben vengano. Tuttavia, non c’è da farsi illusioni, dato il comportamento di tutte le precedenti amministrazioni statunitensi, a partire da quella di George W. Bush su questo tema. Quanto alla UE, ha emesso risoluzioni che niente hanno a che vedere con uno stato democratico, con i diritti umani, con la costituzione e la governance che dice di sostenere. Mi piacerebbe che questa informativa contribuisse alla riflessione degli Stati Uniti e dei loro alleati su quel che è successo, e che il governo statunitense intenda che non continuare a essere subordinato agli interessi delle grandi multinazionali e alle loro mire sulle risorse di altri paesi. Diversamente, sarebbe come continuare a dissolvere il concetto di stato nazionale all’interno della Comunità delle nazioni. Magari ci fosse un cambio di marcia nelle decisioni di Biden, magari l’Unione europea tornasse ai valori che le hanno dato identità, in coerenza con i valori che tutti condividiamo.

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