Cina. Il mondo è pronto alla prima politica deflazionista di Pechino?

Nel suo ultimo rapporto la Banca centrale cinese, nonostante i prezzi sulla produzione siano in continuo calo e l'offerta monetaria M2 sia in diminuzione, ha rafforzato la sua visione da “falco”, lamentando che le visioni pessimistiche sul debito stanno ancora aumentando e che “i rischi nascosti nella sfera finanziaria richiedono attenzione”. Con questa premessa Ambrose Evans Pritchard sul Telegraph sottolinea come il neo leader cinese Xi Jinping ha posto come obiettivo primario della sua decade al potere l'eliminazione di quella bolla del creditoda 24 trilioni di dollari che pende sul suo paese. Si tratta di una politica monetaria sensata secondo il Columsnit del Telegraph ma dalle conseguenze potenzialmente enormi per il resto del mondo. Si tratta di uno stimolto deflazionistico enorme con gli effetti maggiori in America Latina, Medio Oriente, Africa e Eurasia e shock asimmetrici dal lato delle commodities che aiuteranno i paesi europei come Italia, Portogallo e Spagna a finire ancora di più nella spirale infernale dell'aumento del debito a causa della deflazione.
Zhiwei Zhang di Nomura, prosegue Evans Pritchard, ha dichiarato come la Cina sia entrata in una lunga fasa di restrizione che spingerà su i tassi di prestito bancario e determinerà una serie di fallimenti. Haibin Zhu di JP Morgan ha dichiarato come il sistema bancario ombra cinese è passato dai 2,4 trilioni di dollari ai 7,7 trilioni dal 2010 e rappresenta ora l'85% del Pil. Per mettere questo in prospettiva, il totale del debacle americano dei subprime era 1,2 trilioni di dollari. Secondo Haibin Zhu c'è un rischio crescente di "spillover sistemici". Ufficiali del Fondo Monetario internazionale hanno confermato privatamente che il credito totale in Cina è cresciuto di quasi il 100% del Pil a 230%, inclusi strumenti esotici e prestiti off-shore. L'aumento in Giappone prima della bolla del Nikkei era stato del 50% del Pil. In questo contesto, la Bank for International Settlements ha dichiarato come i prestiti in dollari stanno aumentando rapidamente e potrebbero mettere a rischio la stabilità finanziaria”.
Charlene Chu, ex economista di Fitch, ha dichiarato al Telegraph la scorsa setttimana che questi debiti in dollari sono di una portata tale da poter creare una nuova crisi globale se gestititi male. Se questo accadrà o meno dipenderà interamente dalla risposta del mondo. Il presidente della Banca centrale indiana Raghuram Rajan ha annunciato che il coordinamento bancario è finito; Turchia, Brasile e Sud Africa, tra gli altri, stanno rafforzando i loro per difendere le loro valute; altri sono distratti dalla loro battaglia politica interna: Janet Yellen, ad esempio, non potrà tornare al Qe anche se l'offerta monetaria americana M2 si è dimezzata nell'ultimo anno; mentre la Bce è paralizzata dopo che la Corte costituzionale tedesca ha giudicato il piano di acquisto dei bond Omt Ultra vires e una violazione del finanziamento monetario. La Bce non può utilizzare facilmente il QE come scudo anti deflazionista dopo una tale sentenza. L'ex giudice costituzionale tedesco Udo di Fabio ha chiarito come non si è trattato di un referral alla Corte di giustizia europea ma un ultimatum in cui si precisa come non può interrompere l'acquisto ma poi la Bundebasnk di prenderne parte.
Questo è il quadro di riferimento, conclude Evans Pritchard, in una fase in cui la Cina ha scelto la prima politica deflattiva e le Banche centrali del mondo non hanno alcun margine di errore.

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