Nonostante la crisi il Venezuela continua a investire in politiche sociali. Il vicepresidente Istúriz a TeleSur



Il professor Aristóbulo Istúriz è un politico venezuelano di lungo corso, già deputato del vecchio Congresso della Repubblica, sindaco di Caracas, costituente e fondatore del partito Patria Para Todos (PPT). Attualmente ricopre la carica di vicepresidente esecutivo della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Nell'ambito del programma Siete Preguntas, condotto dal giornalista Ernesto Villegas su TeleSur, il vicepresidente ha rilasciato un'interessante intervista che ha toccato vari temi. A cominciare dal difficile momento che sta vivendo il Venezuela stretto tra la drastica caduta del prezzo del petrolio e l'incessante guerra economica condotta da agenti interni ed esterni.

«La situazione che stiamo vivendo – ha affermato l'esponente di governo – è complicata, ma con l'unità vinceremo», il quale ha inoltre sottolineato che il capitalismo selvaggio ha distrutto la catena di distribuzione alimentare nel paese.

Istúriz ha poi evidenziato che nonostante la crisi economica ben 10 milioni di studenti possono andare a scuola in maniera totalmente gratuita, mentre altri 3 milioni posso andare all'università grazie agli investimenti dedicati al settore dal governo bolivariano.

«Possono continuare a parlare, ma non fermiamo gli investimenti nel sociale in Venezuela», ha inoltre aggiunto il vicepresidente ricordando che grazie all'azione del governo bolivariano l'84% della popolazione adulta venezuelana può beneficiare di una pensione. Senza dimenticare il ruolo fondamentale svolto dalle Missioni Sociali.

Aristóbulo Istúriz ha poi respinto con forza le continua ingerenze negli affari interni del Venezuela, compiute dal presidente degli Stati Uniti d'America. «Per la prima volta un presidente degli Stati Uniti dice apertamente che Maduro deve lasciare. Pensi che spetti a un presidente di un altro paese dire a un suo omologo di lasciare? Non spetta al presidente Obama dirlo».

L'invito rivolto a Barack Obama è chiaro: «Deve occuparsi degli affari interni al suo paese, non deve manipolare le oligarchie latinoamericane per cercare, con la sua offensiva imperialista lanciata prima di lasciare l'incarico, di cambiare i rapporti di forza in America Latina».

Il vicepresidente ha infine evidenziato il perché degli attacchi rivolti con tanta veemenza contro i leader socialisti e progressisti latinoamericani: «Chávez insieme ad altri leader come Kirchner e Lula, ottenne un cambiamento nell'intera regione». Lo scopo dell'offensiva è molto chiaro. L'America Latina ribelle dev'essere domata e tornare il 'patio trasero' dell'Impero del nord.

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