Chi controlla i media in Venezuela?



«L’11 aprile del 2002 c’è stato il primo colpo di stato mediatico del mondo, ha avuto luogo qui a Caracas, questo è il motivo per cui il Venezuela è il luogo dove più si è riflettuto sulla manipolazione dei media privati nei confronti della popolazione», sono parole del giornalista Ignacio Ramonet segnalate da Ernesto J. Navarro in un’interessante articolo apparso su RT.

Sempre sul colpo di stato contro Chávez, viene segnalata anche una riflessione di Eduardo Galeano, che durante un incontro in Italia dichiarò: «Chávez toccò gli intoccabili. Gli intoccabili proprietari dei mezzi di comunicazione».

La situazione che ci viene raccontata invece quotidianamente è molto lontana dalla realtà: il Venezuela viene dipinto come quel luogo dove il governo controlla in maniera ferrea i mezzi di comunicazione che cercano di fare il proprio lavoro. Un’egemonia comunicativa del governo nei confronti dei media privati. Nulla di più falso: basti pensare che in Venezuela non vi è alcun giornalista in carcere per aver espresso le proprie idee, come segnala RT.

Alcuni dati possono aiutarci a fotograre meglio la situazione. Secondo quanto reso noto dalla Commissione Nazionale delle Telecomunicazioni del Venezuela (Conatel), nel paese sono attive – anno 2015 – le seguenti concessioni: 876 emittenti radiofoniche, di cui 262 comunitarie, 98 statali e 516 private.

Situazione simile per quanto riguarda le concessioni televisive: 44 sono comunitarie, 96 pubbliche e 198 private.

Lo scenario non cambia se andiamo ad analizzare la carta stampata: in questo settore abbiamo ben 98 pubblicazioni appartenenti al mondo privato, contro le appena 7 di proprietà dello stato.

Ancora una volta dobbiamo constatare come i media mainstream facciano benissimo il loro lavoro: inquinare le acque, disinformare e disorientare l’opnione pubblica circa la percezione di quei governi che sono sgraditi ai loro veri padroni.

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