Guerra economica in Venezuela: supermercati dei quartieri ricchi pieni di merci



da TeleSur English

Agustin Otxotorena, un dirigente basco che vive a Caracas, stanco di ricevere chiamate continue da parte di amici e parenti in Spagna preoccupati per la mancanza di cibo in Venezuela, il 20 maggio ha cominciato a pubblicare foto su Facebook di supermercati di alto livello a Caracas pieni di merce.



Oltre a mostrare gli scaffali pieni di prodotti alimentari, Otxotorena ha anche analizzato la situazione. Ha spiegato che vi sono due paesi in Venezuela, uno dove «ci sono molte persone che stanno vivendo tempi difficili, che non hanno i soldi per vivere», e un altro in cui vi sono «le classi superiori che hanno un tenore di vita migliore di quello europeo».

"Se hai soldi c'è champagne... vodka, cioccolatini del Belgio... aragoste, vestiti di marca, ristoranti esclusivi... discoteche, spiagge... yacht, club - un intero paese all’interno di un paese dove non ci sono poveri, donne e bambini sono biondi, frequentano scuole esclusive, università esclusive e vacanze, dove i neri e i poveri sono i camerieri...», ha scritto in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Nella sua analisi, ha affermato che il fenomeno deriva dalla corruzione nei processi d’importazione, nei sussidi governativi, e nelll'esistenza del fenomeno relativo all’acquisto, rivendita e contrabbando di beni essenziali sovvenzionati da parte dei cosiddetti ‘bachaqueros’, legati a gruppi paramilitari colombiani.

Ha spiegato che le grandi catene di distribuzione, come Makro, Excelsior Gama o Plaza possiedono i propri meccanismi per l'importazione: «Loro importano direttamente e lavorano con i più forti importatori privati».

Queste catene sono quindi in grado di stabilire i propri prezzi al valore del dollaro, che non sono regolamentati dal governo.

Tutti gli altri negozi devono rivolgersi a grossisti e piccoli importatori, che sono regolati dal governo bolivariano e vendono a prezzi agevolati. I prodotti del paniere di base sono regolati in bolivares a prezzi molto bassi e accessibili per la classe operaia.

Otxotorena ha spiegato: «Quando i prezzi del petrolio tenevano, il governo venezuelano ha importato cibo e di tutto, ha fornito dollari agli importatori, che sostanzialmente hanno truffato il governo in mille modi, corrompendo i funzionari per certificare, ad esempio, che avevano importato tre containers di ricambi auto... quando in realtà ne avevano importato solo uno e passato la dogana per tre volte».

Quando il governo venezuelano ha chiuso il confine con la Colombia nel 2015, i ‘bachaqueros’ hanno cominciato a comprare prodotti sovvenzionati da rivendere ai venezuelani e da portare fuori al paese.

Poi aggiunge che questi bachaqueros, sono diretti e controllati da organizzazioni mafiose colombiane, con la compiacenza dell'opposizione venezuelana, e che hanno fatto una carriera stando sempre pronti a comprare, rivendere e contrabbandare merci fuori del paese.

Questo è quanto ha causato la mancanza di prodotti alimentari nei quartieri poveri e proletari della nazione. Si stima che il 40 percento di questi prodotti, vengono portati fuori dal paese.



I paramilitari colombiani guadagnano di più con il commercio dei beni venezuelani che con la produzione e la commercializzazione della cocaina, ha aggiunto Otxotorena.

La conclusione di Otxotorena è che in effetti c'è una guerra contro il popolo venezuelano, il cui carattere criminale e golpista viene incoraggiato da alcuni media internazionali «che non sarebbero in grado di sopravvivere o resistere a un 10° di questi comportamenti se si verificassero nei loro paesi».

«Tutto va verso il rovesciamento del Chavismo. (…) L'unica cosa che conta per loro (l'opposizione), anche se il paese è distrutto, è ricacciare i neri, i poveri, gli indigeni, le ‘persone brutte’ o i ‘contadini’ lontano dal potere.

Purtroppo, sono molto razzisti e classisti».


(Traduzione dall'inglese per l'AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)


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