Venezuela, la confessione di un giovane ex terrorista: noi pagati dalla destra per «distruggere tutto»



di Fabrizio Verde

La narrazione tossica post-veritiera del mainstream cerca di accreditare presso l’opinione pubblica internazionale una versione distorta e mistificante di quanto sta avvenendo in Venezuela. L’intento è far credere che vi sia un popolo in rivolta ridotto allo stremo da un governo inetto e corrotto. Nonostante la potenza di fuoco mediatico sia impressionante, la verità, pezzo dopo pezzo, viene faticosamente a galla.

L’emittente teleSUR ha raccolto una testimonianza molto significativa rilasciata da un ragazzo che ha preso parte alle proteste violente, deciso a rivelare quanto vissuto in prima persona dopo che suo padre ha preso la difficile decisione di denunciarlo alle autorità per salvargli la vita.

«Si drogavano e distruggevano tutto quello che era altro tiro. Ho visto molte cose spaventose, come quando tagliarono la gola a un ragazzo ad Altamira», ha confessato il giovane reclutato dai gruppi violenti legati all’opposizione venezuelana.

Il giovane, la cui identità non è stata resa nota per ovvi motivi di sicurezza, ha affermato di essere stato letteralmente ingaggiato da dirigenti della destra. Segnalando il ruolo svolto da Miguel Pizzarro, deputato oppositore afferente al partito Primera Justicia di Henrique Capriles e Julio Borges.

«Ci diceva quando prepararci e ciò che dovevamo fare, di andare avanti senza paura e distruggere tutto», aggiunge il giovane ex guarimbero.

Il ragazzo ha inoltre rivelato che la morte di diversi manifestanti è stata programmata e cercata a tavolino. Questo per creare dei ‘martiri’ nella lotta contro il ‘dittatore’ Maduro. Lui stesso ha rivelato di aver visto la morte in faccia durante una manifestazione: dopo essere stato mandato in prima linea con uno scudo di metallo, gli è stata lanciata una bomba molotov addosso proveniente dalle fila dei manifestanti. Per puro caso non è finito arso vivo come il venditore ambulante chavista Orlando Figuera nella tristemente nota Plaza Altamira, cuore pulsante della rivolta dei ricchi.

Il padre, ha rivelato che «non è stato facile consegnare un figlio alle forze di polizia, ma mio figlio non è un delinquente. Si tratta di un ragazzo, un bambino», ha sottolineato l’uomo deciso a strappare il figlio dalle grinfie di forze politiche irresponsabili che pur di prendere il potere non si fanno scrupolo di sacrificare giovani vite.

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