Ecco le "prove" contro Lula nella condanna per corruzione: un contratto senza firme e articoli di giornale



di Fabrizio Verde

Un contratto senza intestazione e senza firme, articoli di giornale. Questi gli elementi che troviamo tra i «pilastri» a sostegno dell’impianto accusatorio che ha portato alla condanna in primo grado a 9 anni e mezzo di reclusione per l’ex presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva.

Un’analisi pubblicata dal portale della rivista Forum evidenzia che la sentenza di condanna emessa dal giudice Sergio Moro, che dovrà essere ratificata in seconda istanza, ha come punto centrale la presunta cessione di un appartamento di lusso a Lula da parte del gruppo OAS, in cambio di contratti con il gigante petrolifero statale Petrobras. Ma in nessun documento si evince che sia Lula o qualche suo familiare il proprietario dell’appartamento in questione.

Un appartamento di lusso. Un triple situato a ridosso della spiaggia di Guarujá. Scrive Forum: «se l’appartamento è stato ceduto dal gruppo OAS all’ex presidente, senza il pagamento del valore corrispettivo, allora ci sarà una prova (…) al contrario, se si determina che questo non è accaduto, ossia che l’appartamento non è mai stato ceduto a Lula, le accuse dovrebbero cadere».

L’analista Beto Almeida crede che la condanna sia volta ad impedire che Lula possa correre per le presidenziali e vincerle, come emerge dai più recenti sondaggi che lo segnalano in netto vantaggio su tutti gli avversari.

«La condanna vuole negare ai brasiliani il diritto di votare per un uomo con la storia e la proposta di Lula, che in questo momento è l’uomo più popolare del Brasile», ha spiegato l’analista ai microfoni dell’emittente teleSUR.

Quindi siamo di fronte a un «assurdo giuridico perché non è emersa alcun tipo di prova» della corruzione imputata all’ex presidente. A giudizio di Almeida la condanna «perversa» di Lula è «essenzialmente politica» che mette a rischio tutte le conquiste raggiunte con le presidenze di Lula e Dilma Rousseff.

La condanna giunge infatti in giorni concitati dove il Brasile è alle prese con una riforma del lavoro voluta dal governo del golpista Temer, in pieno Stile neoliberista. Con la giornata lavorativa portata a 12 ore, tagli salariali, e maggiore facilità di licenziamento. Un film già visto.

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