Guerra mediatica al Venezuela: nel 2017 i media statunitensi hanno generato 3880 fake news



di Fabrizio Verde

Contro il Venezuela è guerra totale. Una micidiale offensiva cha va dall’assedio finanziario all’attacco mediatico continuo. Uno stillicidio di notizie distorte o completamente false, fake news per utilizzare la terminologia attualmente in voga, volto ad accreditare la narrazione di un paese in guerra. Affamato da un regime dispotico che schiaccia ogni dissenso con il tallone di ferro.

La guerra mediatica è particolarmente cruenta. I suoi echi giungono anche in Italia. Infatti nella nostra periferia dell’impero il circuito mediatico mainstream ricicla di continuo le fake news a stelle e strisce prodotte contro la Rivoluzione Bolivariana.

Il presidente Maduro ha denunciato che i media statunitensi hanno generato un totale di 3.880 notizie negative sul Venezuela nel solo 2017.

«Sono state conteggiate 3.880 notizie negative... Nel mese di gennaio 130 notizie negative, nel febbraio 131, in questi media nordamericani, spesso (pubblicate) in prima pagina», ha affermato il Capo dello Stato nazionale dal Palazzo Miraflores. Come riportato dal quotidiano Correo del Orinoco.

In una trasmissione dell’emittente Venezolana de Televisión, il Capo dello Stato ha spiegato che il ministro degli Esteri, Jorge Arreaza, gli ha consegnato una relazione dove è svelata nel dettaglio la campagna dei media statunitensi contro la madrepatria di Bolívar nel 2017.

«Da questo studio effettuato da un gruppo di professionisti, si evince qual è la natura di questa campagna dei media statunitensi e, la guerra mondiale della comunicazione contro il governo bolivariano, contro di me come essere umano, contro il popolo del Venezuela, contro la Rivoluzione», ha denunciato Maduro.

Che poi ha aggiunto come durante i mesi in cui nel paese si sono sviluppati gli atti terroristici (Guarimbas), siano state trasmesse 439 notizie negative, publicate quasi ogni giorno in prima pagina dalla maggior parte dei media statunitensi. Quelle stesse notizie che poi troviamo rimasticate in Italia e rilanciate a reti unificate.

Questi i numeri della denuncia di Maduro: «505 (notizie negative pubblicate) in maggio, 385 in giugno, mentre in luglio 531, in agosto si è raggiunta quota 618 e quando la pace è arrivata in Venezuela con l'Assemblea Nazionale Costituente il livello è sceso fino ad arrivare alle 166 notizie negative nel mese di dicembre».

Tra i protagonisti di questa strategia troviamo i principali media statunitensi. Quegli stessi che godono di credibilità e affidabilità evidentemente immeritate, alla luce del loro agire truffaldino. Bloomberg, mezzo di comunicazione finanziario degli Stati Uniti, ha generato più notizie negative contro il Venezuela con 245 note diffuse. Al secondo posto c'è il Miami Herald e il terzo posto è occupato dal Washington Post.

«Coloro che hanno investito in azioni del Miami Herald sono i corrotti che hanno portato via i dollari dal Venezuela, ora hanno un'influenza quasi decisiva su tutto ciò a cui è dato risalto dal Miami Herald sui social network, nella stampa scritta».

Ha evidenziato il presidente, aggiungendo i nomi degli altri protagonisti di questa guerra asimmetrica condotta ai danni della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Si tratta di nomi noti come CNN, New York Times, CBS, Fox News. Il cui compito principale è quello di giustificare le aggressioni al Venezuela.

Dal rapporto presentato, emerge infine che Reuters è l’agenzia di stampa che ha generato più note negative sul Venezuela, seguita a ruota dall’Associare Press (AP), che si deve ‘accontentare’ della seconda piazza.

«Ciò che le agenzie di stampa cercano di dipingere dall’estero è che ‘siamo un paese in guerra’ (...) è per questo che quando persone di nazioni diverse visitano il nostro paese non possono credere a quello che vedono: un paese in pace, un paese in rivoluzione, un Governo che ha vinto le ultime tre elezioni tra i mesi di luglio e dicembre del 2017 e che si sta già preparando per una grande vittoria nel 2018», ha chiosato Jorge Rodríguez, ministro del Potere Popolare per la Comunicazione e l’Informazione.

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