ISIS, l'alibi (troppo) perfetto dell'occidente

24 Marzo 2024 14:00 Clara Statello


di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

L’Isis K ha mostrato quella che dovrebbe essere la definitiva conferma della matrice islamista dell’attentato terroristico di Mosca. Nella tarda serata di sabato, Amaq News, l’agenzia stampa affiliata allo Stato Islamico, ha pubblicato un video registrato dagli stessi terroristi degli attimi terribili del massacro alla Crocus City Hall. Il filmato, nella sua versione integrale, è stato rilanciato sul canale Telegram del blogger ucraino dissidente Anatoly Shary, ma se ne sconsiglia la visione per la sua mostruosità.

Il commando irrompe in una sala, sparando deliberatamente sui civili. Sgozza un uomo per terra, assicurandosi di non lasciare sopravvissuti. Dopo di che, uno dei terroristi si mostra alla camera gridando “inshallah” e “allahu akbar”. E’ la firma indiscutibile dell’Isis, la conferma della versione Occidentale, che scagiona Kiev da ogni sospetto di coinvolgimento.

In un’intervista rilasciata al Tempo, il politologo statunitense Edward Luttwak ( lo stesso che poche settimane fa affermava in TV che non esistono civili a Gaza, legittimando così lo sterminio di massa di bambini palestinesi) spiega che l’Occidente non sta assolutamente in nessun modo attaccando Mosca.

Azzarda una similitudine con il conflitto israelo-palestinese: “Quanto successo in Russia è molto simile a quello che sta facendo Hamas in Medio Oriente”. Assicura che l’attentato non ha nulla a che vedere con l’Ucraina, è sbagliato fare collegamenti erronei, si tratta della solita Guerra Santa e il problema sono solo le vittime civili.

Lo scrittore Roberto Saviano, dal suo account Instagram, ricorda che l’Isis K è una sua “vecchia conoscenza”. In base alle sue indagini sul traffico di droga in Afghanistan, ipotizza:

"Da sempre Isis K fornisce eroina ai cartelli russi e probabilmente sfruttando questo rapporto di conoscenza territoriale è riuscita a fare questo attentato con l'obiettivo probabilmente di vendicare le attività dell'Iran, sostenuto da Putin, contro Isis K".

Nel frattempo le redazioni di tutti i giornali mainstream lavorano incessantemente per spiegare all’opinione pubblica italiana cos’è l’Isis K, dove opera, com’è nato e perché ha deciso di colpire la Russia. E’ una vera e propria valanga mediatica che non lascia spazio a piste alternative alla matrice islamista. In questo modo l’Occidente impone la sua versione sull’attentato, scavalcando le indagini delle autorità russe, ancora in corso e che portano alla luce elementi di collegamento tra i terroristi e l’Ucraina.

La pubblicazione del filmato del massacro prova soltanto un collegamento tra gli attentatori e l’agenzia stampa affiliata all’Isis, non prova che il mandante è l’Isis. La matrice dovrà essere accertata dagli investigatori russi, attraverso l’interrogatorio dei presunti terroristi arrestati sabato, l’analisi degli elementi probatori raccolti sulla scena del crimine, le testimonianze dei superstiti, etc. All’Occidente può non piacere, ma non può non tener conto del lavoro di indagine, che è condotto dalle autorità russe, non certo dalle redazioni dei quotidiani italiani, da Saviano o dai politologi statunitensi.

Quella di Amaq News potrebbe essere un’azione propagandistica oppure un depistaggio. Saranno le indagini a risalire ai mandanti, non certo la propaganda dei Paesi che stanno conducendo una guerra per procura contro la Federazione Russa.

Fino a questo momento, gli investigatori russi non hanno rilevato elementi di connessione diretta tra gli esecutori dell’attentato e l’Isis K. Quello che si sa di loro è che sono cittadini del Tagikistan. Non parlano russo, per interrogarli è stato necessario un interprete. Si presume che siano arrivati in Russia all’inizio di marzo, pochi giorni prima che l’ambasciata USA a Mosca emettesse l’alert per un possibile attentato terroristico, invitando i suoi cittadini nel Paese ad evitare i luoghi affollati, in particolare i concerti. Sembra che i cinque arrestati non si conoscessero fra loro, che siano stati reclutati su Telegram per una somma di denaro (come le persone che hanno dato fuoco alle urne e lanciato molotov contro i seggi durante le elezioni presidenziali o o che hanno preso d’assalto i centri di reclutamento). In particolare avrebbero avuto contatti con l’assistente di un anonimo predicatore che li avrebbe pagati. Non avrebbero mai avuto un rapporto diretto con i mandanti.

“Dai frammenti dell'interrogatorio non emerge un quadro coerente. Non è del tutto chiaro cosa collegasse esattamente queste persone, da quali motivazioni fossero guidate, organizzando uno degli attacchi terroristici più sanguinosi della storia della Russia”, spiegano gli analisti di Ria Novosti.

Al di fuori della propaganda della stampa occidentale e dell’ISIS, ci sono i fatti. E gli unici fatti insindacabili riguardano l’arresto del commando, avvenuto nella regione di Briansk, in direzione del confine con l’Ucraina.

Viene riportato un dettaglio alquanto strano: lungo il tragitto il gruppo si era sbarazzato delle armi. Nel breve discorso tenuto sabato pomeriggio, il presidente russo Vladimir Putin rivela:

“Da parte ucraina, secondo i dati preliminari, è stata preparata una “finestra” per consentire ai partecipanti all'attacco terroristico Crocus di oltrepassare il confine”.

Non è soltanto il capo di Stato russo a parlare di un coinvolgimento di Kiev. Ne è certo il blogger ucraino dissidente Anatoly Shary, oppositore di Zelensky ma anche feroce detrattore di Mosca.

Shary è rifugiato da anni in Spagna e ha subito diverse aggressioni da parte dei nazionalisti ucraini, anche un recente tentato omicidio. E’ convinto che l’attentato sia stato organizzato dall’Ucraina.

“Hanno trovato delle stupide scimmie e sperato che sarebbero rimaste uccise tutte lì – scrive sul suo canale Telegram – Indovina chi ha compiuto l’attentato terroristico?”.

Ritiene che Kiev sperava che il commando non uscisse vivo dal Crocus City Hall.

“L'opzione numero due era finirli al confine, invece di attraversarlo, somministrandogli piombo in faccia”. Questo spiegherebbe il mistero dell’abbandono delle armi. “Né l'uno né l'altro hanno funzionato", conclude alludendo al fatto che attraverso le testimonianze dei presunti terroristi sarà possibile risalire ai mandanti.

L’esperto militare russo Boris Rozhin, del blog ColonelCassad, afferma:

"I video degli artisti sotto il marchio ISIS sono necessari per proteggere gli organizzatori dell'attacco terroristico in Ucraina e i clienti negli USA”.

Ritiene che gli USA continuino a “rilasciare dichiarazioni sul non coinvolgimento del regime nazista” poiché sono complici dell’attentato. A tale conclusione giunge anche la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, che parla apertamente di depistaggio da parte di Washington:

“Fino a quando le indagini sull’attacco terroristico al Crocus City Hall non saranno completate, qualsiasi frase di Washington che giustifichi Kiev dovrebbe essere considerata come una prova”.

In precedenza aveva osservato che le ambasciate dei Paesi occidentali avevano messo in guardia sul pericolo di attentati, senza spiegare come e perché lo sapevano.

Nella valutazione dei fatti, inoltre, si deve tener conto di due elementi. Il primo è che nelle fila dell’esercito ucraino hanno già combattuto uomini del Daesh. L’anno scorso, durante la battaglia per Bachmut è apparso il ceceno Abdul Hakim, capo del gruppo Ajnad al-Kavkaz, già attivo nel Nord della Siria. Nello stesso periodo, in un video di Sky News (poi eliminato) erano apparsi alcuni jihadisti con giubbotto esplosivo da kamikaze. Esiste dunque un canale tra Kiev ed il terrorismo islamista.

Infine, l’Ucraina utilizza deliberatamente il terrorismo come operazione di guerra. Lo hanno affermato più volte sia il capo dell’intelligence militare (GUR) Kyrilo Budanov sia il capo dei servizi interni (SBU) Vasil Malyuk. Inchieste pubblicate sull’Economist e sul New York Times hanno dimostrato l’esistenza di reparti di forze speciali, addestrati dalla CIA e dall’MI6, che si occupano di esecuzioni politiche extragiudiziali e operazioni sotto copertura. Pertanto l’attentato di venerdì sera si inquadra perfettamente nella strategia di Zelensky di portare la guerra sul territorio russo. Mentre il commando uccideva a Crocus, le forze di Kiev lanciavano un feroce attacco contro i civili di Belgorod e poi contro i cittadini della Crimea.

Naturalmente questo non prova affatto il coinvolgimento dell’Ucraina. Nel caso in cui venisse confermata la matrice islamista, però, non si potrebbe non notare l’obiettivo comune di Occidente e Isis: infliggere una sconfitta strategica alla Russia. In tal caso, le democrazie liberali sarebbero pronte a dichiarare un’altra volta guerra al terrorismo islamico o lo lascerebbe fare? E fino a che punto?


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