Le prove della guerra economica contro il Venezuela



di Alfredo Serrano Mancilla - CELAG

Proibito vedere l’ovvio. Questa frase trovata su un murales si addice alla perfezione a chi continua a ignorare l’aggressione economica che sta soffrendo il Venezuela negli ultimi anni. Si può legittimamente essere a favore o contro le decisioni economiche prese dal presidente Nicolás Maduro. Ogni dibattito in campo economico è il benvenuto. Tuttavia, disconoscere l’insieme di azioni orchestrate da più ambiti contro l’economia venezuelana annulla qualsiasi tipo di analisi. Ignorare le multiple aggressioni che il Venezuela sta affrontando in materia economica rappresenta un atto di deliberata irresponsabilità. Il risultato, inoltre, sarebbe parziale e limitato. Come analizzare l'economia messicana senza considerare che ha gli Stati Uniti come paese confinante al nord. O supporre che un paese abbia sbocco al mare nonostante questo in realtà non ci sia. Come dovrebbe essere letto uno studio o una proposta basata su premesse false, inesistenti, che eclissano buona parte di ciò che accade?

Corretto è invece avere una visione integrale per una diagnosi accurata, e su questa basare le raccomandazioni che ognuno ritiene appropriate. Nessuna delle prove presentate dovrebbe a partire da adesso essere considerata alla stregua di una scusa per nascondere altri squilibri strutturali dell’economia venezuelana. In questo articolo di vuole dimostrare con prove evidenti che l’economia venezuelana non è uguale a nessun’altra. Per molte ragioni geopolitiche, è soggetta a vessazioni costanti che è obbligatorio conoscere nel dettaglio. Ecco un elenco di prove irrefutabili:

1. Il rischio paese (RP) assegnato dalle agenzie di rating incompatibile con il rispetto dei pagamenti del debito estero da parte del Venezuela. Negli ultimi quattro anni la Repubblica ha onorato gli impegni di pagamento per un totale di 73.359 milioni di dollari. Mentre il rischio paese continua a salire. Per ben 32 volte negli ultimi 14 anni il rischio paese del Venezuela è salito nonostante gli aumenti del prezzo del petrolio. Attualmente, il rischio paese, assegnato da JP Morgan (EMBI +), si trova a 4.820 punti, cioè 38 volte di più di quello che viene assegnato al Cile, nonostante il fatto che questo paese abbia un rapporto debito / PIL simile a quello del Venezuela.

2. La parola "default" è utilizzata contro il Venezuela indipendentemente dal suo significato. Due esempi recenti pur avendo rispettato il pagamento del debito estero: a) Fitch Ratings ha dichiarato che il Venezuela si trova in “Default Selettivo”; b) Standard & Poors ha abbassato il rating da CC/C a SD/D (default selettivo). Ma questo viene da lontano. Un altro esempio meno recente: nel febbraio 2016 Bloomberg affermava che il Venezuela aveva una probabilità del 76% di entrare in default ne giro di un anno. Ci sarebbero migliaia e migliaia di altre testimonianze che confermano come le valutazioni contro il Venezuela non seguono alcun criterio di razionalità economica.

3. Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo (basato su un precedente decreto di Obama) contro l'economia venezuelana. È sufficiente leggerlo in dettaglio per rendersi conto che si tratta di un esplicito boicottaggio con l'intenzione di impedire il relazionarsi del Venezuela con partner statunitensi privati, limitando nel contempo il rispetto dei pagamenti del debito estero e le possibilità di rifinanziare lo stesso.

4. Una gran parte del sistema finanziario internazionale è arrivata negli ultimi anni a promuovere uno schema di blocco per le operazioni finanziarie del Venezuela; limitando le azioni di molteplici istituzioni nazionali (pubbliche e private) per eseguire pagamenti a fornitori, ricevere pagamenti, eseguire transazioni, gestire portafogli di investimento, adempiere a obblighi finanziari e accedere a fonti di finanziamento internazionali. Vi sono state cancellazioni unilaterali di contratti bancari corrispondenti contro il Venezuela (Citibank, Comerzbank, Deutsche Bank). Da luglio 2017, l'agente di pagamento delle obbligazioni emesse da PDVSA, Delaware, ha riferito che la sua banca corrispondente (PNC Bank) negli Stati Uniti ha rifiutato di ricevere fondi dalla compagnia petrolifera statale. Da parte sua, Novo Banco (Portogallo) ha notificato nell'agosto 2017 l'impossibilità di effettuare operazioni in dollari da parte di istituzioni pubbliche venezuelane a causa del blocco degli intermediari. La società Euroclear, incaricata della custodia di una parte significativa delle obbligazioni venezuelane, mantiene importanti operazioni di transazione di obbligazioni nel processo di "Revisione"; a causa dalle pressioni dell'OFAC (oltre 1,2 miliardi di dollari). La banca alleata del Venezuela, Bank of China Frankfurt, non è stata in grado di eseguire un'operazione destinata al pagamento di impegni con la società mineraria canadese Gold Reserve per 15 milioni di dollari.

5. Ci sono stati blocchi per il pagamento di cibo e altri beni di base. Ad esempio, nella terza settimana di novembre, sono state rifiutate più di 23 operazioni di pagamento per 39 milioni di dollari in prodotti alimentari, in quanto le banche intermediarie dei fornitori non hanno voluto accettare risorse dal Venezuela. Situazioni simili si sono verificate negli acquisti per il Natale, medicine (insulina, farmaci contro la malaria e il paludismo), semi, trasporto di atleti venezuelani (la banca di Wells Fargo ha impedito l'operazione), comunicazione (la banca olandese Rabobank ha negato il pagamento per l'operatività di Telesur sostenendo che la parte ordinante era stata sanzionata dall'OFAC).

6. L'evoluzione del tasso di cambio "parallelo" illegale non possiede alcun "parallelismo" con nessuna variabile macroeconomica. Il valore di questo tipo di cambio si è moltiplicato 1.410 volte dall’agosto 2014 ad oggi; mentre la quantità di banconote e monete moltiplicata per 43; la quantità di liquidità moltiplicata per 64; e il tasso di cambio implicito per 141. Neppure l'ortodossia neoclassica serve a spiegare il comportamento di quest'arma politica di distruzione economica, usata per indurre un aumento sproporzionato dell'inflazione.

Potremmo aggiungere a questa lista di prove tutti i tentativi del Mercosur di isolare il Venezuela; e le sanzioni dell'Unione Europea o del Canada; e il ritiro di compagnie aeree come Avianca o Aerolineas Argentinas. E in aggiunta a ciò, dobbiamo aggiungere il clamoroso calo del prezzo del petrolio dal 2014 al 2016 (passando da un prezzo medio annuo al barile da 88 a 35 dollari).

Questa realtà è innegabile e nessun paese è soggetto a questo tipo di assedio economico, ad alta intensità e persistenza.

(Traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)


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