Ecuador, crolla il consenso per Moreno. Verso un referendum revocatorio?

Sindacati in subbuglio, crollo del consenso e forze vicine al cosiddetto ‘correismo’ che si dichiarano in mobilitazione permanente. Siamo nell’Ecuador di Lenin Moreno. Un presidente eletto sostanzialmente per raccogliere e portare avanti l’eredità politica di Rafael Correa e della sua Revolucion Ciudadana, ma che una volta asceso alla carica di presidente ha realizzato un clamoroso tradimento politico. Adesso risulta davvero complicato distinguere la gestione di Moreno da quella di un conservatore liberista come l’argentino Macri.

Sondaggi effettuati di recente indicano che l’approvazione verso la gestione di Moreno si ubica al 43%, un tonfo di ben 10 punti percentuali rispetto ad appena un mese fa, secondo quanto reso noto da Perfiles de Opinión.

Un dato che è destinato ad essere rivisto al ribasso. Lenin Moreno ha infatti annunciato misure come l’aumento del carburante e il rimborso del debito verso i grandi imperi economici. Quest’ultimo cavallo di battaglia dell’ex presidente Correa, capace di contestare e ripudiare quel debito definito ingiusto e illegittimo. In Ecuador, così come in Argentina, i grandi creditori non si arrendono e forse hanno fiutato che questo è il momento giusto per tornare a spolpare le casse dello Stato ed appropriarsi di risorse altrimenti destinate a misure che potrebbero andare ad essere utilizzate a beneficio del popolo. Non ad ingrassare i bilanci di banche e fondi speculativi.

Visto che il rifiuto verso la gestione di Moreno è così in crescita, l’analista Edison Miño, spiega che per la prima volta potrebbe essere utilizzato uno strumento apparso con la Costituzione del 2008, ossia il referendum per la revoca del mandato.

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