Brasile: fuori luogo ogni raffronto tra la sconfitta del PT e le miserie politiche della 'sinistra' liberale e pseudo-radicale in Europa



di Omar Minniti

E' fuori luogo ogni raffronto tra la sconfitta del Partito dei Lavoratori in Brasile e le miserie politiche ed umane della “sinistra” liberale e pseudo-radicale in Europa. Il PT non è il PD e nemmeno LeU/Sinistra Italiana, bensì un partito coerentemente socialista, radicato tra gli operai ed i lavoratori delle campagne, con un programma di riforme sociali avanzate e sovranista in politica estera. Ma la suddetta “sinistra” del nostro continente qualche piccola responsabilità indiretta riguardo quella sconfitta ce l’ha. Invece di difendere l’operato di Lula e Dilma, che hanno emancipato dalla povertà decine di milioni di brasiliani, i suddetti “compagni” italiani ed europei si sono accaniti contro quei governi, usando le fake news e la propaganda prodotti dalle stesse centrali al soldo degli Usa che hanno portato al potere Bolsonero.

Ricordate tutto il letame che hanno pubblicato Left, Internazionale e Il Manifesto soprattutto contro Dilma? L’avevano accusata perfino di massacrare gli indios e di far scomparire i bambini delle favelas per far spazio ai lavori per i Mondiali di calcio e le Olimpiadi. Quando Dilma è stata defenestrata dalla presidenza con un golpe istituzionale dal suo vice, il traditore Temer, sono state davvero poche e flebili le voci delle nostre “femministe” e degli “internazionalisti” che hanno denunciato questo crimine. Qualcosa di più è stato fatto contro l’arresto di Lula, a pochi mesi dalle elezioni, ma anche in questo caso non abbastanza.

Pure l’appoggio che il PT ha ricevuto da pezzi delle “sinistre” italiane ed europee in campagna elettorale, soprattutto al ballottaggio, è stato quasi deleterio e controproducente e non ha smosso nemmeno una minima parte dei voti dei nostri connazionali oriundi che vivono in Brasile. Questo si è limitato ad urlare allo spauracchio “fascista” di Bolsonaro (leggete il mio ultimo post per approfondire), all’allarme razzismo, omofobia e misoginia. Insomma, le stesse parole d’ordine che dalle nostre parti spalancano le porte a Salvini. Mica ci si è soffermati sui grandi risultati sociali ottenuti dal PT al governo, sull’estensione del diritto alla sanità ed all’istruzione a milioni di persone, sugli investimenti nell’edilizia pubblica, sul programma “Fame Zero”. Ovviamente, non sto dicendo che se Haddad ha perso la colpa è tutta dei sinistrati delle nostre parti. Ci mancherebbe. Ma una piccola manina ce l’hanno messa anche loro.

Questione sicurezza

La sconfitta del PT e della sinistra brasiliana, che pure erano rimasti in gran parte fedeli al loro programma socialista ed avevano emancipato dalla povertà, dall'analfabetismo e dalla fame decine di milioni di persone, dimostra ancora una volta che il tema della sicurezza è un tallone d'Achille per le forze marxiste, anticapitaliste e socialdemocratiche oneste di tutto il mondo.

I governi guidati da Lula e Dilma hanno investito tantissimo nei diritti dei lavoratori delle città e delle campagne, nel potenziamento dell'istruzione e della sanità pubbliche, nella cultura, ma non hanno saputo affrontare il bubbone della lotta alla criminalità, al narcotraffico ed al degrado. E su questo tema PT ed alleati sono stati puniti. La violenza è cresciuta moltissimo negli ultimi anni in Brasile e Bolsonaro si è fatto passare per l'uomo dell'ordine e della disciplina. In questo, c'è qualche similitudine con l'Italia.

I diritti sociali ed il lavoro sono parole d'ordine fondamentali, ma è un grave errore affidare la bandiera della sicurezza alle destre. Anche se a prima vista non lo sembra, anche questa è una questione di classe. Chi costituisce la maggioranza assoluta delle vittime di scippi, rapine, aggressioni, stupri e molestie sessuali? Di certo non i ricchi, che vivono blindati nelle loro ville. Sono in primo luogo gli abitanti dei quartieri popolari e delle periferie a subirne le conseguenze. Lo stesso vale in Italia ed in Europa con i danni provocati dall'immigrazione incontrollata. Non li subiscono tutti allo stesso modo.

E' necessario che su questi temi si apra un dibattito franco ed autocritico tra i compagni che non vogliono seguire i liberali e finire assieme a quest'ultimi nel cimitero della storia.

Due facce della stessa medaglia

I destroterminali sono opposti ma speculari ai sinistrati. Anche nelle analisi di politica estera. Salutano la vittoria della destra "sociale" e "sovranista" di Bolsonaro in Brasile, stappando bottiglie di champagne perché questo riconsegnerà Battisti. Che sovranismo c'è nel far ritornare il colosso latinoamericano nel cortile di casa degli Usa, nel farlo ridiventare uno zerbino del Fondo Monetario e della Banca Mondiale? Che sovranismo c'è nell'abbandonare la tradizionale politica filo-palestinese e filo-siriana del Partito dei Lavoratori per abbracciare il sionismo più spinto?

I destroterminali italiani, soprattutto quelli leghisti, a parole sbavano per la Russia di Putin (anche se ancora non hanno avuto il coraggio di rimuovere le criminali sanzioni contro Mosca). Ma ora stanno celebrando colui che si è impegnato ad affossare i Brics, l'alleanza politico-economica voluta dal Brasile di Lula e Dilma con Russia, Cina, India e Sudafrica in nome di un mondo multipolare.

Destra "sociale"? Che c'è di "sociale" nel programma di Bolsonaro? I tagli alla spesa pubblica, le privatizzazioni e la deregolamentazione del mercato del lavoro per porre fine "al comunismo instaurato dal PT"?
Destroterminali e sinistrati, due facce della stessa medaglia. Entrambi servi sciocchi al servizio del liberismo e dello Zio Sam.

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