Maduro intervistato dal Washington Post si dice pronto al dialogo con gli USA. Termina la farsa Guaidò

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha dichiarato in un'intervista al Washington Post di essere pronto per il dialogo con gli Stati Uniti.

Nel suo primo colloquio con un media statunitense da febbraio, Maduro ha dichiarato: "Se c'è rispetto tra i governi, non importa quanto siano grandi gli Stati Uniti e se c'è un dialogo, uno scambio di informazioni veritiere, allora possiamo essere di poter creare un nuovo tipo di relazione. Una relazione di rispetto e dialogo porta una situazione win-win. Una relazione conflittuale porta una situazione perdente. Questa è la formula".

Maduro ha dichiarato di aver fatto diversi tentativi per contattare direttamente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Secondo il presidente venezuelano, il leader nordamericano non è riuscito a prendere le giuste decisioni sul Venezuela a causa dei suoi consiglieri e dei membri dell'amministrazione. "Credo che (il Segretario di Stato USA) Mike Pompeo abbia fallito in Venezuela ed è responsabile del fallimento di Donald Trump nella sua politica nei confronti del nostro paese. Penso che Pompeo viva in mondo di fantasia. Non è un uomo con i piedi per terra. Penso che Trump abbia avuto terribili consiglieri sul Venezuela. [L'ex consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti] John Bolton, Mike Pompeo, Elliott Abrams, gli hanno fatto avere una visione sbagliata", ha indicato Maduro.

Maduro ha anche dichiarato di essere pronto a negoziare con il leader dell'opposizione venezuelana Juan Guaido, pur sottolineando che non si dimetterà. "Guaido è responsabile di aver perso l'Assemblea Nazionale. Lui e i suoi errori. Non può incolparmi per questo. È ora deve rispondere agli Stati Uniti", ha dichiarato il presidente venezuelano.

Sulla questione Guaidò è interessante notare come il quotidiano statunitense definisca Maduro presidente e Guaidò solo leader dell’opposizione. Smentendo così una fallace narrazione imposta e ormai smentita dalla realtà dei fatti che vede il golpista aver perso anche la leadership dell’opposizione.

A settembre, Maduro aveva dichiarato al canale televisivo Rossiya-24 che era pronto per i colloqui con Trump se il presidente degli Stati Uniti avesse cambiato la sua "politica sbagliata di condurre una guerra contro il Venezuela".

Juan Guaido, leader dell'opposizione venezuelana e allora presidente dell’Assemblea Nazionale, lo scorso 23 gennaio del 2019 si era autoproclamato presidente ad interim in una manifestazione nella capitale del paese di Caracas. Numerosi paesi, tra cui gli Stati Uniti, la maggior parte degli Stati dell'UE, membri del gruppo Lima (escluso il Messico), Australia, Albania, Georgia e Israele, nonché l'Organizzazione degli Stati Americani, lo avevano riconosciuto, come atto di servilismo verso Washington.

Maduro aveva immediatamente definito la mossa come un golpe organizzato da Washington dicendo che stava recidendo i legami diplomatici con gli Stati Uniti. Al contrario, Russia, Bielorussia, Bolivia, Iran, Cuba, Nicaragua, El Salvador, Siria, Cina e Turchia esprimevano il loro sostegno a Maduro.

Insomma, la farsa Juan Guaidò sembra davvero giunta al termine.

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