Ecuador: Arauz in testa ai sondaggi. L'economista vuole riportare il paese a sinistra

20 Dicembre 2020 16:19 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Dopo l’amara parentesi segnata dal clamoroso voltafaccia del candidato Lenin Moreno, eletto con il sostegno della sinistra ma passato armi e bagagli nel campo neoliberista, l’Ecuador potrebbe tornare a sinistra andando così a rafforzare il rinnovato asse tra le forze progressiste e socialista in America Latina.

Il candidato favorito a meno di due mesi dalle elezioni presidenziali è Andres Arauz, con un vantaggio del 13,6% rispetto al candidato più vicino, secondo un sondaggio pubblicato dal Centro Strategico Latinoamericano per la Geopolitica (CELAG).

Andrés Arauz guida le preferenze elettorali con il 36,5% delle intenzioni di voto, seguito dall'imprenditore Álvaro Noboa (22,9%), Yaku Pérez, il candidato di Packakutik (21,2%) e il banchiere di Guayaquil, Guillermo Lasso (13,6%). Ximena Peña, candidata per la lista sostenuta dall'attuale presidente Lenín Moreno, ha un'intenzione di voto dell'1,2%. Gli altri candidati che parteciperanno alla contesa elettorale non supereranno l'1,5% delle preferenze.

L’esponente della destra Guillermo Lasso è giunto secondo nelle ultime elezioni contro il candidato Alianza PAIS, Lenin Moreno, che ebbe la meglio al ballottaggio.

Lo studio, coordinato da Gisela Brito di CELAG, evidenzia la percezione dei cittadini della situazione politica ed economica e delle loro preferenze elettorali in vista delle elezioni presidenziali del 2021.

Alla domanda sugli obiettivi da raggiungere nel prossimo futuro, il 45% degli intervistati ha menzionato l'aspirazione di poter cancellare i propri debiti come prima o seconda opzione. Questo dato mostra l'impatto che la crisi economica sta avendo sul Paese ed è correlato al livello di indebitamento della popolazione intervistata dal CELAG nel luglio 2020, quando il 48% ha dichiarato di aver dovuto ricorrere a prestiti per poter pagare le proprie spese.

In questo contesto, il 54% ritiene che il costo dell'accesso a Internet, servizio basilare durante la pandemia, sia eccessivo, e il 71% afferma che per affrontare la crisi è necessario che chi dispone di maggiori risorse contribuisca in misura maggiore.

Come accaduto recentemente in Bolivia dove la Camera bassa del Parlamento ha approvato una legge che prevede una tassazione sui grandi patrimoni.

Alla domanda sulla valutazione globale della gestione del governo precedente, il 47% ha ritenuto che la gestione di Rafael Correa come presidente dell'Ecuador fosse buona, il 35% la considera regolare e il 14% cattiva. All'inizio di quest'anno, a Correa è stato impedito di partecipare a queste elezioni.

L’ex presidente e i suoi sostenitori hanno quindi dato il loro sostegno all’accoppiata Arauz-Rabascall.

Il paese ha visto ondate di protesta negli ultimi mesi, contro il governo neoliberista, sotto il cui mandato la disoccupazione è alle stelle. Uno scenario che si ripete in ogni paese dove vengono applicate le politiche neoliberiste.

Chi è Andres Arauz?

Economista, 35 anni, il prossimo febbraio in caso di elezione potrebbe diventare il più giovane presidente della storia dell’Ecuador. A 24 anni è stato direttore della Banca Centrale dell’Ecuador per poi ricoprire il ruolo di ministro della Conoscenza e del Talento Umano con Correa presidente.

Arauza quando era ricercatore presso l'Università Nazionale Autonoma del Messico, dove ha studiato quello che lui chiama "l'impianto idraulico del sistema monetario internazionale”, ha parlato di quelle che descrive come priorità disallineate dell'economia globale, che alimentano crisi come il cambiamento climatico e, come Correa, ha criticato il Fondo Monetario Internazionale e i suoi recenti prestiti all'Ecuador.

"Si è assunto molte responsabilità da giovane", ha affermato Simon Cueva, un economista professore di Arauz quando era uno studente presso il master alla FLACSO Ecuador. “È abbastanza intelligente, competente, abile e molto ideologico. Era qualcuno che metteva in discussione i principi economici".

Un eventuale governo guidato da Arauz potrebbe seguire classiche politiche di sinistra segnate da protezionismo e una forma di keynesismo flessibile. Uno dei primi obiettivi potrebbe essere quello di mettere soldi nelle tasche degli ecuadoriani per riattivare economia e consumi. Usciti devastati dalla nuova ondata neoliberista nel paese.

Un paese rimesso in piedi con fatica da Correa dopo la cosiddetta ‘larga noche neoliberal’ che tanti danni ha provocato all’intera regione sudamericana.

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