Elezioni Perù: a sorpresa in testa il maestro che vuole le nazionalizzazioni

12 Aprile 2021 19:24 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Le elezioni presidenziali tenute ieri in due paesi dell’America Latina, Ecuador e Perù, hanno fatto registrare risultati capire di stupire tutti gli osservatori. In Ecuador il banchiere neoliberista Guillermo Lasso ha recuperato oltre 12 punti percentuali al progressista Arauz guadagnando la presidenza.

In Perù invece in testa ai risultati ancora non ufficiali del primo turno c’è il professore-sindacalista Pedro Castillo. Un nome a sorpresa, visto che il candidato della sinistra socialista nei sondaggi apparsi una settimana prima delle elezioni figurava al settimo posto.

Secondo questi risultati, ancora parziali, in seconda posizione dietro la sorpresa Castillo vi sarebbe Keiko Fujimori, la la figlia dell’ex dittatore peruviano Alberto Fujimori. Già reduce da due sconfitte al secondo turno: da Hollanta Humala alle elezioni presidenziali del 2011, e poi nel 2016 perde il ballottaggio contro Pedro Pablo Kuczynski.

Il fujimorismo torna ancora una volta una minaccia per la democrazia del paese, evidenzia il quotidiano argentino Pagina|12.

Il presidente della Giuria nazionale delle elezioni (JNE) del Perù, Jorge Luis Salas Arenas, ha stimato che i risultati delle elezioni del primo turno e, di conseguenza, i candidati che accederanno al ballottaggio, saranno noti nella prima settimana di maggio.

Secondo i risultati del conteggio veloce al cento per cento, con un campione rappresentativo dell'intero Paese, effettuato da Ipsos, Castillo occupa il primo posto con il 18,1 per cento. Keiko Fujimori è al secondo posto con il 14,5 percento. In terza posizione troviamo l'estrema destra di Rafael López Aliaga, noto come "Porky", con il 12,2 per cento. Poi ci sono l'economista neoliberista Hernando de Soto con il 10,7 per cento, il centrista Yonhy Lescano con il 9,8 per cento e la candidata di sinistra Verónika Mendoza con il 7,9 per cento. Ci sono stati diciotto candidati, compreso l'ex presidente Ollanta Humala, che ha ottenuto a malapena l'1,5%.

Il maestro Castillo è quindi riuscito a sovvertire i sondaggi effettuati prima del voto dove ad essere favoriti erano altri candidati come Verónika Mendoza alla testa di una colazione di sinistra. Per quale motivo Castillo è riuscito ad ottenere un risultato migliore? Scrive Carlos Noriega su Pagina|12: "A differenza di Verónika Mendoza e della coalizione di sinistra guidata dalla candidata progressista, i cui temi centrali delle proposte sono le politiche sull'uguaglianza di genere, la legalizzazione dell'aborto e il matrimonio equo, Castillo ha posizioni conservatrici su questi temi e rifiuta quelle proposte. Secondo alcuni analisti, questo potrebbe averlo favorito rispetto a Mendoza nei settori popolari e nelle aree andine e rurali che aderiscono alla sinistra e chiedono un cambiamento nel modello neoliberista, ma sono conservatori su questi temi. I due candidati a sinistra concordano sulla necessità di cambiare il modello neoliberista e la Costituzione che viene dalla dittatura di Fujimori".

Chi è Pedro Castillo?

Il nome nuovo, dicevamo, è quello di Pedro Castillo. Candidato capace di sovvertire tutti i pronostici e conquistare la maggior percentuale di votanti in uno scenario molto frammentato.

José Pedro Castillo Terrones è nato nel 1969 nella città di Puña, situata nel dipartimento di Cajamarca, nel nord-ovest del Perù. È un'insegnante di scuola elementare, ha guidato gli scioperi dei maestri e nel 2005 ha iniziato la sua carriera politica quando è diventata membro del Comitato di Cajamarca del partito politico Peru Posible.

Adesso cerca di raggiungere la presidenza rappresentanza del partito Peru Libre, partito di sinistra e socialista. Nella sua proposta di governo c'è l'idea di modificare la Costituzione politica del paese, principalmente con l'obiettivo di attuare una riforma economica in cui lo Stato assumerebbe un ruolo centrale. Sconfessando così le fallaci teorie neoliberista che pretendono di ridurre lo Stato all’osso.

“Attualmente viviamo in un sistema capitalista apparentemente rinnovato, in un neoliberismo economico, chiamato Economia Sociale di Mercato, imposto dal 1993 e da allora si è andati contro gli interessi della grande maggioranza del Paese. Per cambiare questa triste realtà, è necessario proporre aggiustamenti in campo economico, in modo più drastico”, si può leggere nel programma di governo stilato da Perú Libre e chiamato ‘Economía popular con mercados’.

La proposta include anche la nazionalizzazione di società di vari settori economici come l'estrazione mineraria, il petrolio, l'energia idroelettrica, il gas e le comunicazioni.

"In alcuni casi, dovrebbe essere utilizzata solo la nazionalizzazione e non la statalizzazione, compensando il privato per ciò che è stato investito e gestendo i profitti generati", spiega il documento.

Nei suoi discorsi, Castillo ha assicurato che, se eletto, governerà con lo stipendio di un insegnante e che ridurrà lo stipendio dei membri del Congresso.

In termini di libertà di stampa e di espressione, il piano di Pedro Castillo cita Vladimir Lenin e Fidel Castro per considerare la necessità per lo Stato di regolamentare il settore dei media. A tal proposito viene inoltre citata la riforma dei media effettuata dal governo Correa in Ecuador.

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