Non può essere diversamente quando c'è un Governo, quello di Mario Draghi, ed un Ministro degli Esteri, come Luigi Di Maio che non fanno altro che manifestare la propria obbedienza agli Usa.
Così, mentre in quella recente pagliacciata di riunione a Roma, della sedicente "coalizione Anti-Daesh" ribadiamo fedeltà allo Zio Sam in Siria e Iraq, dove tra l'altro cresce la resistenza contro l'occupante Usa ed i suoi scherani filo-curdi, l'Italia corre il rischio di impantanarsi in un conflitto, invece, escludiamo le aziende italiane a riprendere i contatti commerciali con Damasco, con impatti positivi anche sulla nostra economia in termini di occupazione.
Siamo pur sempre in un regime di sanzioni feroci inasprite dagli Usa, con il Caesar Act, però dalla Siria arrivano segnali su aziende europee che hanno ripreso qualche accordo commerciale.
Un vero peccato, un'occasione persa dall'Italia, primo partner commerciale della Siria fino al 2011.
Infatti, durante la 18a edizione della Fiera Buildex a Damasco, il direttore del Gruppo arabo per le esposizioni e le conferenze, l'ingegnere Alaa Hilal, ha rivelato a Sputnik che "ci sono due aziende francesi che hanno partecipato alla fiera insieme a due società austriache".
E' pur vero che l'Austria ha mantenuto relazioni diplomatiche con la Siria, ma la Francia è fra i paesi che più hanno destabilizzato la Siria, per usare un eufemismo.
È cambiato l'umore europeo?
Non un cambio netto, ma i primi segnali arrivano dal direttore della società Al-Farra che si occupa di dispositivi meccanici ed elettrici, l'ingegnere Ghaith Al-Farra, il quale ha precisato: "Siamo fornitori esclusivi della società francese Airwell e di quella cinese Apha per centrali di condizionamento dell'aria, e consideriamo la nostra partecipazione a questa fiera importante in queste circostanze, dove stiamo assistendo a un ingiusto assedio contro la Siria", aggiungendo che" l'azienda francese ha annunciato sul suo sito ufficiale la sua partecipazione a Buildex quest'anno, che è un segnale positivo del cambiamento di umore delle aziende europee nei confronti della Siria."
Fonti siriane hanno sottolineato che molti paesi del mondo, anche europei, hanno iniziato a sentirsi preoccupati dalle unilaterale applicazione di sanzioni alla Siria, e che è giunto il momento di porre fine a queste misure coercitive, ripristinando le relazioni con Damasco in nome dell'interesse comune e per contribuire alla ricostruzione post bellica che ha spossato il Paese e, indirettamente ha colpito vari paesi della regione e del mondo.
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