Tunisia, le elezioni parlamentari con affluenza al 9% una sconfitta per il presidente Saied

19 Dicembre 2022 09:00 Francesco Fustaneo


In Tunisia il popolo, sabato 17 dicembre è stato chiamato al voto per eleggere la nuova composizione parlamentare: l’ultima era stata sciolta lo scorso marzo, ma i lavori erano già stati sospesi nel luglio 2021.

In quell'occasione il presidente Kais Saied, di fatto aveva avocato a sé i pieni poteri, facendo leva sui timori di un “pericolo imminente” per il paese.

Il 25 luglio poi, in occasione del referendum, una percentuale superiore al 90 per cento dei votanti si era espresso per il “Sì” alla riforma costituzionale proposta e fortemente voluta, appunto, proprio da Saied.

La nuova Costituzione faceva virare la repubblica in senso fortemente presidenzialista, incrementando poteri e competenze del “presidente” e limitando tra l'altro i poteri della magistratura.

Tuttavia forti ombre si levavano su quel risultato solo in apparenza plebiscitario: era andato a votare in un referendum che non prevedeva il quorum, solo il 27 per cento degli elettori, praticamente poco più di un elettore su quattro.

Ritornando alle elezioni parlamentari dello scorso sabato, il dato uscito fuori dalle urne non può che apparire come una sonora bocciatura per il presidente tunisino: solo il 9% degli aventi diritto si è recato alle urne per votare.

Proprio in merito a tali elezioni, le opposizioni avevano già annunciato da tempo che avrebbero boicottato il voto. Le loro reazioni dunque non si sono fatte attendere.

A fronte di quanto accaduto, Abir Moussi del Partito Destouriano Libero, scendendo in piazza subito dopo l'annuncio dell'affluenza, ha invitato Kaïs Saïed a dimettersi di fronte a questo "fiasco elettorale" invocando elezioni presidenziali anticipate. Moussi ha anche chiesto di congelare i lavori della Commissione elettorale (Isie) in attesa della creazione di un nuovo organo elettorale che possa garantire la trasparenza del processo elettorale.

Ahmed Nejib Chebbi, portavoce del Fronte di Salvezza Nazionale, coalizione di cinque partiti, tra cui Ennhadha, e cinque associazioni, ha chiamato invece il popolo tunisino, le organizzazioni e la società civile a tutta una serie di proteste.

Forti le critiche mosse anche dal Partito dei Lavoratori che già nei giorni precedenti aveva denunciato l'assenza di qualsiasi garanzia per elezioni “libere, pluraliste e trasparenti”, ritenendo che la legge elettorale fosse incostituzionale e che riducesse notevolmente il ruolo dei partiti nel parlamento e nella società.

L'unica forza a difendere il processo elettorale voluto da Saied è stato il movimento “Harak del 25 luglio”, che aveva di contro parlato nei giorni scorsi di una “campagna di denigrazione del processo elettorale” finalizzata a influenzare gli elettori.

A conti fatti, quello del 17 dicembre è senza dubbio il tasso di astensione più alto di tutte le elezioni che si sono svolte negli ultimi anni.

Diversi i fattori che spiegano il disinteresse crescente dei tunisini per la politica: dalla disaffezione per il malgoverno e la corruzione, alla rassegnazione passiva di fronte a un'economia che va progressivamente a rotoli, fino ad aspetti insiti nello stesso procedimento elettorale come il voto uninominale che introduce una nuova cultura del voto popolare e non di lista.

Questo nuovo sistema di voto non ha ancora trovato la sua strada ed è stato fonte di grande riluttanza da parte degli elettori che non hanno interesse a votare candidati che non conoscono.

Il fatto che in più circoscrizioni vi siano singoli candidati dichiarati vincitori ancor prima che si siano svolte le elezioni, ha contribuito a dissuadere migliaia di elettori dall'andare ai seggi elettorali, poiché non esiste più l'incertezza sui risultati.

La cosa certa è che con questo tasso di astensione senza precedenti, i tunisini sembrano certificare il loro divorzio dalla classe politica qualunque sia il suo colore o la sua tendenza.

Infatti in realtà quello che è successo alle urne è accaduto anche sul versante opposto delle manifestazioni.

Le più recenti da Mondo Multipolare

On Fire

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...

Andrea Zhok - Il momento esatto in cui si è deciso il suicidio di Ucraina e Europa

di Andrea Zhok* Tre giorni fa, il 16 aprile, l'autorevolissima rivista di provata fede atlantista "Foreign Affairs" ha pubblicato un articolo che mette la parola fine a tutte le chiacchiere intorno...

Alessandro Orsini - Le democrazie occidentali, le dittature e l'antropologia culturale

  di Alessandro Orsini*   C’è questa idea senza alcun fondamento empirico secondo cui le democrazie occidentali sono sempre migliori delle dittature. Lo studio della storia smentisce...

L'avviso (finale) del Fondo Monetario Internazionale all'Impero Americano

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico   Abbiamo sempre sottolineato che questa enorme crisi geopolitica in corso abbia una origine di tipo economico e monetario. Del resto solo le persone ingenue...

Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa