L'Argentina si unisce ai BRICS e la Nuova Banca di Sviluppo per liberarsi dalla schiavitù dell'FMI

02 Giugno 2023 17:18 Fabrizio Verde

Grosse novità per l’Argentina di nuovo alle prese con problemi economici derivanti dalle criminali politiche di indebitamento con istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale dell’ultimo governo neoliberista guidato da Mauricio Macri.

La presidente della Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS (NBD), Dilma Rousseff, ha informato il ministro argentino dell'Economia, Sergio Massa, che il prossimo agosto si voterà sull'ingresso di Buenos Aires in questa istituzione finanziaria, riferisce l'agenzia di stampa Télam.

In un incontro presso la sede della banca a Shanghai, la Rousseff ha informato Massa che la direzione della NBD lo ha autorizzato al voto, che avverrà nella prima settimana di agosto durante una riunione dei governatori della banca in Sudafrica.

Allo stesso modo, fonti del Ministero dell'Economia argentino hanno dichiarato all'agenzia che, per rendere concreto l'ingresso del Paese, la banca BRICS, composta da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, otterrà 250 milioni di dollari in obbligazioni sovrane dal Tesoro argentino. Questo importo rappresenta il 25% del miliardo che verrà immesso nell'organizzazione finanziaria nei prossimi due mesi, dato che Arabia Saudita, Egitto e Zimbabwe si uniranno alla NBD durante la riunione in Sudafrica.

Durante l'incontro, Massa ha sollevato la possibilità che i BRICS forniscano un sostegno finanziario indiretto all'Argentina, ancora alle prese con il pagamento del debito di 44 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale (FMI) da parte del governo di Mauricio Macri nel 2018.

L'ex presidente brasiliana ha interrotto amichevolmente il suo interlocutore per comunicare la "buona notizia" dei progressi verso l'adesione alla Bnp, sottolineando però che questo passo è "il più operativo nel breve termine", riporta Télam. La Rousseff ha anche assicurato che l'adesione dell'Argentina alla banca dei BRICS sarà "espressamente postulata e difesa dal Brasile".

Oltre all'incontro con il capo della NBD, Massa, accompagnato dal deputato nazionale Máximo Kirchner e dal presidente della Banca Centrale Argentina, Miguel Ángel Pesce, ha avuto incontri a Pechino con i rappresentanti del Ministero degli Esteri e del Ministero del Commercio cinesi, nonché con alti dirigenti della Eximbank.

La ‘missione’ di Massa in Cina

Oltre all’adesione alla nuova banca dei BRICS la delegazioni argentina in Cina si è recata anche per ottenere sostegno economico nell’immediato. E sembra che sia riuscita nel proprio intento: attraverso incontri con con società energetiche sono stati raggiunti accordi che permetteranno a Buenos Aires di rafforzare le riserve per quasi 1000 milioni di dollari. Si tratta di contributi per tre progetti, mentre si attendono le definizioni per il secondo tratto del gasdotto Néstor Kirchner, per il quale le aziende dovranno competere in una gara d'appalto.

n questi incontri è stato definito con Ghezouba un nuovo esborso di 524 milioni di dollari per le dighe di Santa Cruz, che completerà i 1000 milioni di dollari di finanziamenti concordati per i progetti nella prima metà dell'anno. Inoltre, saranno aggiunti altri 70 milioni di dollari per completare l'impianto di trattamento delle acque reflue di Laferrere di Aysa, che è stato identificato come prioritario.

Con State Grid, invece, è stato chiuso il finanziamento del progetto AMBA 1 per il trasporto e la distribuzione dell'elettricità e delle linee ad alta tensione, che cercherà di evitare nuovi blackout e interruzioni e avrà un impatto su 8 milioni di persone direttamente e indirettamente, secondo fonti ufficiali.

In totale, si tratta di 924 milioni di dollari che avranno un impatto sulle riserve internazionali della BCRA (Banco Central de la República Argentina) prima del 15 luglio. "È importante accordarsi su questioni che servono per il presente, ma soprattutto sugli investimenti che serviranno per il futuro", ha dichiarato Massa dopo la chiusura degli incontri nel centro finanziario della Cina. "L'Argentina ha bisogno di uscire dalla discussione quotidiana e di avere progetti strategici per lo sviluppo dell'Argentina e delle prossime generazioni", ha aggiunto a El Cronista e ai media presenti in Cina.

"Oggi è stata una buona giornata perché abbiamo fatto progressi negli esborsi che a breve termine alleggeriscono le riserve, ma a lungo termine risolvono i problemi di produzione di energia elettrica, evitano le interruzioni e permettono una maggiore concorrenza per la seconda sezione del gasdotto", ha aggiunto il ministro.

Il ministro è stato accompagnato agli incontri dal Segretario per l'Energia Flavia Royón, dal capo dell'ENARSA Agustín Gerez, dal consigliere presidenziale Alejandro Olmos e dal deputato del Frente de Todos Máximo Kirchner.

Il sostegno cinese all’Argentina

Le attuali difficoltà economiche spingono l'Argentina a sviluppare la cooperazione con la Cina, afferma Xu Shicheng, ricercatore dell'Istituto latinoamericano dell'Accademia cinese delle scienze sociali, in un'intervista a Sputnik.

"L'Argentina ha sempre mantenuto buone relazioni con la Cina, che hanno raggiunto il livello di una partnership strategica globale. Durante la visita del presidente argentino Alberto Fernandez in Cina nel febbraio 2022, è stato firmato un memorandum d'intesa intergovernativo per la costruzione congiunta della Belt and Road. Di conseguenza, l'Argentina è diventata il primo grande Paese latinoamericano ad aderire alla cooperazione internazionale di questa iniziativa cinese", spiega l'analista.

Secondo Xu, il governo argentino sta attualmente affrontando grandi difficoltà economiche. "I prezzi sono in aumento, il tasso di cambio della valuta locale è fluttuante e il potere d'acquisto della popolazione sta diminuendo. Inoltre, l'Argentina è stata colpita da una grave siccità che ha influito sulle esportazioni di soia, mais e grano, con conseguenti ripercussioni sul rifornimento del bilancio in valuta estera”.

Nel frattempo, il governo argentino ha un prestito in sospeso con il FMI da parte dell'amministrazione del presidente Mauricio Macri. L'accordo di prestito del FMI ha un valore di 57 miliardi di dollari.

"Inoltre, l'Argentina è uno dei Paesi più colpiti dell'America Latina, dopo Brasile e Messico. Le autorità stanno chiedendo nuovi prestiti al FMI, il che riflette la gravità della crisi economica”, spiega l’analista.

Il ministro argentino intende prorogare lo swap valutario di 5 miliardi di dollari con la Cina, che scade ad agosto. Il ministro intende inoltre estendere lo swap di 3 miliardi di dollari, come riporta il quotidiano argentino La Nación. L'estensione dell'accordo promuoverebbe ulteriormente il commercio bilaterale e la cooperazione economica.

"L'accordo di swap valutario è stato firmato dalle banche centrali di Cina e Argentina molti anni fa. Tuttavia, negli ultimi anni anche molti Paesi latinoamericani, tra cui Brasile, Bolivia e Venezuela, hanno iniziato a eliminare gradualmente il dollaro negli scambi commerciali con la Cina", ritiene Xu.

A suo avviso, la visita del ministro delle Finanze argentino in Cina darà, da un lato, impulso all'attuazione di diversi accordi di cooperazione raggiunti dai due capi di Stato lo scorso anno e, dall'altro, garantirà il sostegno economico dell'Argentina.

"L'Argentina terrà presto le elezioni politiche. Ridurre l'inflazione e contenere l'aumento dei prezzi sono le principali priorità del governo, compreso l'aumento delle riserve di valuta estera. Attualmente, il commercio tra Cina e Argentina è altamente complementare", sottolinea Xu.

La Cina importa grandi quantità di soia, carne bovina e vino. Allo stesso tempo, attraverso la cooperazione scientifica e tecnica, la Cina aiuta a costruire centrali idroelettriche, centrali nucleari, strade e ferrovie. L'Argentina sta valutando l'acquisto di aerei militari cinesi. La visita di Massa sarà importante per rafforzare ulteriormente le relazioni di amicizia e cooperazione tra i due Paesi, conclude l'esperto.

Dollarizzazione: dalla padella alla brace

Intanto però ci sono in Argentina, così come in altri paesi della regione, fantici neoliberisti che pretendono di far andare a schiantare definitivamente il proprio paese proponendo la dollarizzazione. Per giunta mentre il mondo ha imboccato la strada contraria per liberarsi dalla schiavitù del biglietto verde statunitense attraverso cui Washington attua politiche neocolonialiste.

La dollarizzazione proposta dalla destra argentina sarebbe una "follia”, secondo l’economista Ha-Joon Chang, il quale avverte che la dollarizzazione renderebbe la nazione latinoamericana una "colonia”, come riporta il giornalista Ben Norton.

In un’intervista rilasciata a Naked Capitalism Chang ha spiegato: “Se volete adottare il dollaro come valuta ufficiale, dovreste chiedere di diventare una colonia degli Stati Uniti d'America, perché è questo che vi rende tali. Perché questo significa che le vostre politiche macroeconomiche saranno scritte a Washington.

Ora, in un grande Paese come gli Stati Uniti, in realtà, quando le politiche macroeconomiche vengono fatte a Washington DC, ci saranno Stati in altre parti degli Stati Uniti che soffriranno, perché il governo federale potrebbe stringere l'economia, perché in generale c'è inflazione, ma poi in alcune regioni potrebbe già esserci la recessione, e allora saranno in grossi guai.

Il fatto che si tratti di un unico Paese, quindi, consente di effettuare trasferimenti a queste regioni che soffrono di recessione. E, cosa più importante, le persone che vivono in queste regioni in recessione economica possono trasferirsi altrove, per trovare lavoro nelle aree che stanno andando bene.

L'unione fiscale e l'integrazione del mercato del lavoro sono le condizioni necessarie per rendere l'unione monetaria sostenibile.

E il motivo per cui l'Eurozona ha avuto una crisi di questo tipo è che non l'ha fatto abbastanza. Il mercato del lavoro è integrato, ma c'è una barriera linguistica, quindi non è perfetto. Non c'è un'unione fiscale, quindi non si può fare un trasferimento alle regioni povere. Ecco perché hanno avuto problemi.

Ora, l'Argentina che accetta unilateralmente il dollaro USA come valuta è una follia, perché non c'è integrazione del mercato del lavoro, non ci sono trasferimenti fiscali.

Non è che i [nord] americani dicano: "Oh, voi simpatici argentini, ora che volete usare il dollaro come valuta, accetteremo più immigrati da voi; vi daremo un po' di soldi". No. È l'idea peggiore.

Questa è l'idea peggiore”.

Il futuro è in Eurasia

Insomma, l’Argentina per risolvere i propri pressanti problemi non può proprio più guardare a nord, ma bensì deve svolgere il proprio sguardo verso l’Oriente. Una mossa quasi obbligata in questa epoca dove stiamo assistendo a una riduzione dell'area di dominio degli Stati Uniti nei confronti dei Paesi militarmente dipendenti in Europa e in Asia. Ciò è dimostrato dal rifiuto di appoggiare la posizione statunitense sulla Russia da parte di India, Cina, Brasile e altri Paesi, dove vivono più di 2/3 della popolazione mondiale.

D'altra parte, l'attrattiva dei BRICS sta crescendo. Dopo la stessa Argentina e l'Iran, che hanno presentato domanda di adesione, Egitto, Turchia, Arabia Saudita e Algeria hanno espresso la volontà di aderire. Persino gli Stati Uniti stanno cercando di dividere i BRICS, chiedendo all'India e alla Cina di sostenere le sanzioni anti-russe. Invece, i BRICS lavorano per creare un'architettura globale parallela a quella che ruota attorno alle istituzioni occidentali - un'architettura con gestione, insediamenti e logistica propri.

Altri grandi Stati vogliono unirsi ai BRICS, apparentemente non per sfidare gli Stati Uniti. Piuttosto, cercano di "coprire i rischi", volendo rafforzare in anticipo le relazioni con i poli alternativi - Russia e Cina.

Rispetto alle cricche guidate dagli Stati Uniti, come il G7 e la NATO, che non portano soluzioni alle gravi sfide che il mondo deve affrontare, tentando al contempo di fomentare la discordia globale, vari analisti hanno notato che il gruppo BRICS si erge più in alto e vede più lontano, rappresentando il futuro del mondo, un futuro caratterizzato da un maggior numero di economie emergenti che mirano a promuovere il progresso globale attraverso lo sviluppo.

Questa visione sembra essere ben chiara anche alla dirigenza argentina. In occasione di una sua visita a Mosca l’anno passato, a tal proposito, il presidente Fernandez dichiarava: “Sono sicuro che l'Argentina deve smettere di essere così dipendente dal FMI e dagli Stati Uniti e aprirsi ad altri paesi".

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