di Diego Angelo Bertozzi per l'AntiDiplomatico
Quando, all'indomani dell'ingresso di Teheran nella Shanghai Cooperation Organization (Sco) come nono membro, si definisce proprio quest'ultima come "anti-Nato" si cade in una petizione di principio e si commette un (conseguente) errore di valutazione.
Il riferimento è al titolo dell'edizione online di Repubblica "L'Anti-Nato si allarga all'Iran. E Putin rassicura: Russia unita come mai".
Nel primo caso si continua a sostenere, evitando il confronto con la dura realtà dei fatti, che la Nato resta al centro delle dinamiche globali, tanto che il mondo sia portato a organizzarsi mai in autonomia ma sempre e solo in risposta all'Occidente del suprematismo coloniale bianco; nel secondo caso non si comprende come la Sco sia ormai la più grande organizzazione internazionale per la gestione della sicurezza: tra i membri, oltre all'Iran troviamo Cina, Russia, India e Pakistan.
Dall'Asia orientale si arriva direttamente al Medio oriente attraversando zone anche di conflittualità. Fondata su di un principio ben diverso - ma potremmo dire in gran parte opposto - a quelli di una alleanza militare, perché mette in pratica quel dialogo fra diversi, con tutta la conseguente complessità dei rapporti, che evita facili e pericolose soluzioni unilaterali e belliche.
Si presenta, quindi, come futuribile organismo di risoluzione delle dispute per via diplomatica senza imposizione di ricette e unilateralismi. In fondo, e non forzando più di tanto, potremmo leggere la Sco come la concrezione sulla realtà cruda e dura dei rapporti internazionali, del concetto di “Comunità di destino condiviso” che è parte della diplomazia della Repubblica popolare cinese e che si contrappone a quella che viene definita come “mentalità da guerra fredda”. Ma possiamo fare riferimento anche alla cinese Global Security Initiative per la quale la sicurezza è un bene indivisibile.
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