Istituto Italia Brics e l'AD presenti al terzo "Belt and Road" Forum a Pechino

“Ho partecipato al secondo Forum Internazionale per la Cooperazione Internazionale Belt and Road a Pechino nell’aprile 2019 e sarò presente anche alla terza edizione del 17 e 18 ottobre prossimi, in particolare ai lavori del Forum tematico dedicato ai “Legami people-to-people, la Via della Seta per la connessione tra civiltà differenti, per la promozione dello sviluppo comune, per il mantenimento di una pace duratura”. Con queste parole, nella nota che segue e che vi pubblichiamo per intero, Vito Petrocelli, ex presidente della Commissione Affari esteri del Senato e attuale presidente dell’Istituto Italia-Brics, annuncia la sua presenza al Terzo Forum internazionale sulla Nuova via della seta che si svolgerà martedì e mercoledì a Pechino.

In Cina, per il decennale del progetto perno vitale del nuovo sistema multipolare, saremo presenti anche noi de l’AntiDiplomatico e copriremo in tempo reale l’evento: potrete seguire tutti gli aggiornamenti direttamente dal nostro giornale, oltre che dai canali Telegram de l’AD e dell’Istituto Italia Brics.


Alessandro Bianchi




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BRICS E BRI: IL MONDO MULTIPOLARE PRENDE FORMA

di Vito Petrocelli (presidente Istituto Italia-Brics)


I paesi BRICS si sono riuniti in agosto a Johannesburg decidendo di allargare il formato con l’ingresso di altre sei nazioni: Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. L’ampliamento rappresenta la vera trasformazione dei BRICS, che passano da gruppo di economie emergenti a portavoce del Sud Globale.

I BRICS non sono un’alleanza politica o militare, come ad esempio l’Unione Europea o la NATO. Al contrario sono paesi che hanno alcuni obiettivi comuni e principalmente favorire l’autodeterminazione, la cooperazione reciprocamente vantaggiosa, lo sviluppo equilibrato e la liberazione definitiva dal neocolonialismo occidentale.

L’Italia ha tutto l’interesse a sostenere l’espansione dei BRICS perché ha storicamente forti rapporti culturali, economici e commerciali con tutti i sei Paesi che entreranno da gennaio 2024. Gli Emirati Arabi Uniti nei primi sei mesi del 2023 sono il 19° Paese destinatario delle esportazioni italiane, e vengono prima di Canada, Ungheria, Messico e Slovenia. L’Arabia Saudita è il 22° Paese di provenienza delle importazioni italiane, prima di Corea del Sud, Slovenia, Russia e Giappone. L’Argentina è il Paese con la più grande comunità di origini italiane in tutto il mondo, molto legata per ragioni culturali e commerciali. Con l’Iran, l’Egitto e l’Etiopia abbiamo sempre mantenuto i migliori rapporti tra i Paesi UE.

I paesi occidentali, pur con alcune eccezioni, continuano a considerarsi indispensabili per lo sviluppo collettivo. In realtà questo non è più vero da almeno 15 anni, soprattutto per la crescita enorme della Cina che ha portato fuori dalla povertà centinaia di milioni di persone in pochi anni, guidato la crescita dei format di cooperazione più innovativi come BRICS e SCO e lanciato la più grande iniziativa di cooperazione allo sviluppo quale è la Belt and Road.

L’Italia può avere un ruolo importante nei rapporti tra BRICS e Occidente, soprattutto nell’ambito del G7. Nel 2022 l’Italia ha esportato per 247 miliardi di euro ed importato per 180 miliardi di euro con i Paesi G7. Nello stesso anno l’Italia ha esportato per 34,5 miliardi di euro ed importato per 103 miliardi di euro con i BRICS. La premier Meloni dovrebbe quindi chiedersi se in questa fase geopolitica delicata all’Italia convenga limitare le relazioni con i BRICS, come sostanzialmente gli USA chiedono all’Italia a proposito del rinnovo del Memorandum of Understanding sulla Belt and Road. Secondo me la risposta è negativa: l’Italia è stato l’unico paese del G7 ad aver sottoscritto un memorandum con la Cina sulla Belt and Road, è geograficamente e culturalmente un Paese di confine, tra Est e Ovest, tra Nord e Sud globale, ma purtroppo a causa delle sue recenti scelte politiche e commerciali, rischia di perdere questo ruolo.

Ho partecipato al secondo Forum Internazionale per la Cooperazione Internazionale Belt and Road a Pechino nell’aprile 2019 e sarò presente anche alla terza edizione del 17 e 18 ottobre prossimi, in particolare ai lavori del Forum tematico dedicato ai “Legami people-to-people, la Via della Seta per la connessione tra civiltà differenti, per la promozione dello sviluppo comune, per il mantenimento di una pace duratura”. “Ho partecipato al secondo Forum Internazionale per la Cooperazione Internazionale Belt and Road a Pechino nell’aprile 2019 e sarò presente anche alla terza edizione del 17 e 18 ottobre prossimi, in particolare ai lavori del Forum tematico dedicato ai “Legami people-to-people, la Via della Seta per la connessione tra civiltà differenti, per la promozione dello sviluppo comune, per il mantenimento di una pace duratura”.

La partecipazione italiana alla Nuova Via della Seta (BRI) ha avuto diverse conseguenze positive. La prima e più importante è che la cooperazione tra i due Paesi nei campi economico, culturale, politico e sociale è diventata un "punto di riferimento" all'interno dell'Unione europea, confermando la necessità di sviluppare il partenariato strategico completo tra le due parti.

I dati mostrano che il volume degli scambi commerciali tra la Cina e l'Italia è aumentato per il sesto anno consecutivo nel 2022. Italia e Cina hanno economie altamente complementari e le relazioni bilaterali, soprattutto nei settori economico e commerciale, hanno compiuto un grande balzo in avanti.

I dati del Ministero degli Esteri Italiano mostrano che il volume del commercio bilaterale ha raggiunto 73,948 miliardi di euro nel 2022, in aumento del 36,3% sull’anno precedente. Le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate del 45,6% nel primo semestre 2023.

Sarà difficile mantenere questi ottimi risultati se l’Italia si ritirerà dalla BRI.

Purtroppo il clima internazionale di nuova Guerra Fredda sta influenzando negativamente il lavoro fatto da Italia, Cina e UE. Gli USA stanno aumentando l’ingerenza negli affari interni dei Paesi Alleati, soprattutto in Italia e Germania. Il ritiro dichiarato dalla premier Giorgia Meloni lascerà spazio alle opportunità degli altri Paesi europei che partecipano alla BRI.

Non credo infine che i progetti occidentali alternativi alla Nuova Via della Seta possano avere successo. Mi chiedo come sia possibile pensare ad un contrappeso alla BRI, un progetto che riguarda più di 150 Paesi e 30 organizzazioni internazionali. Il governo Meloni cerca alternative credibili alla BRI, toppe utili a coprire il futuro buco nell’interscambio tra Italia e Cina. La Meloni dimentica però il detto che dice che spesso “La toppa è peggio del buco”.

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