Quando trionfava il neo-liberismo, nel Brasile si viveva così...


Fonte: brasildecide.telesurtv.net
Traduzione di Fabrizio Verde per Alba Informazione

Il modello neoliberista è stato applicato in Brasile dal governo di Fernando Collor de Melo nel 1990 ed è continuato durante i due mandati di Fernando Henrique Cardoso.
Cardoso giunse al potere promettendo:
Stabilità monetaria come prodotto della lotta all’inflazione.
Sviluppo economico attraverso investimenti esteri.
La creazione di nuovi posti di lavoro.
Redistribuzione del reddito.
L’accesso del paese al primo mondo.
Cardoso ha governato potendo contare sulla maggioranza assoluta nel Congresso, grazie a una coalizione tra il suo partito, il Partito della Social Democrazia Brasiliana (PSDB), e la destra tradizionale. Ottenuto il sostegno dell’imprenditoria nazionale e internazionale, ha governato con il beneplacito della stampa mainstream.
Le promesse non furono mantenute e le trasformazioni portarono il Brasile in tutt’altra direzione.
L’eredità del PSDB
Non vi fu crescita economica. Le politiche d’indebitamento verso il settore privato e gli organismi internazionali comportarono un notevole aumento del deficit pubblico.
Il modello neoliberista aumentò le importazioni e produsse un deficit nella bilancia commerciale incrementato dall’afflusso di capitali speculativi. Le esportazioni passarono da 35 a 52 miliardi di dollari nel periodo 1992-1997, mentre le importazioni triplicarono passando da 20,5 a 61,3 miliardi di dollari. La bilancia commerciale da un surplus di 15,2 miliardi di dollari passò a un deficit di 8,3 miliardi dollari.
Ebbe luogo un processo di finanziarizzazione dell’economia, dove il ruolo egemonico fu assunto dal capitale finanziario. I grandi beneficiari di quel periodo furono gli istituti bancari.
Gli investimenti pubblici in sanità e istruzione diminuirono drasticamente. Il fondo per l’istruzione si ridusse dal 20,3% nel 1995 all’8,9% nel 2000, in contrasto con il pagamento degli interessi sul debito che salirono dal 24,9% delle entrate al 55,1% nel 2000.
Cardoso indebolì la capacità di regolamentazione dello Stato colpendo i diritti dei lavoratori. Come risultato, vi fu l’applicazione di una politica di “flessibilità del lavoro”, che significò per i lavoratori non avere contratti regolari, precarizzando il lavoro.
Il lavoro precario raggiunse il 55% nel 2000, mentre i rapporti di lavoro regolari erano solo il 45%.
Aumento della disoccupazione, economia informale e servizi pubblici deteriorati. Le politiche neoliberiste di Cardoso colpirono principalmente la classe media.
Nelle aree povere delle periferie urbane (40% della popolazione) si aggravò la crisi sociale, aumentò la povertà, l’esclusione sociale, la violenza, il traffico di droga. L’assenza dello stato, consentì il maggiore insediamento dei gruppi criminali.
Questo fu il paese ereditato da Luis Inácio Lula da Silva e dal Partito dei Lavoratori, quando assursero al potere.
Nel 2014 sono di nuovo questi i due modelli di sviluppo che si affrontano. Dilma erede di Lula e delle politiche di inclusione sociale del governo attuale contro Aécio Neves, erede di Fernando Henrique Cardoso, il suo mentore principale.
I principali punti del programma di governo di Aécio Neves sono:
Decentramento
Semplificazione della burocrazia statale. Efficienza del pubblico per risolvere i problemi della popolazione. Migliorare i servizi pubblici
Trasparenza nell’attuazione delle politiche pubbliche.
Partecipazione popolare.

Sul fronte economico il programma di governo include:
Promuovere l’integrazione del Brasile nel commercio internazionale con particolare attenzione verso l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Neves propone di definire una strategia di “integrazione competitiva delle società brasiliane nelle catene globali del valore”.
Alcune linee guida del suo programma contemplano:
Recupero della competività e stimolo all’inserimento del Brasile nel commercio internazionale.
Una riforma tributaria per facilitare il lavoro produttivo. Riduzione del carico fiscale sulle esportazioni.
Riprendere i negoziati sugli accordi commerciali e il sostegno agli investimenti esteri.
Concludere i negoziati con l’Unione Europea, blocco riconosciuto come il principale mercato per le esportazioni brasiliane.
Porre le basi per un accordo preferenziale con gli Stati Uniti
Rivalutare le priorità strategiche nei rapporti con la Cina.
Rivisitare politiche per l’integrazione regionale per – sotto la guida del Brasile – ristabilire il primato della liberalizzazione del commercio e l’approfondimento degli accordi vigenti nel Mercosur.
Recuperare gli obiettivi iniziali del blocco, considerato paralizzato e senza strategia, nonché rendere maggiormente flessibili le regole in modo da poter procedere nei negoziati con paesi terzi.

Temi come l’integrazione latinoamericana, l’UNASUR, il rafforzamento dei BRICS, non sono prioritari nell’agenda di Neves.
Il principale consigliere economico di Aécio Neves è Arminio Fraga, ex presidente della Banca Centrale durante la presidenza di Fernando Henrique Cardoso. Questo fattore elimina ogni dubbio circa la natura neoliberista della proposta di Neves.
In questo secondo turno elettorale Neves, candidato della destra brasiliana, può contare sul sostegno dei media mainstream, del settore finanziario, dei settori più conservatori del mondo imprenditoriale brasiliano. La sua base sociale si concentra in gran parte nelle classi medio-alte urbane, delle regioni più ricche del Paese.
Domenica 26 ottobre il Brasile si troverà di fronte a un bivio: tornare alle pratiche neoliberiste dei tempi di Cardoso, oppure avanzare con il programma d’inclusione sociale dei governi di Dilma Rousseff e del PT.

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