Nicolas Maduro: "Una certa 'sinistra' ha tifato che mi cacciassero. Avrebbero poi scritto tomi su tomi sulla sconfitta"


di Geraldina Colotti*


Caracas, 18 settembre 2017


Oggi vogliamo presentarvi un altro esempio di manipolazione mediatica che non troverete sui media nostrani. Qui in Venezuela si stanno svolgendo le giornate di solidarietà internazionale Todos somos Venezuela. Un incontro a cui sono stati invitati intellettuali, sindacalisti, partiti dei cinque continenti. Ieri siamo stati nella trasmissione settimanale del presidente Domingo con Maduro insieme alla delegazione italiana. Nel tardo pomeriggio, abbiamo partecipato alla stesura del Piano d'azione internazionale che prevede anche l'articolazione di campagne per combattere l'informazione di guerra.



Le agenzie stampa italiane parlano invece di una “piattaforma Venezuela Somos Todos” che, il prossimo 22 settembre “presenterà alla Corte Penale Internazionale dell'Aia una petizione con circa 90.000 firme contro il governo di Nicolas Maduro per aver commesso crimini contro l'umanità, sistematiche torture e persecuzioni per ragioni politiche”.

In questo modo, cavopolgendo i termini e distorcendo i nomi, si frullano i cervelli già disastrati dei lettori italiani: perché, in questo momento, il Venezuela e l'arco di forze che lo sostiene sta facendo storia.

Evidenzia lo scontro fra due modelli di sviluppo: da una parte quello capitalista e guerrafondaio a cui serve l'intossicazione mediatica. Dall'altro quello socialista, deciso a rilanciare un progetto alternativo a cento anni dalla rivoluzione bolscevica e a 150 dalla nascita del marxismo.

Todos somos Venezuela sta costruendo un “dialogo per la pace, la sovranità e la democrazia bolivariana”. Chi vuole rubarne il nome (e le risorse), ha mire totalmente diverse, risponde a chi preferisce esportare bombe e non farina: ovviamente in nome della “pace”.

Per questo, sta preparando il campo a un possibile intervento armato degli Usa e dei loro alleati. Di questo hanno parlato ieri Maduro e il presidente boliviano Evo Morales, in dialogo con i movimenti popolari accorsi da tutto il mondo. Molte le delegazioni africane. In loro nome è intervenuto Roland Lumumba, figlio del grande leader congolese Patrice Lumumba.

Al centro del programma, la battaglia delle idee e quella nelle piazze e la necessità di far chiarezza sul rapporto tra democrazia borghese e socialismo.

Maduro è andato dritto al punto. Una certa “sinistra” - ha detto – avrebbe voluto che il potere popolare abbandonasse la partita e che io, che lo rappresento, mi lasciassi cacciare. Allora “avrebbero potuto scrivere tomi su tomi su di me e sulla sconfitta”. Ora, invece, remano contro o spingono il
campo dei “ni-ni”.

E martedi, grande marcia antimperialista. A scegliere da che parte stare, si paga sempre un prezzo. Ma ne vale la pena.


*Post Facebook riproposto su gentile concessione dell'Autrice

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