di Giorgio Cremaschi
Dunque l'ISTAT ci comunica che nel mese di maggio la produzione industriale è calata di un punto, mentre gli ordinativi, cioè la produzione futura, son calati di ben tre.
Questo ben prima della Brexit e delle previsioni al ribasso sull'economia che da essa son state fatte derivare. La Confindustria, la più renziana delle organizzazioni assieme alla CISL, aveva cominciato a mettere le mani avanti, facendo prevedere al suo, una volta rigoroso, ufficio studi un rallentamento della produzione a causa del post Brexit. Che naturalmente diventerebbe una frana se al referendum costituzionale dovessero vincere i NO.
Ora le previsioni interessate e strumentali della Confindustria non si avverano nel futuro, ma nel passato. Ricordiamo che a maggio il regime renziano ci imboniva di ottimismo sulla ripresa, che solo i gufi rifiutavano di vedere. Invece nel pieno della esaltazione dei successi del governo la produzione crollava. E continuerà ad andare male visti i dati degli ordinativi.
Come reagirà il palazzo renziano di fronte a questi dati? Semplicemente li ignorerà, forte di una stampa di regime che continua a scodinzolare di fronte ai suoi padroni politici e bancari. Però la verità alla fine verrà a galla anche in mezzo ad una opinione pubblica addormentata, e il rischio per Renzi e i suoi è che essa esploda proprio prima del voto sulla controriforma della Costituzione . Per questo quell'umile attendente del Palazzo che è il presidente Mattarella continua a non fissare la data del voto.
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