Cremaschi: "Perché non voterei Macron se fossi francese"


di Giorgio Cremaschi


Non invidio in alcun modo gli elettori francesi per ciò che hanno di fronte con il ballottaggio presidenziale. La grande maggioranza di loro, che ha fatto altre scelte, ora dovrebbe legittimare un sistema elettorale dove si può diventare presidente della repubblica, con enormi poteri, basandosi sul consenso di un votante su cinque e di un elettore su sei. È il sistema truffaldino che hanno bocciato la Corte Costituzionale con la sua sentenza ed il popolo italiano con il suo voto referendario. Ora possiamo ancor meglio comprendere la saggezza di quei pronunciamenti contro il potere assoluto alle minoranze.

Ma non li invidio soprattutto perché sono costretti a scegliere tra due destre. Una la conosciamo meglio, è quella che ci governa in ottemperanza agli ordini della UE, della Troika, della NATO. Ne è interprete puro Il banchiere Macron, candidato di plastica inventato da una gigantesca operazione del regime finanziario mediatico. Macron è pura espressione della destra liberale che distrugge lo stato sociale e i diritti del lavoro, che spende i soldi pubblici per finanziare le banche e le guerre umanitarie, che a parole è per la libertà e l'accoglienza, ma poi fa leggi di polizia feroci all'interno e accordi spietati con tiranni per fermare i migranti all'estero. No non mi turerò il naso per sostenere questo gemello di Matteo Renzi.

Non per questo però si può fare la scelta opportunista di segno opposto e sostenere LePen. Non si batte la destra liberale schierandosi con quella reazionaria. Che oggi promette di chiudere le frontiere ai migranti e alla globalizzazione finanziaria, ma una volta al governo attuerebbe certamente la prima parte del suo programma, ma non la seconda. Trump insegna. A chi crede in una funzione anticapitalista della destra, ricordo che essa è già al governo in diversi paesi dell'Est della UE. E che in quei paesi si fanno muri contro i migranti, ma ci sono frontiere aperte per banche e multinazionali.

Aggiungo anzi che essere riuscito a selezionare un avversario impresentabile, a cui attribuire la voglia di scardinare il sistema, è il maggior successo del regime UE e della finanza globalizzata. L'unico avversario contro cui Matteo Renzi sarebbe sicuro di vincere è Matteo Salvini, onnipresente non caso nelle TV.

Ma il fatto che il sistema politico stia marciando verso un'alternanza da incubo tra due destre non è solo merito del potere che da tempo opera a questo scopo. Il trentennale lavoro di autodissoluzione delle sinistre ha avuto un ruolo decisivo per giungere a questo punto. Siamo tornati all'800, quando le sinistre sociali e di classe erano fuori dal sistema politico, nel quale si poteva solo scegliere tra governi liberali e sanfedisti, entrambi nemici dei diritti del lavoro e fanatici di quello di proprietà.

Una sinistra incapace di dire NO all'euro, alla UE, alla NATO nella Europa di oggi non è in grado di dire e proporre nulla di utile per nessuno, tanto meno per un mondo del lavoro che marcia a tappe forzate verso la schiavitù e per la marea crescente di poveri prodotti dalla disoccupazione di massa e dalla precarietà. La sinistra del capitale è servita in questi trenta anni solo a distruggere le conquiste popolari e del lavoro e ora, come una delle tante aziende pubbliche che ha privatizzato, viene dismessa.

Per questo mi auguro che Melenchon regga alla pressione delle sinistre vendute e suicide, ben interpretate da Tsipras e dal segretario del PCF, e non appoggi il candidato della Borsa, della finanza, della UE targata Germania. Essere fuori e contro l'alternanza tra le due destre è la condizione prima per vivere e tornare ad essere utili.

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