"No pasaran". Il viaggio della Carovana anti-fascista nel Donbass che resiste

di Giorgio Cremachi - Donbass, 3 maggio 2017

Mentre visitiamo le due repubbliche del Donbass, di Lugansk e di Donetsk, ci arriva la notizia di un ridicolo quanto vergognoso comunicato dell'ambasciata di Ucraina in Italia, che protesta e minaccia per la nostra presenza in questi luoghi.

In realtà i signori dell' ambasciata condannano la missione di quello che loro chiamano partito comunista italiano, quando la nostra delegazione è composta dalla Carovana Antifascista promossa dalla Banda Bassotti, da sindacalisti della USB, da militanti di Rifondazione comunista e di altre organizzazioni impegnate nella solidarietà internazionale.

Non si può pretendere che siano esatti i rappresentanti di un governo infarcito di ministri fascisti che esaltano coloro che collaborarono coi nazisti durante la seconda guerra mondiale. Non si può certo aspettarsi qualche precisione da parte di chi nel suo paese ha coperto il rogo di Odessa, dove bande fasciste hanno assaltato le sede dei sindacati bruciando vivi tutte e tutti coloro che stavano li dentro.

Per loro sono comunisti tutti coloro che si oppongono al loro regime, come han sempre detto tutti i fascisti.

Immagino che altro combustibile all'esplodere della rabbia dell'ambasciata lo abbia messo la presenza nella nostra delegazione di Eleonora Forenza, parlamentare europea e comunista di Rifondazione. Ma come, si saranno chiesti, la UE ci finanzia ed arma assieme alla NATO ed un parlamentare va nel Donbass?

Così troll di Kiev nella rete hanno preso di mira Eleonora con insulti vergognosi, a proposito attendiamo le condanne della presidente Boldrini.

Le proteste e le minacce di arresto, se dovessimo trovarci in Ucraina, sarebbero solo da gettare nella spazzatura del ridicolo e della vergogna, questa in particolare per il nostro governo la cui amicizia viene esaltata nel comunicato, se non fosse per una parola terribile usata dall'ambasciata.



Essi ci accusano di essere in territori "occupati".

Occupati da chi? Dai loro legittimi abitanti. Che vogliono vivere liberi sulla loro terra, che non vogliono subire un regime che ricorda loro l'occupazione tedesca contro cui hanno combattuto eroicamente più di 70 anni fa, che vogliono la pace e sono stati aggrediti a colpi di bombe dai liberatori di Kiev.

Erano occupanti i bambini dell'orfanotrofio di Lugansk che abbiamo visitato, che son riusciti a fuggire grazie al coraggio delle educatrici, pochi minuti prima che le bombe di Kiev distruggessero l'edificio?

Erano occupanti gli studenti e la conducente del pulmino della università, uccisi durante un bombardamento che voleva distruggere la principale sede scolastica di Donetsk. Erano occupanti gli abitanti di quartieri e villaggi che si sono visti piovere addosso bombe di tutti i tipi, ogni esplosivo tranne quello nucleare è stato gettato dagli armati di kiev su di loro.

Un regime che definisce occupanti gli abitanti di un territorio che vuole occupare ha in mente una sola cosa, cacciare quegli abitanti là da dove vivono e nel linguaggio di oggi questa si chiama pulizia etnica. Contro la minaccia di essa le repubbliche del Donbass difendono i loro popoli e noi siamo orgogliosamente con loro.

Con loro condividiamo la parola d'ordine nata nella guerra antifascista di Spagna e che nel Donbass conoscono tutti: "No pasaran". Alla faccia dei criminali ucraini e dei mascalzoni della UE e della NATO che stanno con loro.

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