Il 3 ottobre sciopero generale: il "bivio Tsipras" per la lotta catalana

Dopo il pronunciamento di popolo del 1 ottobre ora la parola passa al mondo del lavoro. Lo sciopero generale, proclamato da tempo dalla confederazione anarcosindacalista CGT e ora fatto proprio da tutte lo organizzazioni sindacali, si annuncia come una mobilitazione eccezionale, pari a quella referendaria.

Sarà la classe lavoratrice catalana, da sempre repubblicana, antifascista, egualitaria, a dare il suo segno al processo indipendentista.

Che sicuramente nasce anche da componenti borghesi, dalla voglia di essere nell'Europa dei ricchi da parte della regione più sviluppata della penisola iberica. Ma che nel corso del processo politico e sociale ha cambiato segno, anche in virtù di conflitti che ha dovuto percorrere. Ora la repressione del governo Rajoy, che ha avuto il merito triste di svelare la maschera che copre il residuo franchista della monarchia spagnola, e l'ipocrisia della UE, che chiede il rispetto dei diritti umani al governo autoritario che appoggia; ora la nuova fase del conflitto tra popolo e potere costringerà a scelte radicali.





La maggioranza del popolo indipendentista sperava e forse spera tutt'ora di uscire dalla Spagna e di restare nella UE. Come il popolo greco sperava con il suo no di respingere il memorandum della Troika e di restare nell'euro. È comprensibile, il regime UE è fondato anche sul razzismo verso i popoli mediterranei, quelli che il capo Euro Diesselboim accusa di sperperare soldi in donne e vino.

E purtroppo questo razzismo, grazie anche alla dittatura mediatica del pensiero unico, si è trasformato in autorazzismo, nella paura dei popoli del sud Europa di essere cacciati da quelli del nord.

I referendum di Lombardia e Veneto, che stanno al polo opposto di quello catalano, chiedono più autonomia regionale nel quadro della austerità italiana ed europea, vogliono solo essere più vicini alla Germania. Invece il referendum catalano, come tre anni fa quello greco, propone una rottura del sistema, anche se con l'ingenua speranza che il sistema stesso l'accetti. I popoli vogliono la libertà di decidere su sé stessi, ma sperano che la UE gliela riconosca.

Bene, non succederà e si dovrà scegliere.

I primi a doverlo fare saranno coloro che il popolo ha scelto come propri rappresentanti. Il governo Tsipras ha deciso di tradire il voto del suo popolo e di stare con la UE. Ora le autorità catalane sono allo stesso bivio. Fare come Tsipras e trasformare un successo in un disastro per la stessa democrazia, o andare avanti e rompere con la Spagna così come con la UE, entrambe irriformabili. Se sceglieranno di andare avanti tutta la storia d'Europa comincerà a cambiare. La Vaga General del 3 ottobre spinge poderosamente verso questo sbocco positivo.

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