di Giorgio Cremaschi
Secondo gli ultimi dati ISTAT in Italia 18 milioni di persone sono a rischio o sono già precipitate nella povertà. Se vogliamo essere più precisi, utilizzando altri dati dell'istituto di statistica, in Italia abbiamo 4 milioni di poveri "assoluti", cioè che non ce la fanno a comprare i beni fondamentali per vivere, 8 milioni di poveri "relativi" appena un gradino sopra gli altri; e altri 6 milioni di persone che stanno precipitando verso di loro. Sì perché la situazione sociale del paese, nonostante gli ottimismi di banche, grandi imprese e governo, sta degradando: i ricchi diventano più ricchi e i poveri sono sempre di più. E aumentano anche le divaricazioni territoriali. I poveri sono quasi un terzo della popolazione residente in Italia, ma nel Mezzogiorno diventano quasi la metà, mentre al Nord sono uno su cinque. Nel frattempo il 20% più ricco vede aumentare notevolmente le proprie entrate, anzi si può dire che gran parte dell'aumento del reddito che viene registrato, vada a chi ne avrebbe meno bisogno. La ricchezza del paese cresce solo con la ricchezza dei ricchi, scusate il gioco di parole.
Più della metà delle famiglie italiane vivono con 24000 euro all'anno. Non è ancora la povertà, ma secondo lo stesso ISTAT con questo reddito si è molto vicini ad essa. Ricordiamo che questi soldi corrispondono a 48 milioni delle vecchie lire, con i quali nel passato non si sarebbe certo stati inclusi tra chi se la passa male. Certò c'è stata un poco di inflazione, ma se pensiamo alle promesse di benessere per tutti che furono diffuse dai fautori della moneta unica, non c'è smentita ad esse più chiara e brutale.
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