In viaggio verso l'Embraco. Ancora tutti convinti che sia "l'impresa a creare lavoro"?r



di Giorgio Cremaschi


In questi giorni incontro operai cui l'impresa ha distrutto il lavoro e la vita. Embraco, Eaton, Honeywell e tante altre trasferiscono altrove la produzione e lasciano in mezzo alla strada migliaia di persone. Fiat- FCA lo ha già fatto e si prepara a fare altrettanto. Possono esserci rallentamenti, qualche mese di cassa integrazione in più, ma il processo non si arresta.

Sono venti e più anni che si fanno solo leggi contro il lavoro e favore dell'impresa. Dovremmo avere la piena occupazione che dilaga. Invece abbiamo 3 milioni di disoccupati ufficiali, in crescita nonostante la "ripresa", altri 3 milioni di finti occupati, super precari strasfruttati. 6 milioni di persone non hanno un lavoro degno di questo nome.

Eppure sentiamo ancora i palazzi della politica blaterare che è l'impresa che crea il lavoro. Quasi tutti ripetono questa falsità, evidentemente per dimostrare che tanta gente è senza lavoro solo perché le imprese non sono state aiutate ancora a sufficienza. Da ultima l'ineffabile Emma Bonino ha centrato la sua costosissima e sponsorizzatissima campagna elettorale su questo slogan malefico.



No, l'impresa non crea lavoro, anzi lo distrugge. È il lavoro invece che crea l'impresa ed è lo stato che, se fa politiche economiche e sociali giuste, crea la piena occupazione. È il lavoro che crea lavoro, se c'è uno stato che interviene direttamente nell'economia, che tutela il lavoro contro precarietà e sfruttamento, che agisce insomma in contrasto e non a favore dei più violenti e selvaggi meccanismi di mercato. Ci vuole lo stato sociale ed interventista previsto dalla Costituzione, non lo stato privatizzato di oggi, che opera al servizio delle imprese che distruggono lavoro. Questa è la realtà, il resto è un imbroglio che dura da più di venti anni e di cui i lavoratori dell'Embraco e le loro famiglie sono, insieme a tanti altri, solo tra le più recenti vittime.

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