Piazza Fontana 50 anni dopo, presidente Mattarella oggi a Milano si scusi a nome dello Stato colpevole


di Giorgio Cremaschi

I cinquant’anni dalla strage di stato di Piazza Fontana non hanno ancora portato verità e giustizia da parte dello stato.

Noi tanti che lottavamo, in quei giorni gridammo subito la verità: quelle bombe, come altre prima e dopo, le avevano messe i fascisti, manovali assassini di settori dello stato che volevano un golpe in Italia.

Erano gli anni del protagonismo operaio e studentesco, l’Italia stava crescendo velocemente grazie alla mobilitazione continua di un popolo sempre più vasto e consapevole. Ingiustizie e pregiudizi storici venivano travolti, eguaglianza sociale e libertà marciavano assieme. Ma c’era una Italia padronale, ricca, privilegiata, anticomunista fino alle viscere, che non era disposta a tollerare questo cambiamento. Essa era ben rappresentata negli apparati dello stato, ancora eredi di quelli del ventennio fascista, e godeva di coperture e sostegni internazionali negli USA e nella NATO, che avevano da poco promosso il golpe dei colonnelli in Grecia.

Questa Italia reazionaria si era autonominata maggioranza silenziosa, quella che diceva basta con scioperi, cortei, assemblee, che voleva legge, ordine e rispetto dell’autorità, la sua.

Quest’Italia ingiusta e violenta sapeva però di non poter vincere nella competizione e nel conflitto democratico e quindi decise subito di assumere criminali fascisti, in primo luogo di Ordine Nuovo, per spargere sangue che chiamasse un potere dittatoriale. Per raggiungere questo scopo però i fascisti dovevano mascherarsi da anarchici, le bombe dovevano sembrare di sinistra, si doveva indirizzare il dolore e l’indignazione per i morti contro gli operai, i sindacati, gli studenti, i comunisti.
Per raggiungere questo scopo era indispensabile che lo stato costruisse menzogne. E questo fu fatto: l’anarchico Valpreda innocente fu accusato della strage con prove contraffatte. Pinelli fu assassinato nella questura di Milano mentre era detenuto illegalmente. Lo stato si mise in moto per costruire l’ingiustizia e cancellare la verità.

Furono le lotte, l’impegno civile, i duri prezzi pagati dalla mobilitazione democratica e popolare, che fecero fallire il disegno reazionario violento che durò un decennio, passando per Piazza della Loggia a Brescia fino alla strage della stazione di Bologna? nel 1980.

Lo stato, i suoi settori deviati poi si disse, fu prima mandante nelle stragi, poi fu autore del depistaggio dai colpevoli, infine fu responsabile dell’insabbiamento della verità che è durato cinquant’anni. Giudici che cercarono la verità , ultimo Salvini, trovarono un muro di gomma di bugie e spesso subirono personalmente le rappresaglie sul loro impegno. Oggi quello che subito abbiamo saputo il 12 dicembre è diventata la verità diffusa: le bombe le hanno messe i fascisti con la copertura dello stato. Ma questa verità non è quella ufficiale dello stato, che ancora non ha riconosciuto le sue infami colpe. Giuseppe Pinelli non ha ancora avuto la giustizia che ha ottenuto Stefano Cucchi.

Oggi il presidente Mattarella sarà a Milano per ricordare la strage.

Presidente non faccia discorsi ipocriti, non parli genericamente di odio e violenza, dica la verità su autori, complici, mandanti. E chieda scusa a nome dello stato. Perché, come affermammo allora contro il potere e la repressione e come è dovere ricordare oggi, LA STRAGE È DI STATO.

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