Dolore per la morte di Giulietto. Un grande combattente contro i veri nemici della pace


di Giorgio Cremaschi


C’eravamo visti qualche mese fa per parlare di politica internazionale e del nostro paese e anche per ricordare di noi. Sì perché ci conoscevamo dall’agosto 1968, quando lui era capo delegazione della Federazione Giovanile Comunista Italiana al festival mondiale della gioventù di Sofia. Una delegazione turbolenta che spesso contestava rumorosamente il protocollo delle autorità di quel paese e naturalmente io ero tra i contestatori e Giulietto cercava di salvare capra e cavoli.

Ogni volta che ci incontravamo ricordavamo quei momenti della nostra gioventù, a cui siamo rimasti sempre fedeli. Ecco perché, quando ci vedevamo o sentivamo, eravamo subito vicini.

Giulietto Chiesa è sempre stato un combattente contro l’imperialismo americano e la NATO, da lui giustamente giudicati i primi pericoli per la pace e per lo stesso futuro dell’umanità. Anche se non tutte le sue scelte politiche mi sembravano giuste, ho sempre condiviso il valore di questa sua collocazione di fondo. Giulietto era partigiano, Giulietto era un compagno, nel senso più vasto e bello di queste parole. Mai avrei pensato che l’ultima volta che ci siamo visti fosse l’ultima.

Addio Giulietto che ti sia lieve la quella terra che volevi liberare dalla guerra.

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