"Prendi i soldi e scappa all'estero". Il caso Embraco e l'"energia creativa" di Confindustria


di Giorgio Cremaschi


La guardia di finanza indaga sulla società Ventures, che avrebbe dovuto salvare l’EMBRACO di Torino e che invece avrebbe sottratto fondi per trasferirli all’estero. Mentre i 400 operai sono a casa.

Il padrone di Bluetec, che pavrebbe dovuto salvare i 600 operai della ex FIAT di Termini Imerese, è stato di nuovo arrestato, anch’egli con l’accusa di sottrazione di fondi aziendali e pubblici.

Il presidente della Confindustria Bonomi ha intimato al governo di sostenere l’energia creativa degli imprenditori e qui abbiamo un chiaro esempio dell’impulso irresistibile di questa energia: prendersi i soldi.

I casi EMBRACO E BLUETEC non solo squalificano la classe imprenditoriale italiana e ancora di più la sua rappresentanza confindustriale, che dovrebbe parlare solo per chiedere scusa al paese. Questi casi, che non sono isolati ma rappresentano la normalità della conclusione delle crisi aziendali, mettono anche sotto accusa governi e complicità sindacali. Che hanno affrontato tutte queste crisi con lo stesso modello distruttivo e truffaldino: accettare la chiusura delle fabbriche da parte della multinazionale di turno, promettere ai lavoratori una ricollocazione lavorativa, fare ponti d’oro al nuovo padrone salvatore reclutato chissà come. E tutte queste crisi si sono risolte allo stesso modo: i soldi spariti, le fabbriche chiuse, i lavoratori in mezzo alla strada.

Governi e CGILCISLUIL hanno continuato ad illudere i lavoratori che alla fine sarebbe stato possibile trovare un imprenditore capace, quando oramai sapevano di vendere fumo. Le chiamavano reindustrializzazioni ma erano devastazioni.

Noi nel marzo del 2018 avevamo subito denunciato l’accordo EMBRACO come una porcata elettorale, perché già allora si poteva capire benissimo come sarebbe finita. Ma per la loro subalternità ai padroni, classe politica e dirigenti sindacali complici hanno continuato ad esaltare la soluzione delle crisi affidata ai privati, quando era chiaro che il privato era fallito e fallimentare. Ed era altrettanto chiaro che solo colpendo le delocalizzazioni delle multinazionali, usando l’intervento pubblico per rilanciare la produzione, nazionalizzando, si sarebbero tutelato il lavoro.

Ancora oggi con ARCELOR MITTAL governo e CGILCISLUIL fanno finta di non vedere i disegni devastanti della multinazionale, e continuano a chiederle di rispettare impegni che non rispetterà mai, invece che cacciarla. Ancora oggi la WHIRLPOOL , stessa proprietà di EMBRACO, annuncia la chiusura autunnale dello stabilimento di Napoli ed il governo balbetta.

Insomma nessuno faccia il finto tonto, EMBRACO e BLUETEC sono emblemi di un modello politico e sociale fallimentare che ora viene riproposto con sfacciata arroganza da Bonomi: il saccheggio privato sostenuto dai soldi pubblici. E solo per la subalternità dei palazzi politici e sindacali il presidente della Confindustria non viene sommerso di pernacchie mentre esalta l’energia creativa degli imprenditori.

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