di Diego Angelo Bertozzi
Mentre non è ancora passata la sbornia elettorale all'ombra della Tour Eiffel, una minore attenzione ricevono le presidenziali sudcoreane terminate con l'elezione di Moon Jae-in. Eppure ci troviamo in un contesto geopolitico molto teso, quello che corre lungo il 38° parallelo e sul quale soffiano venti di guerra. Eppure qualche timido "rasserenamento" potrebbe esserci: il nuovo presidente sudcoreano non ha nascosto la volontà di riprendere il dialogo con la Corea del Nord (vedremo a quali condizioni) e di affrontare con Pechino e Washington la delicata questione del sistema antimissilistico Thaad che rischia di riportare un clima da "cortina di ferro" in Asia orientale. Di certo la nuova presidenza condivide con Zhongnanhai un approccio meno muscolare alla questione del nucleare nordcoreano e propenso a chiedere lo stop a provocazioni di stampo militare a tutte le potenze interessate.
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