Chomsky: "L'Ucraina nella Nato? Come se il Patto di Varsavia si fosse allargato a Canada e Messico".


In una bellissima intervista con Dan Falcone e Saul Isaacson, Noam Chomsky ripercorre il legame indissolubile tra il fondamentalismo islamico e gli Stati Uniti partendo chiaramente dall'Afghanistan. Il grande intellettuale americano sostiene come l'obiettivo della Cia ad Islamabad nel periodo della guerra contro la Russia non era la liberazione dell'Afghanistan, ma utilizzare e supportare la peggior dittatura in Pakistan, quella del generale Zia-ul-Haq, che stava sviluppando le armi nucleari. L'obiettivo era quello di uccidere più russi possibili e per farlo hanno scelto di “islamizzare” la società pakistana. Mentre i sauditi sono i fondamentalisti del mondo islamico e il principale alleato dell'occidente, gli Stati Uniti, prosegue Chomsky, hanno investito per la creazione di nuove scuole coraniche e nuove moschee. E' proprio così che sono nati i Talebani.
E quindi, prosegue Chomsky, non solo gli Stati Uniti hanno contribuito a creare i talebani, c'è molto di più da raccontare: dopo il ritiro dei russi, il governo Najibullah era moderato e ragionevole, ad esempio la vita per le donne era migliorato molto. Ma Najibullah, anche se molto popolare, non resistette al ritiro dei russi e al sostegno degli Usa ai mujahideen, estremisti e fondamentalisti — persone che gettavano l'acido contro le donne se non mettevano i giusti vestiti. Hanno devastato Kabul, l'hanno distrutta, la loro legge era talmente odiata e infame che quando i Talebani entrarano furono i benvenuti.
Sull'attualità del caos in tutta la regione, Chomsky si domanda: “Da dove deriva il caos attuale del Medio Oriente, dall''Iraq alla Libia?”. “Siamo noi che l'abbiamo fatto”, riferendosi agli Stati Uniti. Ma la sola domanda che si può fare ora è come stabilizzarlo? Allora naturalmente per gli Usa gli elementi destabilizzanti come l'Iran, uno stato canaglia nell'accezione, devono essere neutralizzate.
Sull'accordo sul nucleare si sono letti diversi commenti. Il New York Times ha dedicato un'intera pagina con un articolo di Peter Baker in cui si legge come non ci si possa fidare dell'Iran, in quanto destabilizza il Medio Oriente e poi fornisce una serie di ragioni per giustificare tale ipotesi, tra le quali la peggiore sarebbe quella di supportare le milizie che uccidono i soldati americani.
In altre parole quando invadiamo e distruggiamo un altro paese, prosegue il grande intellettuale americano, questo significa stabilizzare, e se qualcuno li difende questo è destabilizzare. E questo è quello che si vuole far emergere nella cultura popolare, ad esempio attraverso l'orribile film American Sniper. “Date un'occhiata a questo film. La memoria è peggiore del film, ma viene fuori che la prima uccisione, quella che è veramente orgogliosa, è una donna e un bambino che sono in possesso di un granata quando la loro città è stata attaccata da marines americani. E sono loro i selvaggi, i mostri, vanno odiati, devono essere uccisi. Ma anche nelle pagine del New York Times leggete che è un film bellissimo”.
Stephen Cohen ha scritto recentemente che gli Usa sono vicini ad una guerra contro la Russia come ai tempi della crisi missilistica cubana. Sulla crisi ucraina, il governo sorto dopo il colpo di stato e il nuovo Parlamento hanno votato per perseguire l'ingresso nella Nato. Come sostiene Cohen e molti altri, questa è un'opzione non tollerabile per qualunque leader russo. Più o meno, sottolinea Chomsky, è come se il Patto di Varsavia fosse stato allargato al Sud America e fosse oggi in trattativa con Messico e Canada. Quindi certo che la situazione è molto complessa.
Una volta che la Nato si era allargata alla Germania Est, Gorbachev era furioso. Era stato informato dall'amministrazione Bush che era solo una promessa verbale non era su carta. Poi Clinton ha ampliato la NATO ai confini della Russia ed ora si è andato oltre, con l'obiettivo dell'Ucraina che si trova proprio nel cuore storico delle preoccupazioni geostrategiche russe. Questo è molto grave.
Non solo non c'è copertura mediatica su tutto questo, ma quello che avviene è folle. "Voglio dire", conclude Chomsky, "tutto ciò che si scrive su Putin è folle. C'è addirittura un articolo in una delle riviste di psicologia americana su una presunta sindrome di Asperger o di altri danni cerebrali. Condivisibile o meno, la sua posizione politica è perfettamente comprensibile.

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