"Se non fosse NATO"

"Nel lungo periodo, l'organizzazione si potrebbe adattare a seconda della situazione. Si potrebbero affrontare sfide quali la guerra nucleare. Il contenimento al fine di essere forti è quello che fa la NATO. Perché crediamo che se rimaniamo forti possiamo contenere o prevenire la guerra".
Si poterebbero affrontare guerre nucleari. Si potrebbero affrontare guerre nucleari. Si potrebbero affrontare guerre nucleari. Lo ripetiamo tre volte se forse non è stato chiaro quello che ha dichiarato il Segretario della NATO, J. Stoltenberg, a Davos pochi giorni fa. La notizia avrebbe dovuto allarmare tutti i paesi membri. Lo avremmo dovuto leggere su tutte le prime pagine e ascoltato in tutte le trasmissioni che si autodefiniscono di approfondimento. Ma questo sarebbe accaduto in un paese con una stampa libera ed indipedente.
La domanda è: dobbiamo davvero affrontare “sfide come la guerra nucleare” in un futuro prossimo? Stoltenberg, nel suo macabro e tragico realismo, ha ragione ad usare questo termine. La nostra partecipazione in un'alleanza militare che vuole con la forza e prepotenza arrivare fino ai confini con la Russia, in quell'Ucraina del nuovo corso figlio del colpo di stato pilotato proprio per questo nel febbraio 2014; in un'alleanza aggressiva che ha tra i suoi membri un paese totalmente fuori controllo come la Turchia; e, infine, in un'alleanza strumento di dominio mondiale di quegli Stati Uniti che hanno scelto nella Siria la prossima vittima sacrificale sull'altare dei loro interessi, la risposta è si. E' vero che oggi siamo esposti a questo rischio apocalittico di cui parla il Segretario generale della NATO.
Proprio per questo, avendo perso decenni già, in un paese membro come l'Italia una riflessione seria che metta in discussione la nostra partecipazione non è più rimandabile. Poniamo sette quesiti fondamentali che potrebbero aiutare.
Primo. Come possiamo evitare di restare intrappolati in scenari bellici, fino alle conseguenze ultime apocalittiche di una guerra termonucleare con un partner strategico fondamentale come la Russia che stiamo accerchiando?
Secondo. Per quanto tempo vogliamo ancora calpestare la nostra Costituzione e trattati internazionali fondamentali come il TNP (in Italia nelle basi militari gestite da Nato e Usa sono presenti oltre 90 testate nucleari) per continuare ad asservire una politica estera di aggressione che ha nel Patto Atlantico il suo feticcio più grande?
Terzo. Esiste un modo che consenta all'Italia di sottrarsi a future guerre di invasione, come nel caso della Libia nel 2011, visto che i "nostri alleati" hanno scelto che in quel paese dovranno intervenire i nostri militari?
Quarto. Chi ci ripagherà dei danni devastanti fatti all'ambiente e alla salute di intere regioni, in particolare la Sardegna, stuprate e devastate per la presenza di basi e poligoni gestiti da Nato e Usa?
Quinto. Siamo disposti a pagare ancora 100 milioni di euro al giorno – questa è la cifra complessiva che l'Italia pagherà per adempiere ai vincoli imposti della NATO nei prossimi mesi in materia militare – con la nostra sanità, istruzione e il nostro Welfare che vengono smantellati ogni giorno?
Sesto. Siamo disposti ancora a servire gli obiettivi iperiali che gli Stati Uniti, il vero padrone della NATO, persegue giustificando il tutto con “esportazione di democrazia e diritti umani”? Ancora crediamo a questa favola, creata ad hoc con la manipolazione benevola dei media?
Settimo. Sapete che la messa in discussione della NATO e il suo superamento non richiede nessun procedimento giuridico particolare? Pensate l'art. 13 dello Statuto della NATO recita così: "Dopo 20 anni dall'entrata in vigore del Trattato ciascuna delle Parti potrà ritirare la propria adesione dopo un anno dal deposito del relativo avviso Stati Uniti d'America, il quale provvederà a notificare alle altre Parti il deposito di tale avviso".
Con queste domande come punto di riferimento, la Commissione affari esteri del M5S ha organizzato un Convegno alla Camera dei Deputati per venerdì 29 gennaio alle ore 16,00 con la presenza del Premio Nobel per la pace Mairead Corrigan, il reporter di guerra Andre Vltchek - autore con N. Chomsky di "Terrorismo occidentale" (Ponte alle Grazie) - e tutti i movimenti dal basso che negli anni in Italia hanno contrastato le basi e i poligoni gestiti da Nato e Usa.

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