Il "Cyber fango" e le "fake news" de la Stampa: intervenga immediatamente il direttore Molinari


"Il punto non è l'identità, ma l'architettura e chi paga la connessione web", scriveva il 19 novembre l'autore dello "scoop" de la Stampa dal titolo perentorio: "Ecco la cyber propaganda pro M5S.La procura indaga sull’account chiave", (16 novembre).

L'"inchiesta" giornalistica - uscita in parallelo con una denuncia del sottosegretario Lotti e poco prima di un'incredibile interrogazione parlamentare del PD - era sicura di aver svelato un complotto: l'account "chiave" di Beatrice di Maio sarebbe stato al centro di una complessa, ma mai ben precisata, rete, o "struttura", di vari algoritmi associati alla Casaleggio Associati con il compito di gettare fango e disinformazione.

Tre giorni dopo lo "scoop" si chiedeva poi l'Autore:

Oggi sappiamo che la connessione web la pagava la famiglia Brunetta. "Beatrice Di Maio" era infatti lo pseudonimo con cui Titti Giovannoni, moglie dell'ex ministro, esprimeva le sue idee politiche e "il suo impegno civile", su Twitter. Lo ha rilevato lei stessa oggi in un'intervista a Franco Bechis su Libero, interrompendo una settimana di silenzio.

L'autore dello scoop de la Stampa, del resto, non riusciva proprio a capacitarsi di come il suo "scoop" non generasse polveroni politici o aziendali.
"Valutate voi". Cosa significa tutto questo, si chiedeva l'autore? Significa semplicemente che siamo di fronte alla madre di tutte le "fake news" del mainstream.

"Perché rivolgere attenzione, anche giudiziaria, a quello che potrebbe essere un comune troll, o un militante anonimo? Perché Beatrice si muove dentro quella che è configurata come una struttura". La struttura legata ad un account di 14 mila follower si è sciolta come neve al sole, come era facilmente prevedibile. Ma più che un discorso di etica giornalistica, il livello della riflessione va spostato su quello della responsabilità diretta del direttore del quotidiano che ha scelto di pubblicare "cyber fango".

Subito dopo lo "scoop", l'autore ha fomentato l'ondata di caccia alle streghe (o di nuovo maccartismo come l'abbiamo definito noi) per censurare dal web quelle che vengono considerate le "fake news", o meglio le voci contrarie alla narrativa dominante.
Dopo le armi di distruzione di massa in Iraq, le armi chimiche in Siria, gli stupri delle truppe di Gheddafi (e potremo proseguire per ore, ma non servirebbe perché ormai sapete dare il giusto peso alle menzogne del circo mediatico), il mainstream dal 2001 ad oggi ha solo raccontato e propagato notizie false. Siamo sicuri che la crociata sulle "fake news" non sia un boomerang per le corporazioni mediatiche? Ah se solo esistesse un arbitro imparziale...

Chi ha cuore la libertà di stampa e di espressione dovrebbe comunque inorridire per il periodo che stiamo vivendo. Il nuovo maccartismo procede a un ritmo impressionante.

Nonostante il boicottaggio dei governi occidentali (ultimo quello inglese che è arrivato a congelarne i conti correnti), dilaga in tutto il mondo il successo di Russia Today: un network, per sua stessa ammissione, finanziato con 271 milioni di euro dal Cremlino (molto meno, comunque, dei 382 che il governo inglese da’ alla BBC, per non parlare del pozzo senza fondo della nostrana RAI). La risoluzione approvata ieri dal Parlamento europeo (di cui l'AntiDiplomatico vi ha dato ampio risalto) è di una gravità storica inaudita. Associare il lavoro di Russia Today, Sputnik e alcuni centri culturali russi a quella dell'Isis è la pagina forse più triste dell'Unione Europea. Per fortuna solo pochissimi euro-parlamentari italiani - Simona Bonafé, Silvia Costa e Pina Picierno (Partito Democratico), Giovanni La Via (Nuovo Centro Destra) e Salvatore Cicu (Forza Italia) - hanno votato a favore e hanno scelto di legare il loro nome ad una pagina tristissima, forse la più triste della già molto famigerata storia recente dell'Unione europea.

In questo contesto bisogna leggere il "cyber bullismo" del giornale della Fiat. In un paese civile, ci sarebbero già state pubbliche scuse da parte del direttore di questo giornale verso coloro che sono stati additati da la Stampa come una tenebrosa struttura capace, grazie al web, di chissà quali infami manipolazioni della verità; una specie di Quinta Colonna del Nemico (in questo caso Putin) dettata da una visione maccartista che sta diventando dominante. Scuse che, fino ad ora non ci sono state. Restiamo in fiduciosa attesa di un intervento di Maurizio Molinari in tal senso.

Nel frattempo, il "Cyber fango", che la Stampa ha ampiamente utilizzato anche contro di noi de l'AntiDiplomatico, basato su "fake news" si sta rivelando semplicemente per quello che è: l'ultima macchinazione del mainstream prima di morire, il suo canto del Cigno.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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