A rischio il Patto per il Messico?

di Alessandro Bianchi

L'alleanza politica tra tutti i partiti politici in Messico – il Patto per il Messico - è stata messa a dura prova dalle elezioni locali svoltesi il 7 luglio scorso. Riprendendo l'analisi offerta dall'Economist, da Shannon K. O'Neil sul Cfr e da Karla Zabludovsky sul New York Times si analizzeranno le condizioni attuali dell'alleanza e la possibilità di una sua continuazione a conclusione di una serie di riforme storiche nel paese, soprattutto in tema di educazione e lotta ad i monopoli tradizionali. Si sottolineerà poi come solo una riforma elettorale che possa porre fine ad i continui brogli ed appropriazioni indebiti di fondi pubblici potrà consolidare le conquiste democratiche degli ultimi anni.
Un'alleanza con un unico vincitore? Come sottolinea correttamente l'Economist, pochi partiti politici nella storia recente hanno saputo sfruttare a propria vantaggio le alleanze come il Partito rivoluzionario istituzionale messicano (PRI). Durante la crisi economica degli anni '80 e poi per tutti gli anni '90, il partito è infatti riuscito a persuadere il mondo degli affari e dei sindacati ad unirsi per un patto di solidarietà nazionale che li ha forzati a congelare prezzi e salari. A fine anni '80, il Pri ha poi strappato una serie di accordi con il partito conservatore di Azione nazionale (PAN), barattando una serie di governatorati locali in cambio di una serie di riforme strutturali. Ma una volta all'opposizione nel periodo 2000-12, il PRI ha impedito ogni apertura alla cooperazione ed impedito a Felipe Calderon di concludere le riforme intraprese. L'ostinazione dimostrata ha portato il Pri a vincere le elezioni del 2012 e da allora i partiti dell'opposizione sono tornati ad appoggiare il Pri in una nuova alleanza sancita con il nome di Patto per il Messico, che sta agevolando la spinta riformista dell'attuale esecutivo.
Le conquiste del Patto per il Messico. Il patto lanciato il giorno dopo l'insediamento di Peña, il primo dicembre, ha permesso l'attuazione di un pacchetto di riforme strutturali. Alcuni risultati sono stati sorprendenti: sia dal lato dell'educazione e delle limitazioni imposte all'influentissimo sindacato degli insegnanti; sia dal lato della lotta ai monopoli di telecomunicazioni ed emissioni televisive. Ma l'alleanza è ora in pericolo a causa delle elezioni locali tenutesi il 7 luglio scorso con il Pan ed il partito di sinistra della rivoluzione democratica (PRD) che hanno minacciato di rompere il patto per le frodi e le appropriazioni indebite del Pri. Nonostante la vittoria in alleanza con il Prd in città importanti come Baja California, il portavoce del Pan, Juan Molinar, ha dichiarato che il comportamento del Pri, che si è affermato al primo turno in metà delle 931 città alle urne, mina la possibilità di prosecuzione del patto.
La necessità di una riforma elettorale. Donazioni e spese fuori da quelli ufficiali non sono certo nuovi in Messico: da decenni il Pri ha segretamente ottenuto fondi da PEMEX ed altre aziende statali per finanziare i loro candidati. Inoltre gruppi come Amigos de Fox — che ha appoggiato il candidato di Pan nelle elezioni del 2000, Vicente Fox —ha spesso aggirato i regolamenti.
Le ultime accuse di Pan e Prd – in particolare il Sorianagate, con gli elettori che hanno avuto carte prepagate per i negozi Soriana in cambio del voto al Pri e l'appropriazione indebita di fondi pubblici dai programmi nazionali di Welfare come Oportunidades per scopi politici — sono semplicemente la continuazione di una pratica tristemente diffusa nel paese.
Le leggi elettorali attuali, in vigore dal 2007 dopo le elezioni presidenziali del 2006, hanno regolamentato in modo dettagliato il finanziamento pubblico possibile ad i partiti – una ripartizione che prevede un 70% di una somma calcolata in base agli elettori registrati ed il salario minimo allocata secondo i voti ricevuti nelle elezioni precedenti ed un 30% in modo equo tra tutti i partiti – e le donazioni, ora limitare al 10% dei fondi spesi nelle precedenti elezioni presidenziali. Come sottolinea un report di CEEY, tuttavia, il problema di oggi per il Messico non è sono le regole quanto la loro applicazione pratica con l'Auditing Unit of the Federal Electoral Institute (IFE), incaricata di vigilare sul processo elettorale, che non dispone di tutti i poteri necessari. In questo contesto, conclude il rapporto, i contributi illegali durante le campagne sono quattro volte superiori a quelli legali.
Una riforma elettorale non è facile da ottenere, ma, sottolinea O'Neal, dovrebbe essere legata alle negoziazioni più generali a livello economico, per consolidare le conquiste democratiche del paese.
Il futuro del Patto per il Messico. Nonostante le accuse di frode e le minacce di uscire dall'alleanza,
l'opposizione non appare pronta a rinegoziare il patto.
Sia per gli obiettivi raggiunti. Il Pan ha recentemente ricordato, quasi a giustificare l'alleanza al suo elettorato, come il suo accordo con il Pri negli anni '90 ha creato quel supporto pubblico necessario al partito per vincere le elezioni presidenziali del 2000 e spera di ottenere qualcosa di simile anche questa volta. Il Prd ha invece sostenuto come alcuni obiettivi raggiunti dal patto – in particolare la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni – erano ai primi posti della sua agenda di governo da anni. Inoltre entrambi i partiti hanno potuto notare con sollievo che l'alleanza non ha portato grossi benefici alla popolarità del presidente: l'indice di approvazione di Pena, al 57% nell'ultima rilevazione, non è migliorato in modo significativo dalla sua elezione dello scorso anno.
Sia per una manifesta debolezza interna. Il Pan è stato rimosso dalla presidenza, classificandosi al terzo posto nelle ultime elezioni ed il suo leader, Gustavo Madero, è in una lotta continua all'interno del suo partito per la sua sopravvivenza politica. La linea diretta con il presidente ottenuta grazie al patto, fornisce a Madero un'influenza che non avrebbe mai potuto ottenere in altro modo. Dal canto suo, il PRD ha subito il distacco del suo candidato presidenziale, Andrés Manuel López Obrador. In questa fase, l'alleanza aiuta il partito a dipingersi come moderato ed alternativa di centro sinistra al populismo dimostrato da López Obrador. La liberalizzazione dell'industria petrolifera nazionale, le cui discussioni inizieranno a fine anno, sarà secondo molti esperti il test decisivo che fornirà le risposte su una possibile tenuta.
Secondo lo storico Enrique Krauze quando il Pri ha perso la sua lunga presa sul potere nel 2000, la nuova leadership del Pan avrebbe dovuto forgiare “un governo di unità nazionale” con la sinistra a smantellare i monopoli e la burocrazia dell'era del Pri. Non è accaduto e sono seguiti diversi anni di paralisi politica. Potrebbe essere che l'alleanza rappresenta la realizzazione di tutto ciò 13 anni dopo, con la violenza dei cartelli della droga che ha portato i politici a trovare una ragione importante per compattarsi. “Per la prima volta nella storia del paese i partiti stanno imparando a lavorare insieme in un contesto democratico”, conclude Krauze.

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