"Non è giusto... non mi suiciderò". Le lacrime di Angela Merkel per l'Italia

Riprendendo il lungo articolo di Peter Spiegel oggi sul Financial Times, in cui, sul suo Brussels blog, dimostra come durante il summit G-20 di Cannes del 3-4 novembre del 2011 la zona euro è stata a un passo dal collasso, Zero Hedge si sofferma soprattutto su un punto riportato dall'autore: le lacrime di Angela Merkel. "Nella meraviglia di tutti i presenti nella stanza, Angela Merkel ha iniziato a piangere. Das ist nicht fair. Questo non è giusto", ha affermato la Cancelliera tedesca secondo la ricostruzione di Peter Spiegel. “Ich bringe mich nicht selbst um. Non sto per suicidarmi".


Per coloro che hanno assistito all'esplosione emotiva di Angela Merkel nella piccola stanza da conferenza nel resort francese di Cannes, prosegue Spiegel, "è stato uno shock vedere il più potente e freddo leader europeo scoppiare in lacrime". Ma la scena è stata anche più impressionante, hanno sottolineato i presenti, per i due oggetti della sua collera: l'uomo seduto vicino a lei, il presidente francese Nicolas Sarkozy e l'altro dall'altra parte del tavolo, il presidente Obama.
Quando, prosegue Spiegel nella sua ricostruzione, il presidente americano ha chiesto se Angela Merkel potesse adoperarsi con la Bundersbank entro lunedì, Sarkozy ha suggerito ai ministri delle finanze di incontrarsi per definire i dettagli prima della fine del summit previsto per il giorno dopo. "Era come se i due non avessero ascoltato Angela Merkel e lei ribadì: Non sto per prendere un tale rischio senza prendere niente dall'Italia. Non sto per suicidarmi". Il sacrificio chiesto in modo particolare da Obama alla Germania è quello di contribuire con i suoi SDR (Special Drawing Rights) per erogare maggiori finanziamenti all'Eurozona e dunque in modo particolare per salvare l'Italia, sull'orlo del collasso e prossima a essere tagliata fuori dai mercati finanziari globali. A Cannes, Stati Uniti e Francia vogliono creare tramite gli SDR nuove riserve, e la proposta è quella di portare l'Eurozona a devolvere 140 miliardi di euro in SDR a favore di un fondo di bailout. L'ostacolo è che i diritti speciali di prelievo non sono infatti controllati dai governi nazionali, ma dalle banche centrali. E Weidmann, numero uno della Bundesbank, si oppone in modo fermo. "Non posso decidere al posto della Bundesbank. Non posso farlo". A quel punto, stando a quanto ricorda un funzionario europeo presente nella stanza, Obama "capisce di essere andato troppo in là" e, alla fine del meeting, conforta Merkel mettendole un braccio attorno alle spalle.


Sarkozy prosegue Spiegel ha cercato di gestire l'impasse. Gli Usa volevano che la Germania contribuisse. Berlino era disposto a un impegno parziale ma solo se l'Italia si fosse arresa ad un programma del Fondo Monetario Internazionale. Il ministro delle finanze Giulio Tremonti chiarì come Roma avrebbe accettato il Fondo Monetario Internazionale solo per il monitoraggio e non per il programma. L'impasse era totale e i leader si incontrarono ancora la mattina successiva ma il momento era sfumato. Il piano SDR (Special Drawing Rights) non avrebbe mai visto la luce. L'Italia avrebbe avuto un piano di monitoraggio e non di finanziamento. E, a completare il fallimento del vertice, Berlusconi riconobbe pubblicamente quello che si era cercato di mantenere segreto, vale a dire che il Fondo Monetario Internazionale gli aveva offerto un programma di salvataggio.
Il fallimento di Cannes fornì nuova benzina sul fuoco della crisi della zona euro: quando i mercati riaprirono, i costi dell'indebitamento per l'Italia si impennarono e entro poche settimane toccarono il 7.5%, quello greco al 33%, un livello senza precedenti per un paese sviluppato. Con nessun firewall o "grande bazooka" a disposizione, non era chiaro come salvare l'euro. Un funzionario del ministero delle Finanze francese ricorda: "Nessuno poteva permettersi di aiutare l'Italia, ci trovavamo probabilmente alla fine dell'Eurozona".
Quello che è accaduto dopo, ricorda Zero Hedge, è di facile memoria: l'ex dirigente di Goldman Sachs e ora presidente della Bce, Mario Draghi, fece salire i bond italiani fino ad un livello tale da costringere Berlusconi a lasciare il suo incarico. Anche il premier greco Papandreou scelse le dimissioni dopo aver annunciato di voler indire un referendum sulla permanenza sull'euro e la cosa che impedì il collasso della zona euro è stato solo l'ultimo bailout globale finanziato dagli Stati Uniti il 30 noembre del 2011. E poi una bugia dopo l'altra. In particolare il bluff del "Whatever it takes" di Draghi per impedire il colalsso dell'euro, sapendo molto bene che la Bce non potesse monetizzare i bond dei paesi membri come fa la Fed.
Cosa è accaduto in Europa dopo il fallimentare G20 di Cnnes e le lacrime di Merkel?, si chiede Zero Hedge. Assolutamente nulla è cambiato: la tragica e infame austerità non ha ridotto i debiti pubblici, anzi; e i prestiti alle imprese private rimangono ai minimi storici e a un trend deflattivo, -2.2%.


E la ragione è semplice: dato che i governi europei non hanno a disposizione la "cortesia" di una propria banca centrale in grado di monetizzare i debiti, ai paesi membri è rimasta solo l'opzione l'opzione delle dolorose riforme.

Cosa ha fatto allora l'Europa? Ha modificato le modalità di calcolo del Pil in modo tale da rendere Spagna e Italia due nazioni in crecita. Ma almeno Angela Mekel non deve piangere più, conclude Zero Hedge, dato che il ritorno del Deutsche Mark è stato ritardato di diversi anni, alle spese di tutti i lavoratori dei paesi periferici – i fortunati che non hanno perso la loro occupazione – che hanno visto i loro salari crollare per cortesia verso Berlino e permettergli di mantenere oliata la sua macchina da esportazione con una moneta deprezzata. Nulla in Europa è stato aggiustato. E' da capire per quanto tempo i paesi membri opteranno per la disintegrazione dell'unione più artificiale della storia e se Angela Merkel dovrà piangere un'altra, ultima, volta.

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